“Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’ epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiama Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome oggi è caduto nell’oblio, è perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.” Così, seguendo l’incipit del libro, il film prende vita. L’intera vita di Grenouille (Ben Whishaw) è segnata dal paradosso: viene partorito sotto il bancone del pesce di sua madre, nella piazza più puzzolente e sudicia del paese più sporco di Francia... E la sua pelle non ha odore. Per contro possiede un senso dell’olfatto molto sviluppato, tanto che diventerà il suo senso principale, unico metro di misurazione delle cose. Evitato, se non temuto, fin dall'infanzia per quella sua innaturale assenza di odore, quasi impossibile da percepire razionalmente, ma chiarissima a livello inconscio, passa la sua vita vagabondando da un posto ad un altro, immagazzinando odori di ogni genere, che gelosamente vengon custoditi nella sua straordinaria memoria. L’incontro con una fanciulla ad una festa, la scoperta di un odore mai sentito prima, lo mette davanti al suo destino: trovar il modo di conservare per l’eternità gli odori, anzi, ritrovare, conservare, custodir gelosamente quell’odore. Sarà l’incontro con il profumiere parigino Giuseppe Baldini (Dustin Hoffmann), a permettere a Grenouille di iniziare a padroneggiare i metodi per imbrigliare e raffinare il suo straordinario talento. La strada verso il profumo perfetto, diventerà colma di sangue e orrore... Fino ad un epilogo che tutto sarà fuorché scontato.
Correva l’anno 1985. Patrick Suskind (nato nel 1949 ad Ambach, già scrittore di racconti e sceneggiature per la televisione) pubblica uno dei libri più originali e geniali de...