Roma: il film di Alfonso Cuaron in origine era stato girato a colori

Roma: il film di Alfonso Cuaron in origine era stato girato a colori
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Roma, il nuovo film di Alfonso Cuarón vincitore del Leone d'Oro a Venezia 2018, è stato un incredibile successo cinematografico, con l'innovativo formato monocromatico in 65 mm che ha creato una nuova estetica visiva.

Cuaron è diventato fin da subito un pluri-contendente per gli Oscar 2019, incluso quello per la fotografia, dal momento che nel corso delle riprese ha ricoperto anche il ruolo del dop.

Senza la disponibilità del fedelissimo direttore della fotografia, il tre volte vincitore dell'Oscar e soprattutto amico Emmanuel 'Chivo' Lubezki, il regista de I Figli degli Uomini ha trasformato la lavorazione del suo nuovo film in una vera e propria opera intimista, basata sulla propria infanzia e da lui curata sotto ogni aspetto. L'assenza di Lubezki paradossalmente si è rivelata una benedizione, dato che ha letteralmente lasciato il regista solo con il proprio passato e i propri ricordi. Ricordi che Cuaron ha affrontato con audacia e senso della sperimentazione, girando a colori con l'Alexa 65 per poi riconvertire tutto in bianco e nero.

Il risultato è un capolavoro cinematografico nel quale il regista ricrea meticolosamente le proprie esperienze passate attraverso il flusso di ricordi della sua famiglia, della sua casa e del suo quartiere durante i turbolenti anni '70 in un quartiere di Città del Messico chiamato, appunto, Roma.

"C'è una tendenza a usare il digitale per creare un aspetto filmico, e in passato ho usato anche io questa tecnica, ma su questo film non volevo semplicemente emularlo, volevo letteralmente abbracciarlo", ha detto Cuarón. "La sorprendente gamma dinamica e la risoluzione, la qualità nitida e priva di grana, volevo che tutto fosse limpido", ha aggiunto. "Per essere in grado stratificare l'immagine e avere questi meravigliosi sfondi con angoli ampissimi, in modo tale da ricreare il più dettagliatamente possibile l'immagine che vedremo l'occhio umano dal vivo."

Cuarón ha collaborato con Technicolor alla finitura in bianco e nero, un processo esteticamente complesso realizzato utilizzando Autodesk Lustre e Flame. Insieme, hanno isolato le aree della cornice e hanno manipolato i colori e i valori tonali per ottenere il preciso aspetto monocromatico che il regista desiderava. "Voleva letteralmente abbattere l'immagine in bianco e nero e avere un controllo incredibile su ogni più piccolo dettaglio", ha detto Steve Scott, supervising finishing artist di Technicolor. "Imposta uno stato d'animo e un ambiente che evoca la memoria sfruttando appieno la tecnologia moderna. È una bella combinazione di chiarezza e ricordo. Quando abbiamo analizzato i muri adiacenti in casa, voleva vedere la luminosità in alcune aree ma non nella parte posteriore. Voleva superarlo e vedere la faccia di Cleo [la governante protagonista interpretata da Yalitza Aparicio], ma solo quando lei avanza e cammina sotto l'ombra, dandole un aspetto unico."

Il colore era vietato sul set per mettere il cast e la troupe nella giusta mentalità del 'bianco e nero'. E la direzione artistica ha scelto i colori dei vestiti e dei set in modo tale che non cozzassero contro il mondo monocromatico che Cuaron stava creando. "Come il pavimento piastrellato al piano di sotto della casa," ha detto Cuaron. "Il pavimento originale era giallo, ma pensavo che fosse troppo brillante, quindi hanno dovuto creare piastrelle verdi." Cuaron voleva filtrare molta luce naturale attraverso le finestre, ma ha dovuto cambiare rotta quando i risultati erano insoddisfacenti. "Tutto è girato con angoli molto ampi, ma allo stesso tempo fotografato a 65 mm in cui si hanno obiettivi sempre più veloci", ha affermato. "Avevamo bisogno di un sacco di rimbalzi e filtri per creare la morbidezza e raggiungere l'obiettivo che ci eravamo prefissati."

Riguardo all'illuminazione, Cuaron ha aggiunto: "Ma la fotocamera ha una sola esposizione e inizia a sembrare davvero pessima quando la fai muovere, quando la fai salire e scendere. Quindi a volte dovevamo integrare la luce e l'unico modo per farlo era all'interno dell'inquadratura. Abbiamo ripulito tutto molto più avanti nel processo grazie agli effetti visivi della MPC. E avevamo anche pareti rimovibili per una maggiore flessibilità."

Riflettendo su Roma, il regista ha ammesso di aver corrotto il ricordo della sua casa. Il set che hanno costruito, una casa all'interno di una casa, era architettonicamente simile ma allo stesso tempo inversa rispetto alla sua casa reale. "Siamo un prodotto dei legami affettivi che ci circondano, ma allo stesso tempo siamo un prodotto del tempo in cui fluttuiamo", ha affermato. "Ma con il tempo arriva un senso di spazio e prospettiva e questo film è stato il tentativo di registrare la purezza di un ricordo."

Roma arriverà su Netflix dal prossimo 16 dicembre.