Apostolo: il regista Gareth Edwards spiega l'ambiguo finale del film

Apostolo: il regista Gareth Edwards spiega l'ambiguo finale del film
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Gareth Edwards, regista del nuovo horror Apostolo, nel corso di una recente intervista ha discusso dell'ambiguità del finale che ha scelto per il film prodotto da Netflix.

Secondo il regista di The Raid, il film originariamente doveva avere un epilogo molto più desolante, ma all'ultimo momento ha scelto di dare al protagonista Thomas una conclusione più felice per il suo infernale viaggio.

"In origine quello che potete vedere non doveva essere il finale del film", ha dichiarato Edwards. "Avevo un piano completamente diverso per l'ultima scena, era molto più nichilista e oscura. L'idea del film per me riguardava quest'uomo che aveva perso la sua fede e al momento di intraprendere il viaggio che gli vediamo fare è diventato un ateo. Ha avuto una vita che l'ha portato in molti luoghi oscuri. Alla fine c'è una sorta di riflessione sulla fertilità, lui libera la dea dell'isola dai vincoli e dal dolore con cui è stata torturata in tutti questi anni, che poi è un po' la stessa cosa che è capitata a lui. Sta diventando il dio dell'isola, è quasi come se la stesse sostituendo. Quando la sua mano gocciola sangue, si capisce che lui è la nuova linfa dell'isola. Poi Malcolm lo guarda e quasi sorride, come se stesse pensando a come potrà usarlo per ricostruire il suo villaggio, per far ripartire la vita sull'isola."

Ad un livello più ampio, Evans spiega che il finale è inteso a rappresentare i cicli di violenza e perversione politica nel corso della storia, qualcosa che la razza umana non sembra essere in grado di interrompere. "Potrebbe sembrare opportuno nell'ondata di quello che stiamo attraversando in questo momento, ma è stato lo stesso 30 anni fa, lo stesso 50 anni fa, lo stesso di centinaia di anni fa. E' qualcosa che, per qualche motivo sconosciuto, noi come società non abbiamo mai imparato."

Apostolo è disponibile su Netflix.