Emily Watson, la star di Chernobyl sul movimento MeToo:"Il problema è sistemico"

Emily Watson, la star di Chernobyl sul movimento MeToo:'Il problema è sistemico'
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Intervistata in questi giorni dal Guardian, l'attrice britannica candidata all'Oscar Emily Watson, ha parlato del suo ultimo film girato al fianco di Paul Mescal, dei ruoli per le attrici più anziane e delle problematiche di Hollywood, che l'hanno sempre convinta a tenersi alla larga e rimanere in Regno Unito.

Nella chiacchierata con il quotidiano britannico, Emily Watson ha parlato del clima misogino e sessista di Hollywood partendo dal suo ultimo film God's Creatures, nel quale interpreta una madre, Aileen, divisa tra l'amore per il figlio accusato di stupro e la verità. Il film è stato girato nel bel mezzo della pandemia di COVID-19.

"Aileen ama troppo suo figlio e l'ha sempre fatto, è ossessiva. È stato autorizzato da quell'amore ed è diventato manipolatore" spiega Watson.

Nell'intervista l'attrice - che interpreterà una psichiatra in Too Close - parla del movimento MeToo:"Il dibattito sull'aggressione sessuale è diventato più forte e chiaro negli ultimi anni. Devi realmente pagare a causa di quelle donne che per prime si sono alzate a dire 'È successo, unisciti a me'. È stato incredibilmente coraggioso far partire tutto. Il dibattito è stato importante ma c'è stato qualche cambiamento? Sembra che si tratti di un problema sistemico che è insito nel modo in cui sono strutturate tutte le nostre istituzioni".

Anche per questo motivo Emily Watson ha sempre deciso di non stabilirsi a Hollywood. Sui maggiori ruoli negli ultimi anni per le attrici meno giovani ha dichiarato che l'industria sta cambiando:"Hollywood è come un vecchio maiale sessista, ma gran parte del pubblico è donna e molte di quelle donne hanno più di 25 anni. Vogliono vedere riflesse le loro vite. Vogliono vedere esaminati i problemi che le interessano".

Emily Watson reciterà in Dune: The Sisterhood, serie tv spin-off dei film di Denis Villeneuve.