Keira Knightley mette a nudo la propria verità in un'intervista con Variety

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Le motivazioni che hanno indotto l’attrice ad accettare il ruolo dell’artista francese Colette, la relazione con il successo ottenuto nel corso della carriera, lo scandalo delle molestie sessuali e il rapporto con Harvey Weinstein. Questi e tanti altri sono i temi affrontati nella lunga conversazione tra Keira Knightley e il settimanale.

Nel panorama hollywoodiano non è sempre facile mantenere una propria identità e non farsi travolgere dall’onda della fama nella scelta di progetti di dubbia qualità. Rivedendo la filmografia dell’attrice inglese, invece, si può notare come le collaborazioni strette siano tutte accomunate da scelte non di comodo. La fama ottenuta a soli diciotto anni ne I Pirati dei Caraibi: La maledizione della prima luna non sembra aver snaturato la personalità dell’artista che ha proseguito la propria carriera senza mai risultare troppo invadente sul grande schermo.

Nella chiacchierata con Variety, Keira Knightley ha modo di snocciolare una serie di argomenti che spaziano temporalmente tra passato e presente, non mancando di soffermarsi anche su alcune curiosità incentrate sul numero crescente di interpretazioni in costume messe in scena dall’attrice. Vi proponiamo alcuni stralci dell'intervista:

Perché hai voluto interpretare Colette?

È meraviglioso recitare la parte di donne che sono state fonte di ispirazione e poter trasmettere le loro storie e le loro parole. Nei suoi scritti Colette si è interrogata sull’idea di genere e sul concetto di cosa fosse naturalmente femminile, contrapposto alla rappresentazione dell’essere donna secondo la società. Negli anni della Belle Époque in Francia c’era un senso di libertà sessuale ed è interessante rivolgere lo sguardo a questo periodo. Colette ha amato delle donne e ha vissuto quello che noi oggi chiameremmo un amore transgender. Dentro di sé sentiva che l’esperienza di provare e dare piacere fosse un suo legittimo diritto. A tutt’oggi questa rappresenta un’idea rivoluzionale per le donne.

Nel film Colette si diverte nel suo ruolo di celebrità. Hai un rapporto diverso con la fama rispetto al suo personaggio?

Ironicamente mi trovo in una direzione esattamente contraria rispetto ad essa, motivo per cui mi diverto nel calarmi in queste figure totalmente estroverse. Mi piace quel genere di carattere di chi vuole stare al centro dell’attenzione e dice ‘Guardate me, guardate me’. Mi diverte perché io, invece, sono quel genere di persona che sta in disparte, che cerca il modo di andar via o di nascondersi in bagno. Come attrice a volte devi diventare la persona che vuoi essere in netta contrapposizione con ciò che sei realmente.

Le battaglie affrontate da Colette hanno una maggiore risonanza nell’era del #MeToo e del #TimesUp. Trovi dei parallelismi tra le barriere contro le quali si è scontrata e i diritti che le donne stanno sostenendo in questo periodo storico?

Certamente e il fatto che il film esca adesso non è una coincidenza. Wash, il regista, e Richard, lo sceneggiatore, avevano intenzione di realizzare questo progetto da quindici anni. Non mi meraviglia che abbiano ottenuto i finanziamenti negli ultimi anni quando prima non sarebbero stati in grado di riceverli. Improvvisamente le storie che si focalizzano sulle donne sono viste tutto a un tratto come attraenti.

Sei mai stata molestata o aggredita nel corso delle riprese di un film?

Mi ritengo fortunata nel non aver mai subito abusi sessuali in questa professione o di non essere mai stata molestata sul set di una pellicola. Tuttavia nella mia vita privata ben quattro volte posso dire di aver subito aggressioni in forma minore in alcuni locali. Penso che ciascuno di noi abbia lottato contro la sua buona dose di mostri. Non riguarda solo le attrici, ma ha a che fare anche con le insegnanti, con le avvocatesse e così via. Non sto parlando nemmeno di uno stupro, ma di gente che è stata palpeggiata al seno da qualcuno che nemmeno conoscevano o di una mano di troppo infilata sotto la gonna. Troppo a lungo si è detto ‘Oh, è una cosa normale’. È terrificante l’idea che questa fosse la nostra risposta. Deve essere stato orrendo per tutte quelle donne coraggiose che si sono fatte avanti e hanno parlato pubblicamente delle loro esperienze. Dobbiamo andare avanti e trovare il modo affinchè questo non accada mai più di nuovo.

Hai girato film come Tutto può cambiare e The Imitation Game con la Weinstein Company. Harvey, il co-fondatore dello studio, è stato accusato di molestie e di abusi da diverse donne. Qual è stata la tua esperienza con lui?

La mia esperienza con Harvey Weinstein è sempre stata molto professionale. Era davvero in gamba nei film che ha prodotto. Ero al corrente comunque della reputazione che aveva di uomo prepotente. Era famoso per chiamare la gente nel cuore della notte e urlarle contro, ma non l’ha fatto con me e certamente non mi ha mai chiesto massaggi o altre cose di questo genere. Non ero consapevole di nessuna accusa di stupro o di molestie sessuali contro di lui. Per la prima volta le donne stanno condividendo le loro storie e prima di adesso erano assolutamente spaventate all’idea di parlarne e terrificate per quello che potesse capitare loro. Perciò non penso che tutti fossero a conoscenza della portata di ciò che stava accadendo.

Reciti in molti lungometraggi simili a La Duchessa o ad Anna Karenina. Ti piacciono i ruoli con il corsetto?

Per anni mi sono sentita colpevole per questo, come se fosse qualcosa da cui avrei dovuto allontanarmi. Dopo sono giunta alla conclusione che sono questi i film che ho sempre adorato guardare. Alcuni trovano un modo per evadere attraverso la fantascienza o il fantasy, mentre la mia forma di evasione in un altro mondo ha sempre avuto a che fare con il genere drammatico. È carino il fatto che a trent’anni possa finalmente ammetterlo”.

Colette, diretto da Wash Westmoreland, debutterà sul grande schermo il prossimo 20 gennaio al Sundance Film Festival. Voi in quale film preferite l'attrice? Ditecelo nei commenti!

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