Recensione Live! - Ascolti record al primo colpo

La morte in diretta tv

Recensione Live! - Ascolti record al primo colpo
Articolo a cura di

Diretta Tv

Questo Live! - Ascolti record al primo colpo non è certo il primo lungometraggio ad imporre una critica al sistema mediatico, portando alla riflessione chi ne fruisce con poca consapevolezza. Non è neppure originale nell'impostazione filmica, giacché si narra attraverso una camera a mano per indurre quella considerazione concentrica del “falso nel falso”. Bill Guttentag gira un mockumentary come a voler evidenziare la natura evanescente del medium televisivo, specie quando ne dimostra le chiare intenzioni economiche portando alla conseguente creazione di un reality show estremo, basato sulla roulette russa.
Gli intenti sono nobili, il risultato invece lascia col dubbio.

Reality show

Katy Courbet (Eva Mendes) è l'ideatrice di diversi programmi di successo. Sulla cresta dell'onda, ossessionata dagli indici d'ascolto e dalla competizioni con gli altri network, concepisce il programma televisivo di maggior successo della storia americana: un reality show basata sulla roulette russa in prima serata. Forte del tema estremo col quale punta ad accalappiare l'interesse del suo pubblico, imporrà la sua scelta al network. Prima di raggiungere il suo scopo dovrà pero' scontrarsi con le leggi della Costituzione, convincere gli inserzionisti pubblicitari e abbattere il muro più alto, quello dei dirigenti del canale televisivo. Giunto il momento della diretta, sei sfidanti rischiano la vita per una cospicua somma di denaro. Cinque torneranno a casa milionari, uno pagherà la sfida con la vita.
6 concorrenti. 5 milioni di dollari. 1 solo proiettile.

Audience

Live!, come dicevamo, non è la prima opera cinematografica a colpire lo spettatore mettendo a nudo lo scenario amorale dei reality show: si pensi a The Thruman Show con Jim Carrey o a My Little Eyes di Marc Evans, ispirato al successo, soprattutto in Italia, del Grande Fratello. Ma non solo: estendendo il discorso alla morte come spettacolo attrattivo, la serie Saw ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, mentre Nella rete del serial killer ha in parte puntato il dito sugli effetti della televisione come vetrina preferenziale nel mercificare la violenza, rendendola spettacolare e fonte di enormi guadagni.
Bill Guttentag - premio Oscar per i due cortometraggi "You Don’t Have To Die" del 1989 e "Twin Towers" del 2003 - dirige con camera a mano anteponendo alla realtà uno specchio riflessivo, che indaga sul potere di distorcere la realtà dei media. Uno stile documentaristico che vorrebbe catturare il caos, l'ossessione della notorietà in contesti asettici, dove regna lo share e la novità commerciale.
Eva Mendes - qui attrice e produttore esecutivo - interpreta Katy: una bellezza mozzafiato, forte e decisionista. La sua personalità lotta costantemente con la volontà di diventare qualcuno, così le viene in mente un programma televisivo che non tiene conto di alcuna etica. L'obbiettivo è abbattere la concorrenza e diventare un simbolo per le generazioni future. Purtroppo queste mire espansionistiche la porteranno a scontrarsi con gli effetti della sua creazione, in un crescendo emotivo culminante in tragedia. In una scena topica, come una moderna Eva, Katy mangia la mela e la porge al regista. Lui ne gusta il sapore. Si guardano intensamente e insieme abbracciano il male, trasformando un probabile sogno in un terribile incubo.
Concentrando la tensione negli ultimi minuti finali, quando ciascun concorrente si punta la pistola alle tempie, il dito tremante fatica a premere il grilletto e il tempo si ferma. Questo, unico evidente momento di reale coinvolgimento, si scontra con una prima parte deludente, eccessivamente lunga e banale, volutamente focalizzata sul dietro le quinte. La domanda, inquetante, che solleva è una: fino a che punto spettacolarizzeremo la nostra esistenza?

Live! - Ascolti record al primo colpo Per essere un film indipendente, Bill Guttentag ha saputo catturare il marcio che si nasconde dietro lo show business, senza tuttavia imporre alcun ritmo. Live! infatti fatica a coinvolgere, mostrando una realtà contaminata da personalità macchiette e da Katy, a tratti eccessivamente costruita e banalizzata. Come film di critica, riesce a colpire grazie a una sequenza finale che racchiude il perchè della messinscena. Ma a quel punto ci si domanda: a che scopo raccontare un dietro le quinte, oltre che prevedibile, privo di spunti?

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