L’Apollonide, casa chiusa della Parigi d’inizio ‘900, è la madre che il regista Bertrand Bonello studia e osanna in ogni suo anfratto, ogni suo barocco e sfavillante dettaglio, liquido amniotico che ospita corpi, merce di scambio che per tornare ad esser persone devono continuamente fare i conti con il vil denaro e con i clienti, esponenti di una società oscura e spersonalizzata.
"La prostituta è per la donna, quello che il criminale è per l'uomo. Si può osservare una diminuzione del diametro dell'encefalo di numerosi millimetri, che si spiega con il fatto ...