Da Joaquin Phoenix a Penelope Cruz: perché gli attori non vogliono tornare alla normalità?

Da Joaquin Phoenix a Penelope Cruz: perché gli attori non vogliono tornare alla normalità?
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Tutti noi non vediamo l'ora di sconfiggere la pandemia e tornare a vivere una vita meno complicata, eppure molti attori del calibro di Joaquin Phoenix hanno deciso di far sentire la loro voce per evitare un ritorno alla normalità.

Non si tratta ovviamente di uno schierarsi a favore del virus, ma di un'iniziativa promossa dall'attrice Juliette Binoche e dal fisico e filosofo Aurélien Barrau. Insieme a moltissime celebrità hanno deciso di scrivere una lettera su Le Monde per sensibilizzare la popolazione mondiale a riconsiderare lo stile di vita consumistico che ha causato disastri ecologici enormi e ha contribuito a creare la situazione di crisi attuale.

Ritornare alla normalità significherebbe quindi tornare a favorire l'estinzione di ogni forma di vita sulla Terra, come si legge nella lettera: "La ricerca del consumismo e l'ossessione per la produttività ci hanno condotti a rifiutare il valore della vita stessa: quella delle piante, degli animali e di un grande numero di esseri umani. L'inquinamento, i cambiamenti climatici e la distruzione delle rimanenti zone rurali hanno portato il mondo ad un punto di rottura. Per queste ragioni, oltre alle crescenti disparità sociali, crediamo che sia impensabile "tornare alla normalità".

L'iniziativa ha trovato il supporto di molti scienziati, leader e di celebrità dello spettacolo come Robert De Niro, Willelm Dafoe, Pedro Almodovar, Cate Blanchett, Alfonso Cuarón, Barbra Streisand, Marion Cotillard, Adam Driver, Alejandro G. Iñárritu, Mikhail Baryshnikov, Pedro Almodóvar, Guillaume Canet, Penelope Cruz, Eva Green, Hirokazu Kore-eda, Joaquin Phoenix e Rooney Mara, Nathalie Baye, e gli italiani Paolo Sorrentino e Monica Bellucci.

Phoenix aveva già dato prova di essere sensibile verso tematiche del genere con il suo discorso ai BAFTA 2020 e con la richiesta di liberare i carcerati di New York, per i quali è difficile mantenere il distanziamento sociale.