The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1, la recensione del film

L'eternità è davvero solo l'inizio? Recensione del capitolo finale della Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1.

The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1, la recensione del film
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Dopo anni passati dietro la saga, tra speciali, recensioni, news, conferenze stampa ed eventi vari, sentiamo davvero la necessità che vi introduca, ancora una volta, quello che si è affermato come il fenomeno letterario prima e cinematografico poi degli ultimi quattro anni? Alla parola Twilight sappiamo tutti di che cosa si parli, anche solo per sentito dire: vampiri che si riempiono di glitter se esposti al sole, ragazzine deliranti, una mitologia stravolta come se niente fosse, parrucche di ogni forma e tonalità... o semplicemente qualsiasi gossip, innocuo o maligno, possa girare attorno a una pellicola che di fatto ha avuto un successo superiore a ogni aspettativa. Qualsiasi cosa gli si dica, Twilight continua a riempire i cinema come pochi altri film negli ultimi anni, proteggendosi con il suo solido fanbase da qualsiasi attacco esterno. Inutile quindi girarci attorno, sbuffare o sospirare (chi ci crede che non c’è nemmeno uno tra voi lettori che non aspetti curioso di vedere che cosa succederà ancora a Bella ed Edward?) e affrontiamo una volta per tutte questo quarto capitolo della saga. Signori e signore, ragazzi e ragazze, vampiri e licantropi, team Edward e team Jacob, prendete posto e mettetevi comodi, sta per iniziare The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte I.

Dove eravamo rimasti?

Dove Eclipse termina con l’accordo tra Edward (Robert Pattinson) e Bella (Kristen Stewart) che si sarebbero sposati, Breaking Dawn comincia con l’arrivo nelle case di parenti e amici dell’atteso invito alle nozze. Uno degli eventi più spettacolari di Forks, visto l’impegno che tutti i Cullen, soprattutto Alice (Ashley Greene), stanno mettendo nell’organizzare una cerimonia perfetta sotto tutti i punti di vista. I due riescono a superare indenni parenti e amici, disguidi e preoccupazioni e persino Jacob (Taylor Lautner) riesce a ballare con la sposa per un’ultima chiacchierata tra “caldi” e partono per l’isola Esme, meta del loro viaggio di nozze. Nonostante i vari ed estenuanti, soprattutto per Bella, tentativi di resistere alle tentazioni della carne, il periodo trascorso insieme si conclude con un’inaspettata gravidanza che, per il suo carattere raro e dalle poco documentate origini, rischia di mettere in pericolo l’intera vita dell’appena sposata signora Cullen. Edward è fuori di sé, Bella vuole tenere a tutti i costi il bambino e i licantropi vedono tutta la faccenda come una grossa minaccia per l’intera Forks. Ogni giorno che passa la ragazza diventa sempre più debole e la minaccia di una imminente battaglia finale è sempre più vicina.

Dove andremo a finire?

Se non avete mai letto i libri, vi siete tenuti lontani da ogni fansite e avete anche evitato di aprire i giornali in determinati momenti dell’anno, sarete tra i pochi che, alla fine di The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte I rimarranno con il fiato sospeso e il dubbio famelico di scoprire cosa potrà ancora mai succedere (e anche quelli a cui consiglierei di non leggere questo paragrafo). Per tutti gli altri il finale è già dietro l’angolo e sembra promettere di avvicinarsi allo spettatore esattamente come le parole di Stephenie Meyer lo hanno descritto nei suoi libri. L’autrice, infatti, sempre presente sul set fin dalle origini del progetto, per quest’ultimo capitolo ha vestito i panni del produttore cinematografico e ha controllato che il lavoro svolto da Melissa Rosenberg non si allontanasse troppo dalla sua idea di base. Breaking Dawn è un romanzo di ben 754 pagine: troppe per essere ristrette in un solo film, eppure non abbastanza per poter reggere il peso di due pellicole. “Quando ho letto il libro, il momento in cui Bella apre gli occhi improvvisamente e sono rossi, mi ha proprio scosso”, dichiara la sceneggiatrice, “Non è stato affatto un momento in cui mi sono stupita, piuttosto quell’istante racchiudeva una certa ovvietà. Sentivo che era un punto di svolta naturale nella trasformazione di Bella, che passava da una condizione umana a una vita da vampira e madre. Sono proprio due mondi diversi per lei”. Una divisione pressoché ovvia dei due capitoli, con il primo che si conclude con la fine della vita mortale della protagonista, un vero sospiro ideale di sollievo visto quanto Bella abbia espresso con foga fin dall’inizio il suo desiderio di smettere di essere una goffa umana dal cuore palpitante. Non per ritirare in ballo la solita storia della mitologia completamente ignorata per creare dei vampiri che potenzialmente non hanno difetti -a parte quella strana irritazione cutanea per cui sbrillucicano sotto la luce del sole- ma chi darebbe mai torto alla nostra protagonista? Una narrazione un po’ gonfiata, una trama un po’ espansa che, nonostante non permetta di certo ai personaggi secondari di approfittare di questa vastità per farsi avanti (almeno non in questa prima parte), rimane comunque fedele alla costruzione narrativa originale, pur permettendo a entrambe le storie (la parte I e la parte II, per intenderci) di funzionare autonomamente.
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La triade

