Vallanzasca - Gli angeli del male, recensione del film di Michele Placido

La recensione di Vallanzasca - Gli angeli del male, nuovo film drammatico diretto da Michele Placido con Kim Rossi Stuart e Filippo Timi.

Vallanzasca - Gli angeli del male, recensione del film di Michele Placido
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Nato a Milano nel 1950, Renato Vallanzasca Costantini, semplicemente conosciuto dai più come Renato Vallanzasca e autore negli anni Settanta di numerosi sequestri, omicidi e rapine, è sicuramente uno dei più celebri criminali che hanno provveduto a far riempire d'inchiostro le pagine della cronaca nera nostrana; tanto che, già nel lontano 1977, nel periodo in cui spopolava il filone poliziottesco tricolore di Maurizio Merli e Tomas Milian, Mario Bianchi ne raccontò le gesta ne La banda Vallanzasca. Responsabile dell'ottimo Romanzo criminale che, incentrato nel 2005 sui fatti della banda della Magliana, ha finito poi per generare anche l'omonima serie televisiva diretta da Stefano Sollima, è ora Michele Placido a riportarne sullo schermo la vita criminale, traendo ispirazione dai libri Il fiore del male e Lettera a Renato, scritti dallo stesso Vallanzasca rispettivamente insieme a Carlo Bonini e Antonella D'Agostino.

Nota dal press-book del film

In questo film non troverete la verità sul caso Vallanzasca. Perlomeno non ne troverete una sola. Perché questo e' un film, non un'inchiesta. Non condanna. Non assolve. Racconta una storia. La storia di una banda, la storia di una Milano che non esiste più, ma restano veri e crudi il dolore di chi ha subito queste violenze.

Il cinico, l'infame e violento

Già visto nei memorabili panni del Freddo nel film del 2005, è Kim Rossi Stuart a ricoprire il ruolo dell'uomo che dimostra una certa propensione per il crimine fin da quando, da bambino, libera con la sua piccola banda una tigre da circo, manifestando la stoffa del leader e facendo pendere dalle proprie labbra gli altri ragazzini Enzo, Giorgio e Antonella, la "sorellina" venuta da Napoli. Una ragazzata che segna soltanto il primo della serie di reati volti a trasformarlo, con il passare del tempo, nel "boss della Comasina", destinato ad essere rinchiuso negli anni Ottanta, come matricola 38529H, in una cella di isolamento nel braccio di rigore della casa circondariale di Ariano Irpino.
Non prima, però, di sguazzare nel decennio precedente tra locali di lusso, bella vita e champagne in una Milano non ancora da bere, quando conosce Consuelo alias Valeria Solarino, sua compagna e madre del suo unico figlio, e il mondo della mala è dominato dal potere incontrastato di Francis Turatello detto "Faccia d'angelo", con le fattezze di Francesco Scianna.
Lo stesso "Faccia d'angelo" con il quale il conflitto diventa sempre più aspro, tanto da sfociare, tra un'evasione dal carcere di San Vittore ed allargamenti della gang, in una lotta senza quartiere che mette a ferro a fuoco la città; in un crescendo di brutalità e violenza con la combriccola di Vallanzasca che, omicidio dopo omicidio, vede crescere la sua notorietà contemporaneamente alla propria efferatezza.

Romanzo criminale milanese

Ed è la Paz Vega di Lucia y el sexo a concedere anima e corpo ad Antonella, amica d'infanzia di un Renato Vallanzasca che Kim Rossi Stuart, seppur con la consueta bravura, incarna rischiando più volte di sfiorare la macchietta a causa dell'accento milanese che, giustamente, avvertiamo non suo.
Decisamente meglio andiamo con il mai disprezzabile Filippo Timi nella parte di Enzo, componente della banda come pure il Lino Guanciale già Mozart in Io, Don Giovanni, il Nicola Acunzo di Baciami piccina, Gaetano"La doppia ora"Bruno, Paolo Mazzarelli e Moritz"Soul kitchen"Belibtreu.
Tutti al servizio di quello che, introdotto dalla voce narrante del protagonista, impegnato a raccontare velocemente la propria infanzia dichiarando di non aver mai sopportato i prepotenti, non possiamo fare a meno di leggere come un Romanzo criminale trasferito al Nord, tra vita nel Quartiere Giambellino e sommossa all'interno del carcere di Novara.
Anche se, ancor prima della pellicola interpretata da Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria, la quale tentava di riproporre lo stile alla base di tanti film anni Settanta di Francesco Rosi e Damiano Damiani, questa volta il look generale sembra rimandare alle crime story francesi; tanto che, durante la visione, è impossibile non ripensare al dittico 2008 di Jean-François Richet costituito da Nemico pubblico n. 1-L'istinto di morte e Nemico pubblico n. 1-L'ora della fuga, riguardanti la vita del bandito Jacques Mesrine.
Fino alle note dei Negramaro, durante i titoli di coda di quello che, seppur meno riuscito del film sulla banda della Magliana, rimane un prodotto ben confezionato e leggermente al di sopra della media, capace oltretutto di testimoniare che Michele Placido sia uno degli addetti ai lavori più abili nel raccontare sullo schermo vicende di questo tipo.

Vallanzasca - Gli angeli del male Dopo lo splendido Romanzo criminale, attraverso il quale raccontò nel 2005 le gesta della famigerata banda della Magliana, Michele Placido torna ad occuparsi su celluloide di un’altra pagina di storia della cronaca nera italiana ponendo Kim Rossi Stuart nei panni del boss milanese Renato Vallanzasca. I risultati non sono all’altezza della pellicola precedente, ma il film, ben confezionato e tutt’altro che noioso, funziona e coinvolge pur senza generare grossi entusiasmi.

6.5

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