I 60 anni di Kevin Spacey, da interprete blasonato e nemico della moderna Hollywood

I 60 anni di Kevin Spacey, da interprete blasonato e nemico della moderna Hollywood
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Parlare di Kevin Spacey non è facile. Non lo è perché si potrebbe scadere nel proverbiale "dalle stelle alle stalle", tanto rovinosa e lesta è stata la sua caduta dall'Olimpo hollywoodiano dopo le accuse di molestie sessuali (che hanno per giunta rivelato la sua omosessualità), eppure ogni tanto uno sforzo bisogna farlo.

La difficoltà non sta ovviamente nel ripercorrere la sua brillante carriera attoriale, quanto nel raccontarla tenendo da parte un giudizio sullo Spacey uomo, oggi molto controverso a causa delle diverse denunce (reali o mediatiche che siano) che lo vedono al centro del dibattito socio-culturale cinematografico come un molestatore seriale. Nonostante contro l'attore ci siano ancora molte testimonianze tra Inghilterra e America a dare spessore e problematicità alla sua figura, l'unico processo penale per molestie nel quale era coinvolto Kevin Spacey non è neanche iniziato, visto che sono cadute tutte le accuse a suo carico dopo quella che si è dimostrata una grave manomissione delle prove dell'accusa. Inoltre anche sul piano civile si è raggiunto un accordo, il che ha reso Spacey un uomo libero.

Fatto il punto della situazione, andiamo oltre l'uomo e concentriamoci sull'attore, che compie oggi 60 anni, certo non nel più felice dei modi - al netto delle ultime notizie. Interprete di caratura shakespeariana e teatrale come pochi ne esistono nel mondo del cinema (almeno non tra quelli considerabili divi), Kevin Spacey si è imposto all'attenzione del grande pubblico internazionale grazie a quel capolavoro de I Soliti Sospetti di Bryan Singer (anche lui nella bufera per problematiche simili), dove interpretava l'iconico Roger "Verbal"Kint, meglio noto alla fine come Kaiser Soze.

Dopo un meritatissimo Oscar come Miglior Attore non Protagonista, Spacey sboccia nel giardino di Hollywood e prende parte a cult indimenticabili e straordinari quali il Seven di David Fincher e il magnifico L.A. Confidential di Curtis Hanson. Tra le sue altre migliori interpretazioni è impossibile non ricordare il suo Lester Burnham in American Beauty (secondo Premio Oscar), il divertente Larry Hopper di L'uomo che fissa le capre o il Micky Rosa di 21. Gli ultimi film degni di nota prima della caduta dall'Olimpo sono stati invece il Margin Call di J.C. Chandor e il Baby Driver di Edgar Wright.

E non è detto a questo punto che possano essere gli ultimi.