Men in Black: International già oltre i 100 milioni, Aladdin supera quota 700 milioni

Men in Black: International già oltre i 100 milioni, Aladdin supera quota 700 milioni
di

Parte bene e in linea con le aspettative degli analisti al suo primo weekend Men in Black: International, quarto capitolo della saga lanciata con Will Smith, il quale però gode ancora per il successo di Aladdin.

Per il film con Chris Hemsworth e Tessa Thompson le previsioni degli analisti per il primo weekend indicavano una cifra intorno ai 25 milioni, e infatti l'incasso casalingo è stato di 28.5 milioni, ma i dati più confortanti per la pellicola sono arrivati dai mercati esteri dove l'incasso si è aggirato intorno ai 74 milioni di dollari, portando il totale complessivo nel mondo a superare già la soglia dei 100 milioni di dollari (102.2 milioni per l'esattezza).

Una cifra di tutto rispetto per il film Sony anche se forse lo studio si aspettava qualcosina di più, vista anche la presenza di una star internazionale come Hemsworth, forte del suo successo negli ultimi anni nei film Marvel con gli Avengers; il prossimo weekend sarà molto impegnativo per la pellicola, dato che dovrà affrontare Toy Story 4 della Pixar al botteghino, mentre la Sony si aspetta invece di tornare alla carica con l'uscita di Spider-Man: Far From Home, che nonostante sia una produzione Marvel Studios è distribuito in tutto il mondo proprio dalla Sony.

Chi invece non ha la minima intenzione di arrestare la sua scalata ai box-office internazionali è Aladdin, l'ultimo successo di casa Disney che ha raggiunto e superato lo scoglio dei 700 milioni di dollari (724.8 per l'esattezza), incassando altri 47 milioni nei 55 mercati in cui è ancora proiettato. In casa la pellicola di Guy Ritchie è ferma a quota 263 milioni, mentre dall'estero la cifra è lievitata fino a raggiungere l'impressionante numero di 461 milioni.

X-Men: Dark Phoenix ha invece perso circa il 70% della sua audience (il 72,6% per l'esattezza), superando un totale di circa 204 milioni di dollari; un flop di cui lo stesso Simon Kinberg si è assunto la colpa.