Room, Lenny Abrahamson racconta la genesi del suo film

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Lenny Abrahamson in una recente intervista al Guardian ha parlato della sua esperienza da regista per Room, l'adattamento cinematografico del romanzo di Emma Donoghue del 2010 che racconta la storia di una donna e il suo giovane figlio prigionieri in una stanza.

«Volevo che fosse una storia che arrivasse dritta al cuore. Nel romanzo Emma usa questa situazione per parlare di tantissime cose: è un modo diverso per parlare dell'infanzia e anche del rapporto con i propri genitori. Room ha fatto del suo meglio per fare tutto ciò, concentrandosi sul rapporto tra genitore e figlio. Ho letto la storia e ho mandato una lettera di cinque pagine all'autrice: in America il doppio spazio è considerato uno standard, quindi diciamo che magari erano dieci pagine. Quando l'ho scritta ero abbastanza sicuro che non avrei avuto la possibilità di fare il film, ma ho scritto tutto ciò che poteva portarmi a farlo. Mi sono detto "beh, proviamoci" e ho inserito tutte le mie conoscenze filosofiche nella lettera, anche il mito della caverna di Platone».

«Adesso ho un paio di progetti cui sono interessato e che vorrei iniziare a produrre quest'anno. Uno di questi è l'adattamento cinematografico di un altro romanzo, The Little Stranger di Sarah Waters, una storia ambientata negli anni '40. Un altro è su Emile Griffith, una boxer di colore vissuta alla fine degli anni '50 divenuta campionessa della sua categoria, ma che viveva una doppia vita tra il ring e il mondo gay intorno a Times Square.