Andrew Garfield, l'anno d'oro da Tick Tick Boom a Spider-Man: "sono fortunato"

Andrew Garfield, l'anno d'oro da Tick Tick Boom a Spider-Man: 'sono fortunato'
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L'anno che si è appena concluso è stato incredibile per Andrew Garfield. L'attore ha infatti preso parte a tre pellicole tutte diverse ma davvero significative: Tick, Tick... BOOM!, Gli Occhi di Tammy Faye e Spider-Man: No Way Home. Proprio grazie alla prima Garfield ha vinto un Golden Globe. Adesso l'attore tira le somme del suo 2021.

Garfield ha ammesso spesso di essere stato sempre molto timido al karaoke, ma la sua prova nei panni di Jonathan Larson non comunica proprio questo. In verità il lavoro per arrivare a cantare come un vero performer da musical è stato lungo, e fortemente voluto da Lin-Manuel Miranda, che dopo aver visto l'attore a teatro ha deciso di volere proprio lui per quel ruolo. "Quando guardi gli artisti del teatro musicale, devono essere così vivi ed espressivi e quasi sovrumani nella loro incredibile energia e capacità di respiro", ha detto Garfield. "I grandi musical richiedono agli attori l'intera scala dell'esperienza umana, fino in fondo, e non c'è modo di fuggire da questo. [...] Guardo i musical di Sondheim e dico: 'Come fa a farlo?' E Lin me l'ha fatto comprendere." Miranda gli ha infatti affiancato una coach per un anno, in modo che l'attore potesse imparare a cantare. E così è stato.

Garfield ha poi parlato del modo in cui ha affrontato il ruolo, infondendo tutta "l'urgenza" che si vede nelle esibizioni di Larson. "Lui in quel momento diceva: Passerò tutto il mio tempo in questo modo, ed è giusto onorare la sacralità delle vite che non sono trattate come tali in questo momento storico dalla cultura, dal governo e dal mondo in generale." Un po' la filosofia che è stata seguita sul set del film.

Ne gli Occhi di Tammy Faye, Garfield ha invece interpretato un telepredicatore dalla morale poco retta. L'attore ha ammesso di essere stato molto a disagio nell'interpretare quel ruolo. "Penso che la voglia di ottenere sempre di più derivi da una vera assenza spirituale." ha detto, parlando del suo personaggio, finito in carcere nell'88 per frode. "Abbiamo tutti conosciuto persone così, ed è un fenomeno che aumenta perché siamo in una cultura che incoraggia quel tipo di comportamento. Siamo incoraggiati a pensare che non possediamo mai abbastanza, il che fa sì che restiamo buoni consumatori. Credo che fosse davvero un grande esempio epico [il personaggio] di una malattia culturale."

L'attore ha poi parlato del suo terzo ruolo, quello di Peter Parker in Spider-Man: No Way Home, che gli è piaciuto molto. "È stato piuttosto stressante ma anche stranamente divertente" ha infatti detto, riferendosi anche alla necessità di dover mentire in continuazione sulla sua presenza nel film. Inizialmente si era detto "Potrebbe trattarsi di un applauso a teatro e basta. Ma dove volevano andare e dove effettivamente siamo andati era così coraggioso. Era come se stessimo davvero creando un gruppo di supporto per Spider-Man!"

L'attore ha infine ammesso di essere molto fortunato di aver avuto l'opportunità di iniziare la sua carriera da molto giovane, e di proseguire nel suo percorso. Garfield ha detto che secondo lui non esiste una ricetta vincente per "arrivare", ma che si tratta sicuramente di fortuna... e di un'altra cosa. "Ho capito che è il fare, il processo. Non per sembrare pretenzioso, ma il lavoro di una vita è un atto creativo incompiuto."