Tornatore confessa: «Grazie ad Amarcord ho deciso di fare cinema»

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Nel 1976 Federico Fellini vince l'Oscar come miglior film con Amarcord, una parola bizzarra che è entrata nel vocabolario di tutti i giorni, una parola dialettale che però riesce a creare la sintesi di un sentimento di malinconia. In questi giorni è stato festeggiato il restauro del film a Roma, con la presenza di grandi registi.

Tra questi, oltre a Paolo Virzì e Pupi Avati, anche Giuseppe Tornatore, che l'emozione di un Oscar l'ha vissuta, proprio come Fellini, e proprio grazie al regista di Amarcord racconta di aver iniziato la sua carriera al cinema: «Facevo il proiezionista - racconta e riporta La Repubblica - vidi tutti gli spettacoli. La cosa più forte fu l’emozione, avevo 17 anni. Dopo aver visto Amarcord ho pensato a quello che avrei voluto fare davvero, il cinema. Ti dava un’energia, non solo per la Gradisca che va via e lascia la provincia, ti faceva sentire il desiderio di tirare fuori il meglio di te. È naturale che certe parole, certe battute, entrino nel gergo e restino nella memoria, senza lasciarti mai».

Pupi Avati invece racconta: «Lo aspettai alle 8 mezza di mattina a via del Babuino, all’epoca ero magro, avevo le basette lunghe, portavo un cappotto di finta pelle nera da nazista, pensando che fossi un pazzo Fellini s’infilò nell’auto. La mattina dopo ero ancora lì, riuscii a fermarlo: sono Pupi Avati, le ho scritto centinaia di lettere. “Pupone!”, mi abbracciò, sollevato. Fellini girò il film quando aveva 53 anni, sentiva lo struggimento, la nostalgia del presente».