Black Widow, gli sceneggiatori di Avengers: Endgame rivelano il loro unico rimpianto

Black Widow, gli sceneggiatori di Avengers: Endgame rivelano il loro unico rimpianto
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Mentre i Marvel Studios stanno ultimando la produzione di Black Widow, stand-alone con Scarlett Johansson che a maggio 2020 inaugurerà la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, gli sceneggiatori di Avengers: Endgame hanno parlato dell'epilogo riservato a Natasha.

In una recente intervista Christopher Markus e Stephen McFeely hanno dichiarato di non essersi pentiti della decisione presa per il film dei fratelli Anthony e Joe Russo, ma c'è una sola cosa che oggi avrebbero fatto diversamente. Dai loro commenti, tuttavia, si intuisce chiaramente che anche questa seconda opzione sarebbe stata considerata controversa.

Non esci mai dalle polemiche. Di certo ci abbiamo pensato a lungo. Sapevamo che stavamo uccidendo la prima eroina dell'intero universo Marvel. Abbiamo stupidamente inventato queste regole nel primo film: qualcuno doveva cadere da quel promontorio. Quindi nel secondo film siamo stati costretti a prendere una decisione. E il fatto è che i due personaggi che dovevano arrivare su Vormir dovevano volersi un bene dell'anima, quindi non è che potevamo mandare due eroi a caso, come ad esempio Steve Rogers e Hulk. In pratica ci siamo forzati da soli, ma mentre scrivevamo la scena eravamo convinti che poteva essere la risoluzione perfetta del suo arco narrativo. Che se si fosse dovuta sacrificare per salvare la sua famiglia e metà dell'universo, per lei ne sarebbe valsa la pena."

Natasha tornerà per l'ultima volta in Black Widow, film ambientato tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, che però mostrerà anche il passato della protagonista e, probabilmente, anche il futuro della Vedova Nera, intesa come la nuova recluta Yelena Belova, che secondo i rumor raccoglierà l'eredità della co-fondatrice degli Avengers.

Per altri approfondimenti vi rimandiamo alla possibile data di uscita del trailer e ad alcune dichiarazioni di Florence Pugh sul tono del film, definito molto crudo e doloroso.