Yes, God, Yes, la regista attacca la Chiesa: 'Progredita, ma continua a reprimere'

Yes, God, Yes, la regista attacca la Chiesa: 'Progredita, ma continua a reprimere'
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Quando giri un film come Yes, God, Yes il messaggio che vuoi mandare è piuttosto chiaro: nel 2020 è ormai ora di dire addio a certi pregiudizi sul sesso e sulla masturbazione, con un'occhio particolare al mondo femminile troppo spesso bistrattato da questo punto di vista.

La Chiesa gioca inevitabilmente un ruolo fondamentale in questioni di questo tipo e, in particolare, nel film stesso: in Yes, God, Yes la protagonista interpretata da Natalia Dyer vive infatti con non poca apprensione la scoperta della sua sessualità in contrapposizione alle regole imposte dal suo modo di vivere l'essere credente.

Su ciò si è espressa nel corso di un'intervista la regista Karen Maine: "Penso siano stati fatti dei passi avanti nel Cattolicesimo. Penso ovviamente che questo papa sia di mentalità più aperta rispetto ai suoi predecessori. Ma anche lui agisce comunque all'interno di quest'istituzione repressiva. Ad esempio, qualche anno fa disse: 'Chi sono io per giudicare i gay?' Ma alle persone omosessuali viene comunque ancora detto che andranno all'inferno, non gli è permesso sposarsi, subiscono tutte queste orribili restrizioni che è la Chiesa ad imporre. Quindi quanto siamo davvero progrediti?" ha spiegato la regista.

Maine ha poi proseguito: "Penso che ci stiamo muovendo nella direzione di un graduale rilassamento di queste cose ridicole che la Chiesa impone ai fedeli, ad esempio il fatto che i preti non possano fare sesso e neanche masturbarsi, il che porta poi a delle conseguenze orribili. Quindi spero ci stiamo muovendo in questa direzione. Solo che lo stiamo facendo molto, molto lentamente". Qui, intanto, trovate il trailer di Yes, God, Yes.