Recensione Unknown - Senza identità

Recensione del thriller interpretato da Liam Neeson

Recensione Unknown - Senza identità
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Dello spagnolo classe 1974 Jaume Collet-Serra, regista di quel Vivere un sogno (2007) sequel di Goal!-Il film (2005) di Danny Cannon, a proposito di pellicole ad alta tensione abbiamo avuto modo di apprezzare sia l' esordio La maschera di cera (2005), giostrato a dovere tra citazioni a non finire dal vecchio cinema horror e ricordato da molti per la presenza di Paris Hilton nel cast, che Orphan (2009), avvincente titolo rientrante nel filone dei bambini adottivi dall'insospettabile passione per l'eliminazione del prossimo.
Pellicole riportanti entrambi il marchio Dark Castle Entertainment, società di produzione di Joel Silver che, fondata inizialmente (quando c'era dentro anche Robert Zemeckis) per finanziare lungometraggi horror volti per lo più ad omaggiare William Castle, autore de La casa dei fantasmi (1959) e Gli occhi degli altri (1965), sembra poi aver deciso d'includere nel proprio catalogo anche altri generi, come testimoniato da RocknRolla (2008) di Guy Ritchie e Ninja assassin (2009) di James McTeigue.

Il mio nome è Martin Harris

La stessa Dark Castle sotto cui Collet-Serra sforna questo Unknown, che, adattando per lo schermo il romanzo di Didier van Cauwelaert Out of my head, parte da un preciso interrogativo: come ti sentiresti se sapessi di essere qualcuno, ma non potessi dimostrarlo? E se un uomo - uno sconosciuto - affermasse di essere te, e tutti gli credessero?
Infatti, al centro della vicenda, ambientata a Berlino, abbiamo il Liam Neeson di Schindler's list-La lista di Schindler (1993) nei panni del botanico Martin Harris, il quale, in seguito ad un incidente stradale, si risveglia per scoprire che la moglie Elizabeth alias January"I love Radio rock"Jones non lo riconosce più e che un altro uomo sembra essersi impossessato della sua identità.
Ignorato dalle autorità scettiche e perseguitato da qualcuno che lo vuole morto, si ritrova disorientato, stanco e in fuga costretto a chiedere aiuto alla tutt'altro che affidabile taxista Gina, interpretata dalla Diane Kruger de Il mistero dei templari (2004).

Io mi troverò

E, senza perdere tempo, Collet-Serra pone la sequenza dell'incidente già pochissimi minuti dopo i titoli di testa, per poi mostrarci il protagonista che, privo di documenti, non viene fatto rientrare in albergo ritrovandosi catapultato nell'avventura infernale in un paese straniero, la quale lo porta a mettere in dubbio la sua sanità mentale e la sua identità, come pure a chiedersi quanto sia disposto ad affrontare pur di portare la verità alla luce.
Avventura infernale che, facendo scattare immediatamente nello spettatore la molla della curiosità nei confronti di ciò che sta accadendo, in quanto desideroso di scoprire cosa si nasconda dietro gli improvvisi ed inspiegabili cambiamenti della vita del dottor Harris, coinvolge non solo il Sebastian Koch de Le vite degli altri (2006) nel ruolo del professor Bressler, ma anche i veterani Bruno"Pane e tulipani"Ganz e Frank"Superman returns"Langella, i qualli, rispettivamente nei panni di un ex membro della Stasi e di un vecchio amico americano del protagonista, si cimentano in un memorabile dialogo tra loro.
Una delle migliori sequenze del film, sicuramente, come pure quella movimentata dell'inseguimento in taxi, la quale finisce per tirare pericolosamente in ballo anche un tram, e quella tesissima che conduce verso l'epilogo dell'operazione.
Operazione che, in maniera evidente, si riallaccia alla tipologia di spettacolo ad alta tensione di cui Alfred Hitchcock è stato considerato indiscusso ed insuperabile maestro, tanto che Collet-Serra, il quale dimostra di cavarsela soprattutto con i momenti di omicidio, sembra stringere sui primi piani ed inclinare la macchina da presa, quando necessario, proprio come avveniva in tanti vecchi thriller in bianco e nero.
Mentre tensione e ritmo risultano sapientemente gestiti e Neeson, che non ci risparmia nemmeno violenti scontri corpo a corpo, si riconferma uno degli attori più adatti a ruoli di questo tipo. D'altra parte, avevano provveduto già Io vi troverò (2008) di Pierre Morel e A-Team (2010) di Joe Carnahan a testimoniarlo, anche se qui siamo più dalle parti dell'intrigo spionistico che dell'action-movie nudo e crudo.

Unknown - Senza identità Regista de La maschera di cera (2005) e Orphan (2009), lo spagnolo Jaume Collet-Serra torna dietro la macchina da presa - di nuovo sotto la produzione di Joel Silver - per trasporre sullo schermo Out of my head, romanzo di Didier van Cauwelaert. Su script a firma di Stephen Cornwell e Oliver Butcher, rispettivamente regista di Philadelphia experiment 2 (1993) e sceneggiatore Dr. Jekyll e Miss Hyde (1995), ciò che viene fuori è un serrato e coinvolgente intrigo dal sapore hitchcockiano che l’ottimo Liam Neeson, non nuovo a pellicole che lo vedono impegnato a sbarazzarsi “manualmente” dei cattivi, sostiene a dovere. Come pure il resto del cast, al servizio di circa 113 minuti che Collet-Serra non solo fornisce di notevole ritmo narrativo, ma gira con la consueta, grande capacità tecnica.

7

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