Lo scrittore di Rogue One ha guadagnato cinque milioni con le riprese aggiuntive

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Stando ad alcune voci di corridoio, Tony Gilroy, sceneggiatore di Rogue One: A Star Wars Story, ha guadagnato ben cinque milioni per aver messo le mani sullo script del film e modificarlo per le riprese aggiuntive.

Tra le modifiche pare esserci persino il finale, quindi l’operazione che Gilroy ha portato a termine è senz’altro qualcosa di grosso. Questo aspetto, unito al fatto che i tempi saranno stati sicuramente molto stretti, ha giustificato – almeno agli occhi della Disney – una remunerazione di 200.000 dollari alla settimana (per un totale, assieme ai soldi già pattuiti all’inizio della produzione, di cinque milioni!). Lo sceneggiatore ha inoltre ottenuto il ruolo “attivo” nella post-produzione del film (montaggio ed effetti speciali, per intenderci).

Il regista Gareth Edwards e il cast al completo hanno negato che queste riprese aggiuntive abbiano avuto un serio impatto sul film, ma è difficile credere ad una cosa del genere, soprattutto quando pare che il materiale girato in questa fase straordinaria delle riprese consista di circa la metà dell’opera finale. Rogue One ha comunque finito da poco la post-produzione e arriverà nelle sale tra un paio di settimane.

E qui le cose si fanno delicate. Le riprese aggiuntive sono ormai divenute una specie di maledizione per i fan dei grandi blockbuster americani: Suicide Squad, giusto per citare un caso (ma potremmo nominare anche Fan4stic), è un film che è stato totalmente stravolto dal “reshoot” imposto dallo studio al regista per modificare il tono della pellicola. Ora vedremo se questo sarà il caso anche con Rogue One. Prima di strapparvi i capelli dalla disperazione considerate però due cose.

Primo: le riprese aggiuntive sono una tradizione di Hollywood da anni e anni ormai e sono tantissimi i film di successo e ben riusciti che ne hanno usufruito; non è infatti detto che servano per stravolgere l’idea originale del film. Spesso sono programmate fin dall’inizio della produzione nel caso ci sia la necessità di fare qualche piccolo aggiustamento al montaggio finale del film.

Secondo: questi sono solo dei rumors, sia l’enorme cachet di Gilroy, sia l’enorme portata di queste modifiche (50% del film, con tanto di cambiamento del finale). Quindi prendete queste notizie con le pinze. Non sarebbe la prima volta che la stampa americana si lancia contro queste enormi produzioni per i loro costi esorbitanti, e qualche volta questo negativo accanimento mediatico ha contribuito persino al fallimento di intere case di produzione, alla fine di acclamate carriere e al flop disastroso di ottimi film (il caso esemplare è I cancelli del cielo di Michael Cimino).

Vedremo dunque. Incrociamo le dita e che la forza sia con noi.