Superman, spuntano l'account su Twitter e post sull'immigrazione

Superman, spuntano l'account su Twitter e post sull'immigrazione
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Straniero in una terra straniera, costretto a nascondere la sua identità e chiamato a proteggere una terra lontana da casa: Superman non è così lontano dalla metafora del migrante che è spesso al centro della cronaca internazionale. Per l’occasione, l’eroe della DC Comics ha intrapreso una nuova missione sociale con il suo nuovo account Twitter.

È davvero strano parlare di Superman fuori dal suo naturale contesto narrativo: di recente l’Uomo d’Acciaio è stato accolto tra le fila dell’Arrowverse senza dimenticare la sua dolce metà, ma in questo caso sono le azioni nel mondo reale a fare la differenza.

Da poche ore infatti è stato attivato l’account Twitter dedicato al supereroe per eccellenza con alcuni post che affrontano il tema delicato dell’immigrazione statunitense.

La Storia degli Stati Uniti è legata a doppio filo al tema della civiltà interculturale: la Storia insegna che quando le diversità diventano ostacoli e non opportunità si scatenano conflitti sociali e scontri di idee, e a modo suo il mondo dei fumetti può contribuire a sostenere questa causa.

Nonostante siano passati quasi sessant’anni, una vignetta datata 1960 riporta alla memoria una pubblicità sociale ancora oggi all’avanguardia: si tratta di un Public Service Announcement, l’equivalente italiano della Pubblicità Progresso, realizzato proprio con fini di integrazione sociale.

Le parole di Superman colpiscono ancora oggi: “Ricordate, ragazze e ragazzi, la vostra scuola, come il vostro Paese, è fato di americani di molte etnie, religioni e origini”.

Certo, nel fumetto originale si parla testualmente di races, ma il termine inglese deve assumere connotati più ampi di un concetto discriminatorio e ampiamente sconfessato come quello delle razze.

A questa immagine si affianca anche un video che racconta la storia di Jim e del suo amico: entrambi decidono di lasciare da solo un bambino di nome Sandor perché è un rifugiato, uno di quelli “che non sa parlare Inglese, non sa giocare con la palla e cose di questo tipo”. Superman decide allora di rivelarsi per mostrare ai due bambini l’altra faccia della realtà, quella spesso offuscata dai pregiudizi.

Si presenta così l’occasione perfetta per parlare dei motivi che spingono gli immigrati a spostarsi in America: conflitti politici, guerre o disastri naturali conducono spesso migliaia di esseri umani a sopravvivere in campi profughi, e per questo motivo Superman cerca di convincere le associazioni umanitarie a trovare nuove case per bambini come Sandor.

Dopo più di mezzo secolo le cose non sembrano essere cambiate, così il Cinema prova a dire la sua mettendosi in prima linea per testimoniare l’odissea senza fine dell’immigrazione sociale: lo ha dimostrato da poco anche Richard Gere con il caso Open Arms.

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