L'Ultimo Imperatore, Sean Connery convinse Bertolucci a non ingaggiarlo

L'Ultimo Imperatore, Sean Connery convinse Bertolucci a non ingaggiarlo
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La storia, si sa, è fatta di bivi e di scelte, così come di "what if?". Il cinema non fa eccezione, ed il bivio a cui oggi vogliamo dedicare due parole è quello che vede da un lato Sean Connery e dall'altro Peter 'O Toole: al centro il grande Bernardo Bertolucci e il suo L'Ultimo Imperatore.

Facciamo un salto indietro nel tempo: nella seconda metà degli anni '80 Bertolucci è già ovviamente un regista affermato e di fama internazionale, reduce dai successi (e soprattutto dagli scandali) di film come Ultimo Tango a Parigi e Novecento.

L'Ultimo Imperatore è un progetto ambiziosissimo basato sull'autobiografia dell'imperatore Pu Yi, e avrebbe fruttato al regista italiano ulteriore successo e probabilmente la definitiva consacrazione, con ben nove Oscar vinti (Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi, Miglior montaggio, Miglior sonoro, Miglior colonna sonora).

Un film per il quale Bertolucci pensa in grande, anche dal punto di vista del cast: quando c'è da scegliere l'attore per il ruolo di Reginald Fleming Johnston, dunque, il regista punta subito in alto e chiama Sean Connery. Ciò che non tutti sanno, però, è che fu proprio l'ex-James Bond a convincere il regista a non ingaggiarlo, non ritenendosi adatto per la parte.

La scelta ricadde dunque su un altro pezzo da novanta come Peter 'O Toole (non prima, però, di aver considerato anche Marlon Brando): un finale che sicuramente ha accontentato tutti, da Bertolucci agli spettatori di tutto il mondo che ancora oggi non smettono di apprezzare questo capolavoro senza tempo.