Nodo alla gola non fa mistero della sua trama: al di sopra di una placida strada accaldata di New York, due uomini strangolano e uccidono un uomo biondo, tale Kentley. E’ così che, con una presentazione e un avvio in medias res destinato a far scuola, i tre protagonisti di un complicato triangolo degno di Pitagora si presentano: Brandon e Phillip, facoltosi studenti di nota capacità, hanno appena ucciso il loro amico David e lo hanno rinchiuso in una panca d’antiquariato proveniente dall’Italia. Un momento di confusione e di esaltazione, poi lentamente ma inesorabilmente la follia perversa dei due omicidi esplode silenziosa: non è stato un atto impulsivo né dettato da un vero movente, ma solo il puro gusto di uccidere, il delitto perfetto, tanto voluto in particolare da Brandon, fermamente convinto che “uccidere è un’arte”.
Nodo alla gola, ovvero: il film che quasi ogni cinefilo feticista, e non solo, trova incredibile ad ogni visione, come se ogni volta fosse diverso, come se il film venisse ri-girat...