Alfonso Cuaron sulle 10 nomination di Roma: "Lavorerei di nuovo con Netflix in un secondo"

Alfonso Cuaron sulle 10 nomination di Roma: 'Lavorerei di nuovo con Netflix in un secondo'
INFORMAZIONI FILM
di

Roma di Alfonso Cuaron è il film con più nomination dell'anno insieme a La Favorita di Yorgos Lanthimos - esattamente 10 a testa - , e il regista messicano ha avuto modo di parlare con Deadline delle candidature, dicendosi molto orgoglioso soprattutto per quella a Miglior Attrice di Yalitza Aparicio.

Parlando delle nomination, cinque delle quali lo vedono come unico nome - tra cui Miglior Regista, Miglior Sceneggiatore e Miglior Fotografia -, Alfonso Cuaron ha infatti rivelato: "Ovviamente la nomination che mi rende più felice è quella di Yalitza Aparicio. Non c'è mai stata una donna indigena nominata a un Academy Award. Roma è un film incentrato su di una lavoratrice messicana di origini indigene ed è lei la protagonista, quindi sono molto commosso e profondamente toccato da come questo sia stato vissuto in tutto il mondo, ma anche da come il film sia collegato emotivamente con tutto il pubblico del globo".

Cuaron ha poi lodato anche Marina de Tavira, interprete della Signora Sofia e anch'essa candidata all'Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista, dicendo che insieme alla Aparicio "ha trasceso il film con la sua umanità". Continuando, comunque, parlando del fatto che il film sia ambientato nel Messico degli anni '70 e di come questo non giocasse a favore di una sua release globale, il regista ha espresso soltanto gratitudine per Netflix, per aver sostenuto il suo progetto e concedendogli una piattaforma tanto importante che altrimenti non avrebbe avuto.

Cuaron dice: "Tornerei a lavorare con Netflix anche subito, in un secondo. Hanno lavorato anche meglio di quanto avessero promesso. Sono davvero contento e soddisfatto. Ho girato un film che sulla carta sembra molto improbabile e difficile. È un dramma, non un film di genere, è in bianco e nero, parlato in spagnolo e Mixtec. Quando è stato presentato, gli attori erano degli sconosciuti. Sembrava qualcosa che sarebbe potuto finire solo in un cinema a Los Angeles, in uno di New York e in un altro di diverse città del mondo. Netflix ha qualcosa a che vedere con questa diffusione? Certo che sì, è tutto merito loro".

Il regista ha poi rivelato che per rendere Roma così personale si è "lasciato andare", dalla riprese al montaggio: "Soltanto a un terzo delle riprese mi sono reso conto di cosa avevo fatto, e che è stato un processo davvero intenso, continuato peraltro durante la prima fase del montaggio del film. Ho cercato di scendere a patti con l'opera, e nel momento in cui è uscita è diventata un film che non mi apparteneva più ma era ormai del pubblico. Tutto ciò che potevo fare era preparare una tazza e aspettare che il pubblico riversasse nel contenitore la propria esperienza. Questo per me è stato molto toccante, capire come le persone si siano approcciate al film tramite la propria esperienza di vita".

Complimenti.