'Sony Hack': Amy Pascal parla, per la prima volta, della fuga di informazioni

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Non è facile chiamarsi Amy Pascal in questi giorni. E' lei, più di tutti, al centro delle informazioni della Sony Pictures, trapelate in rete dopo l'attacco hacker del gruppo GoP (Guardians of Peace). "Non ne ho voluto parlare fino ad oggi" spiega la Pascal in un'intervista esclusiva con Deadline "tutti coloro che fanno parte di questa compagnia sono stati violati e nessuno se lo meritava".

Tra tutte le mail arrivate in rete, sono quelle 'private' che le danno più fastidio "sono cosi delusa da me stessa. Ci sono delle persone nell'industria che mi apprezzano e io non voglio che cambino opinione su di me". Ovviamente, si riferisce allo scambio di battute 'razziste' nei confronti di Barack Obama, in cui con il produttore Scott Rudin ironizzava sui film che possono piacere al presidente (12 Anni Schiavo, The Butler, Django Unchained...): "mi dispiace, sono davvero imbarazzata. Io trovo che lui sia d'ispirazione per tutti noi". 

La Pascal rimarca che tutto questo è "un crimine" in quanto si tratta di "informazioni private rubate" e chiede scusa pubblicamente a tutti coloro che sono rimasti offesi e sono stati coinvolti nell'intera vicenda, in primis i suoi dipendenti. E riguardo la questione 'The Interview", afferma: "nessuno può dirci quale pellicola possiamo distribuire e quale no. Nessuno di noi ha mai preso in considerazione l'idea di non distribuirlo. Siamo determinati in questo".