Tony Leung: 5 film da recuperare assolutamente se l'avete amato in Shang-Chi

Tony Leung: 5 film da recuperare assolutamente se l'avete amato in Shang-Chi
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Tony Leung è sicuramente uno dei tanti punti di forza di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli, nuovo cinecomic dei Marvel Studios arrivato questa settimana nei cinema italiani: se questa è la prima volta che incontrate il leggendario attore hongkonghese, abbiamo qualche film da consigliarvi.

In questo articolo vi proponiamo tre film con Tony Leung da recuperare se avete amato il suo malinconico villain Wanwu in Shang-chi e la leggenda dei dieci anelli:

  • Hong Kong Express di Wong Kar-wai: opera che fin dal suo esordio nel 1994 si tirò dietro dei già di per sé esaustivi paragoni col godardiano Fino all'ultimo respiro, il dramma sentimentale Hong Kong Express (anche noto col titolo di Chungking Express) è la storia - senza sceneggiatura, tutta improvvisazione e suggestioni come del resto suggestivo e apparentemente improvvisato è il cinema wonghiano tout court - di incontri casuali e amori non corrisposti (o non intuiti), di danze e di corteggiamenti che ritornano, di quelle lontananze di prossimità possibili solo nei frenetici coacervi delle metropolitane fatte di andirivieni e annullamento dell'io (i protagonisti sono numeri, privi di nomi) nella marea della moltitudine (da qui il significato del titolo originale, traducibile dal cinese come 'La giungla di Chungking'). Un film-flusso che nelle mani di celluloide di Wong Kar-Wai diventa sostanza malleabile come il tempo, quel tempo che il (suo) maestro Hou Hsiao-hsien ha scolpito nella rigidità di uno sguardo implacabile e che invece Wong, col suo fare impressionista e traslucido, scorpora attraverso le molteplici possibilità del mezzo filmico dando forma ad un'immagine mai paga e ipercinetica, spesso sdoppiata, sempre cinefila (e molto noir, a partire dalla femme fatale con tanto di parrucca bionda che sembra uscita dalla locandina di un film, o da un sogno) e costantemente pulsante.
  • Città dolente di Hou Hsiao-hsien: ambientato durante il cosiddetto "Terrore bianco" che seguì l'incidente del 1947 a Taiwan, quando migliaia di taiwanesi furono arrestati dal governo del Kuomintang, Città dolente è uno dei (numerosi) capolavori di Hou Hsiao-hsien, tra i migliori registi al mondo, nonché il primo film taiwanese a vincere il Leone d'oro alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (nel 1989): e infatti la sua particolarità sta tutta nella messa in scena dell'autore taiwanese, che lascia la Storia fuori campo per concentrarsi sui gesti, i volti e le relazioni dei personaggi, che nell'assumere un'importanza maggiore rispetto allo svolgersi degli eventi sottolineano la gravità delle situazioni quando queste interferiscono con i rapporti personali. Questo dualismo tra realtà e Storia, questa sorta di incomunicabilità tra individuo e tempo, viene anche risaltata da numerose opposizioni e contrapposizioni tra gli stessi personaggi e gli ambienti che attraversano, che Hou riprende con una forte alternanza tra emotività e distacco, partecipazione e freddezza, influenzando la percezione dello scorrere nel tempo tanto nelle vite dei personaggi quanto nello sguardo degli spettatori.
  • Hard Boiled di John Woo: uno dei padri fondatori dell'action moderno made in Hong Kong, nel quali le forme del musical contaminano quelle del thriller per creare un balletto di pallottole: tutta la stravaganza cinematografica che caratterizza i prodigi sovrumani del wuxiapian viene riletta attraverso un'iperstilizzazione coreografica che rende lo show delle sparatorie inedito e innovativo. Fa ovviamente parte di un filone molto più esteso, che non si ferma neppure al solo Woo (si pensi ai lavori di Johnnie To o di Ringo Lam) ma di quel filone è ancora oggi uno dei iù fieri portabandiera.
  • In the mood for love di Wong Kar-wai: il capolavoro anti-romantico con Tony Leung e Maggie Cheung è ancora oggi distinguibile per l'importanza fondamentale che la camera di Wong Kar-wai conferisce agli oggetti: i libri da riconsegnare e lasciati su una mensola, il cibo da condividere, le pantofole dimenticate, le borsette e le cravatte, gli specchi, ovviamente le fedi, sottili ma invalicabili ... insieme restituiscono tutta la fragilità di un quotidiano effimero che scompare nell'inquadratura successiva. E poi le sigarette, al cinema solitamente associate alla frenesia ma qui quasi sempre osservate nel loro cupio dissolvi. E questo costruire sui dettagli, questo aggiungere continuo ed incessante che è una delle cifre stilistiche dell'autore, sperimentatore di sguardi e forme, controbilancia genialmente tutta l'assenza narrativa che caratterizza invece la storia d'amore dei due protagonisti, ritrovatisi a vivere uno di fianco all'altra liberi dai loro rispettivi coniugi ma ugualmente intrappolati, catturati da un desiderio impronunciabile destinato a rimanere insoddisfatto. Agitato da un erotismo sottinteso fatto di repressione, enigmatico - se non equivoco - per come danza intorno agli assunti dello spettatore (a ben vedere, il rapporto tra Chow e Su sembrerebbe aver avuto origine ben prima dell'inizio del film) diventando quasi un trucco di magia, un'apoteosi del detto e del non detto, del sussurrato, focalizzandosi - tramite spericolate e suggestive ellissi - solo sul fondamentale di una relazione che non diverrà mai davvero tale e innescando un cortocircuito incredibile che sembra non andare mai al punto fino a che non avrà più il tempo per farlo.

In aggiunta, vi proponiamo anche un quinto film rimandandovi all'Everycult su Infernal Affairs, poliziesco interpretato da Tony Leung e Andy Lau e fonte d'ispirazione per il più famoso The Departed di Martin Scorsese.