Pelé: il re del calcio, l'asso brasiliano non intervenne durante la dittatura: i motivi

Pelé: il re del calcio, l'asso brasiliano non intervenne durante la dittatura: i motivi
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Pelè è considerato uno dei più grandi atleti di sempre e una delle persone più iconiche del ventesimo secolo. Tuttavia nel documentario Netflix, Pelé: il re del calcio, si sostiene come O Rei avrebbe potuto fare qualcosa in più, grazie al suo potere e la sua influenza, durante i decenni in cui il Paese era sotto controllo del governo militare.

Dopo aver debuttato professionalmente nel Santos all'età di 16 anni, le doti calcistiche prodigiose di Pelé che gli hanno permesso di segnare una quantità di reti assolutamente folle, arrivando all'invidiabile cifra di 1279 reti tra i professionisti, nonché la sua precisione, la sua resistenza e il suo stile di gioco intuitivo e aggraziato, ha elevato lui e il Brasile ai vertici delle classifiche del calcio mondiale. Divenne così popolare che nel 1961 il governo brasiliano lo dichiarò un 'tesoro nazionale ufficiale' per poter evitare che emigrasse per giocare in un altro continente.

Pelé ha esercitato un'enorme influenza sui suoi compagni brasiliani e sui tifosi di calcio a livello globale, ma come si racconta nel film di David Tryhorn, ha in gran parte evitato di usare quell'influenza per intervenire nella situazione politica sempre più precaria e pericolosa del Paese.
Cominciò tutto nel 1964, quando il governo democraticamente eletto fu rovesciato da un colpo di Stato militare che mise in moto 21 anni di brutale dittatura attraverso una serie di presidenti non eletti ma nominati dai militari. Sotto la dittatura i diritti civili furono severamente ridotti e i dissidenti furono sottoposto ad una feroce oppressione con centinaia di assassinati e migliaia di torturati. Inoltre, i popoli indigeni sono stati soggetti a politiche da genocidio. Il periodo più brutale fu quello della presidenza di Emilio Garrastazu Medici, che prese il potere nel 1969 e oltre a diffondere atrocità contro gli oppositori attaccò anche i giornalisti e persino il personale diplomatico straniero. Pelé certamente non approvava l'operato di Medici ma, come dimostra il documentario, non si è mai pronunciato contro di lui.
Un silenzio che secondo il documentario sorprese molti brasiliani e alcuni suoi compagni. Una neutralità che potrebbe pesargli negativamente, agli occhi degli spettatori:"Il calcio andò allo stesso modo [dopo il colpo di Stato]. Non c'erano differenze evidenti, certamente non per me. La mia porta era sempre aperta. Lo sanno tutti. E questo include quando le cose andavano male" ha dichiarato Pelé in relazione a quel periodo. La figura di Pelé era utile alla dittatura, per tenere alto il morale nazionale. L'asso brasiliano è stato criticato anche da alcuni suoi compagni di squadra come Paulo Cezar Lima:"Amo Pelé ma questo non m'impedirà di criticarlo. [...] Una dichiarazione di Pelé avrebbe fatto molta strada".

Su Everyeye trovate il trailer del documentario su Pelé e un momento storico di O Rei presente nel film.