Carlo Verdone svela i film che gli hanno cambiato la vita

Carlo Verdone svela i film che gli hanno cambiato la vita
di

Durante una conferenza stampa tenutasi negli studi Rai di Via Verdi e intitolata Cinque Grandi Emozioni, il leggendario attore e regista romano Carlo Verdone, ospite della 37esima edizione del Torino Film Festival, ha elencato i cinque film che gli hanno cambiato la vita.

"Professionalmente" ha dichiarato il regista di Bianco, Rosso e Verdone e Borotalco, "sono nato con 'Non Stop' di Enzo Trapani. E oggi, vedendo quella telecamera, mi sono ricordato tutto: sono rimasto qui circa sei mesi e non sono mai stato molto convinto di quello che stavo facendo. A un certo punto però Trapani mi chiama e mi dice: 'lo sai che funzioni davvero?'. E così la mia esperienza a Torino continuò. Quando poi andai via parlai con il capostruttura Gambarotta che, saputo che coi soldi guadagnati mi sarei comprato una Fiat 127, mi disse: 'Si fidi di me: non la compri! Vedrà che prima o poi tornerà qui con l'autista personale'. E oggi sono arrivato qui con l'autista! Mi sono commosso ricordando questa cosa."

I film scelti da Verdone sono: Ordet (1955) di Carl Theodor Dreyer, Buon compleanno Mr. Grape (1993) di Lasse Hallström, Divorzio all'italiana (1961) di Pietro Germi, Oltre il giardino di Hal Ashby (1979) e Viale del Tramonto di Billy Wilder (1950).

"Tutti scelti non da critico, ma da spettatore che si è formato, anche grazie a mio padre che mi regalò la tessera del Filmstudio, nei cineclub romani da il Tevere a l'Azzurro Scipioni. È li mi sono fatto una cultura con Grifi, Schifano, Kenneth Anger, Andy Warhol, Yoko Ono e con le grandi rassegne su Pabst, Dreyer, Lang e Welles. Comprai nel 1970 da Isabella Rossellini un telecamera Superotto e cominciai a girare. Feci, pochi lo sanno, tre medio metraggi: 'Poesia solare', 'Allegoria di primavera' e 'Elegia notturna' che fu addirittura premiato a Tokyo. Ora questi film molto crepuscolari, psichedelici non ci sono più, li ha persi la Rai, però sono convinto che quando muoio qualcuno sicuramente li tirerà fuori".

La scelta di Ordet di Dreyer, Verdone confida che è stata dettata da "i miei studi di storia delle religioni, la speculazione sulla fede che mi ha sempre molto affascinato", mentre per Oltre il giardino "ha pesato il mio amore per Peter Sellers".

Per altri approfondimenti, leggete di quando il padre di Verdone lo bocciò all'esame di critica cinematografica.