Nathalie è una ispirata professoressa di filosofia: ama il suo lavoro ed i suoi studenti, ma più di qualsiasi altra cosa ama trasmettere la sua conoscenza agli altri e far sì che "imparino a pensare in autonomia". Lo fa a scuola con i suoi ragazzi e tenta di farlo a casa con i suoi figli, dove si dimostra madre amorevole pronta ad accudire il suo focolare: due bambini, un marito e una madre iperprotettiva con costanti episodi maniaco depressivi. La vita di Nathalie scorre come tutte le altre, finché la decisione del marito di abbandonarla non la costringe a riconsiderare il suo ruolo all'interno di un nucleo familiare che si fa sempre più traballante: non c'è ragione filosofica che tenga di fronte allo sfaldarsi della propria vita, e pur appellandosi al proprio rigore Nathalie si ritrova a fare i conti con un'evoluzione inaspettata, che la trascina verso un nuovo capitolo della sua vita. Difformata e riformata, per tornare ad essere sempre la stessa nella sua rinnovata diversità, ad affrontare con speranza e gioia L'avenir, il futuro che le si apre davanti agli occhi.
Mia Hansen-Løve torna dietro la macchina da presa dopo Eden, e lo fa portando sullo schermo la sua evidente crescita emotiva raccontando quella di Nathalie (Isabelle Huppert) in un film pennellato con grazia ed estrema eleganza.