John Huges, il cantore degli anni '80, morto a 59 anni.

di

Per chi è cresciuto a cavallo degli anni novanta e del duemila, il nome di John Hughes dirà molto poco.
Ma per tutti quelli che hanno attraversato gli anni '80 come bambini e adolescenti, questo nome evocherà alcune delle commedie più divertenti e popolari, capaci d'incarnare quello spirito scanzonato, naif, ma così emotivamente maturo che connotava quell'epoca, tendenzialmente descritta e ricordata come il trionfo dell'edonismo più spinto.

E' quindi con grande tristezza che riceviamo la notizia della sua scomparsa avvenuta ieri a causa di un attacco cardiaco.

Mentre tutti a cavallo dei settanta e ottanta erano impegnati a cavalcare l'onda lunga del gross out movie com pellicole generazionali capaci di riprendere solo la volgarità di Animal House tralasciando del tutto la componente satirica, Hughes, ispiratore del movimento del Brat Pack (quel gruppo di giovani attori come Emilio Estevez, Demi Moore, Rob Lowe, Molly Ringwald così noti ed attivi in quell'irripetibile stagione, quanto incapaci di ottenere nuova gloria una volta rimasti orfani di Hugher), riusciva a parlare con delicatezza ed intelligenza ad una generazione che di li a poco sarebbe diventata un incognita.

Sixteen Candles, The Breakfast Club, sono film che magari non hanno dettato la storia del cinema nel senso più convenzionale del termine (l'impatto era soprattutto di tipo emozionale per così dire), ma che di sicuro sono riusciti a far breccia nei cuori di milioni di ragazzi, tanto che autori come Kevin Smith o Judd Apatow devono a Hughes buona parte della loro poetica).
Per non parlare del sodalizio con John Candy (anch'egli prematuramente scoparso) e Steve Martin che ha portato ad autentiche gemme della commedia come Un Biglietto in Due e Io e Zio Buck.

La sua attività non era limitata a quella di regista, dato che come sceneggiatore ha contribuito al successo della serie di National Lampoon, Pretty In Pink e Mamma Ho Perso l'Aereo (che l'ha visto coinvolto anche come produttore).
Uno dei suoi ultimi lavori come screenwriter è stato proprio quel Drillbit Taylor recentemente recensito sulle pagine di Movieye, firmato con lo pseudonimo di Edmon Dantes.

La sua scomparsa lascia un agrodolce sensazione di vuoto in tutti quelli che sono cresciuti cibandosi delle sue commedie, come sempre accade con quegli artisti che hanno influenzato i sogni e le aspirazioni di una generazione.
Magari ora, insieme a John Candy, starà da qualche parte a godersi tutti gli attestati d'affetto che, con un grosso nodo in gola, gli vengono tributati da tutti gli ex bambini ed adolescenti membri del breakfast club.
O almeno questo è quello che speriamo.

John Huges, il cantore degli anni '80, morto a 59 anni.