La fine di un'epoca?

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Secondo alcune riflessioni operate in merito dall'esperto di cinema Roger Ebert e presenti sul suo personale blog in seno al Sun-Times, la società contemporanea avrebbe reso inutile, culturalmente parlando, la presenza del critico cinematografico. Più precisamente, Ebert opera un'attenta riflessione sulle cause che avrebbero condotto alla morte di questa particolare figura legata al pianeta dello spettacolo, giungendo alla conclusione che in un mondo dominato dal culto dell'immagine dove regnano incontrastate star di plastica come Britney Spears, l'uomo avrebbe perso il senso della narrazione, del racconto, della sostanza a discapito della forma poiché circondato da un'infinità di specchi mediatici illusori ed allo stesso tempo superficiali in cui magari identificarsi in una corsa sfrenata al successo, al trionfo dell'apparire. In un contesto del genere, il pensiero di un critico che tenta di scavare a fondo leggendo 'tra le righe' di un film non avrebbe assolutamente senso, ragione che avrebbe spinto molte testate statunitensi a ridurre drasticamente, ponendo come tetto le 500 parole massime, il numero di battute per recensione o intervista. Che sia davvero giunta, insomma, la fine di un'epoca?

La fine di un'epoca?