La vita di Adele, dalla Palma d'Oro alla bufera mediatica: storia di uno scandalo

La vita di Adele, dalla Palma d'Oro alla bufera mediatica: storia di uno scandalo
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Stasera alle 21:15 torna in onda sul canale Cielo la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2013, La vita di Adele. La storia d'amore omosessuale fra Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos fu un vero successo all'epoca, prima che il regista fosse investito da un'incredibile quantità di accuse. Cos'è successo al gioiello di Abdellatif Kechiche?

Sono passati diversi anni dall’uscita nelle sale del film che ha lanciato le carriere – più o meno avviate – di Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, protagoniste di una storia d’amore tanto spensierata quanto difficile. La prima è una ragazza del liceo incerta sul proprio futuro come sulle sue frequentazioni. La seconda un’estrosa frequentatrice di ambienti colti e artistici, molto più grande di Adèle. Da quando abbiamo fatto la loro conoscenza è trascorso quasi un decennio, il regista che le ha dirette è andato avanti con nuovi film, ma le polemiche sorte subito dopo Cannes non si sono mai interrotte.

Inizialmente si pensava di doverle attribuirle alle numerosissime quanto particolarmente esplicite scene di sesso fra le due protagoniste, proprio di recente difese dalla regista Celine Sciamma, salvo poi un intervento della stessa Seydoux che ha specificato come le scene in questione fossero tutte simulate, comprensive di genitali posticci quando inquadrati direttamente. Il problema, semmai, fu di altra natura. Le due attrici hanno lamentato ritmi di lavoro massacranti, pensati dal regista come metodo di approccio per spingerle al loro limite e oltre.

Raccontò la Seydoux: "Le riprese sono state dure, oppressive. Abbiamo potuto vedere il film solo a Cannes, scoprendo che era rimasto solo il 5 per cento di quanto avevamo girato. In nessun'altra professione, si accetterebbe quel che abbiamo subìto: in Francia il regista è una superpotenza". Un punto di vista simile fu portato dall’attrice più giovane: “A lui piace lavorare fino allo sfinimento e lo pretende anche dagli altri, senza rendersi conto che per tanti è dura lasciarsi completamente andare per ore. Sul set, con tutte quelle scene di sesso così prolungate, ho davvero sofferto. Alle due di notte, dopo 14 ore di riprese filate, eravamo tutti crollati, ma lui era ancora più vispo che la mattina prima. Eravamo tentati talora di sciogliere un sonnifero nel suo bicchiere".

Secca quanto appassionata la risposta del regista: “Vengo spesso rimproverato per la tendenza a moltiplicare i ciak, fino all'esaurimento dell'interprete: ma è in quella condizione ormai priva di controllo, quasi di trance ipnotico, che un attore comincia a "bollire" dentro, vivendo davvero quel che dovrebbe solo fingere. Tutto quel che faccio è per liberare l'attore, per farlo sbocciare nel suo personaggio. Recitare esige abbandono, eliminazione d'ogni artificio: trovare in sé stessi emozioni autentiche richiede una capacità terribile d'introspezione, cui il regista deve far da guida”. Anni dopo, l’amore per il suo mestiere lo portò a vendere la Palma vinta a Cannes per finanziare il suo nuovo film. E voi siete curiosi di vedere il risultato, questa sera?