Rogue One: A Star Wars Story, 9 idee scartate dal film (Parte 3)

Benvenuti alla terza ed ultima parte del nostro excursus dedicato alle tante idee e concept art di Rogue One: A Star Wars Story che non sono riusciti a raggiungere il grande schermo per un motivo o l’altro. Queste e molte altre sono abbondantemente narrate nel libro The Art of Rogue One: A Star Wars Story di Josh Kushins.

1. Il pianeta tropicale imperiale di Scarif, che vediamo nell’ultimo atto del film, era stato inizialmente concepito per mostrare come l'Impero ne avesse deturpato il paesaggio, con buche e crateri profondi su tutta la superficie del pianeta e la presenza di una griglia di viadotti scolpita sul terreno che ricordava da lontano un circuito stampato.
2. Non si tratta però dell'unica modifica apportata alla presenza dell'Impero nel film. Inizialmente doveva esserci anche un pianeta montagnoso il cui unico scopo era quello di ospitare il disco della Morte Nera dal quale si origina il suo raggio laser mortale, e che nel film vediamo venire applicato nella prima scena con il Gran Moff Tarkin. Gli artisti della Lucasfilm hanno anche immaginato che l'anello che genera la schermatura di Scarif sarebbe stato utilizzato per far attraccare gli Star Destroyer. Nel libro si può vedere anche una gigantesca nave-antenna, il cui scopo non viene però chiarito, nonostante sembri veramente affascinante.
3. Interpretato poi da Donnie Yen, Chirrut Imwe è per molti il personaggio più riuscito di Rogue One, e mentre nel film la sua arma preferita è un bastone di legno primitivo (e sì, di tanto in tanto un’enorme balestra laser), ad un certo punto Chirrut era stato concepito per portare un’enorme pistola, piuttosto che enfatizzare l’aspetto simil-samurai come poi è stato deciso di fare. In compenso è il suo amico e spalla Baze Malbus a portare il fucile blaster! Speriamo di poterlo rivedere in altri film, come lo spin-off di Han Solo, in modo da saperne di più su questo Guardiano dei Whill e sulla loro filosofia guerriera.