Twilight ormai deve il suo successo non solo alla storia scritta dalla Meyer che, con la sua sfacciata semplicità e quel gusto un po’ antiquato, è riuscita ad ammaliare milioni di lettrici. Ormai i volti degli attori scelti come protagonisti sono diventati iconici dei personaggi stessi, tanto che qualcuno fatica ancora a scindere le due cose. Partiamo quindi da loro: come se la saranno cavata questa volta? Il cambio di regista sembra aver fatto bene a tutto il cast (o almeno a quello che riesce a ritagliarsi cinque secondi di recitazione nel film) e Bill Condon riesce quasi a compiere il miracolo. Nelle sue descrizioni dei personaggi, Stephenie Meyer tende a sottolineare costantemente i tratti distintivi di ognuno di loro, tanto che alla fine nella mente del lettore rimane impresso a vita il sorriso sghembo di Edward e la goffaggine di Bella, caratteristiche che fino a questo momento non sono certo state espresse nel migliore dei modi da tutti i passati registi. Lode a Condon quindi per essere riuscito a far sorridere Edward Cullen... certo non per molto. Ovviamente è tornato subito ad essere il musone paranoico di sempre, ma nella prima parte della pellicola fa quasi piacere vederlo su di giri, sorridente mentre si prende gioco della sua compagna. E Bella che trascina i tacchi e nasconde scarpe basse sotto l’abito da sposa, che emozione! Quasi ci fa dimenticare quella sua brutta abitudine di recitare per ansimi e gemiti, cosa che comunque torna a farsi vedere. A proposito di lupi che perdono il pelo ma non il vizio, Jacob non si fa pregare due volte (anzi, nemmeno due minuti di runtime) per togliersi la maglietta e correre a petto nudo per i boschi. Giusto per non lasciarsi dire che aveva fatto pace con l’armadio. Sarcasmo a parte, Robert Pattinson, Kristen Stewart e Taylor Lautner dimostrano di essere ormai completamente affini con i loro personaggi, tanto da influenzarli intimamente con abitudini e movenze, preferenze ed espressioni: difficile scindere l’attore dal personaggio, dopo anni in cui i due si sono mossi di pari passo. Meno brillanti sicuramente le interpretazioni degli altri membri del cast che, fatta eccezione per Boo Boo Stewart e Julia Jones, non trovano spazio di esprimersi e rimangono relegati a piccole apparizioni sporadiche, spesso talmente inaspettate (visto il totale monopolio del trio) da risultare ridicoli.

Dramma VS sentimento

The Twilight Saga: Breaking Dawn è un film palesemente diviso in due comparti: ma non intese come le due pellicole che si susseguiranno separatamente al cinema, qui si parla di una scissione interna alla trama. Per la prima ora, infatti, la pellicola ruota attorno all’atteso matrimonio, tra preparativi, cerimonia e viaggio di nozze. Un cadenzare lento di eventi che spinge il pedale sulla capacità dei fan di trasformare la curiosità in emozione, puntando i riflettori sul coronamento del sogno d’amore di Bella ed Edward. Tutto molto bello, se il film che state vedendo in realtà avviene nella vostra testa, perché sullo schermo, praticamente, non succede davvero nulla di interessante e quando la prima notte di nozze le cose dovrebbero farsi più dinamiche, la macchina da presa sfuma su ricordi e veleggi di piume bianche. Poi il sentimentalismo fa spazio al dramma e nel momento in cui il bambino nella pancia di Bella diventa il vero protagonista, la situazione migliora, riempiendosi di una leggera tensione emotiva che scuote lo spettatore dal torpore e lo riporta con l’attenzione fissa sullo schermo. A proiezione finita sembra che il regista abbia voluto accontentare i diversi tipi di pubblico, inserendo nella sua pellicola due storie che si intrecciano tra loro, cedendosi il passo a vicenda. Il tutto è condito da un discreto comparto degli effetti speciali che fanno sfoggio di se stessi soprattutto nella parte finale del film, in cui tutta la sofferenza di Bella si esprime in una trasformazione fisica impressionate e cruda, visivamente e acusticamente credibile ed empatica, come nella saga non si erano mai viste. Finalmente possiamo dire addio ai ceroni di polvere di riso (che fanno capolino solo raramente, a causa del riverbero delle luci) e dare il benvenuto a personaggi dalla carnagione quasi umana e che, per la prima volta nella loro vita cinematografica, non fanno sfoggio nemmeno della loro personalissima collezione di parrucche (che tanto invece ci avevano terrorizzato nel primo banner promozionale del film). Bill Condon sembra essere riuscito a tirare fuori il meglio non solo dal cast, ma anche dalla sua crew. Certo, ci sono comunque momenti che avremmo di gran lunga preferito non vedere (come la poco credibile scena della conversazione telepatica che avviene del branco di lupi o la ridicolmente religiosa rivelazione dell’imprinting), ma al regista va riconosciuto il merito di essere riuscito a dare alla storia un alone di realismo del tutto nuovo, evidenziando i comportamenti tipicamente umani dei protagonisti e rimettendoli, nonostante gli argomenti piuttosto adulti, sulla stessa fascio d’età dello spettatore tipo.

Second opinion, a cura di Marco Lucio Papaleo

Già sappiamo che il voto dato al film farà scalpore, e sarà fonte di infinite polemiche a proposito dei nostri metri di giudizio e/o sulla rovina per il cinema, la letteratura, o lo scibile umano tutto che rappresenta una serie come Twilight. Ebbene, ora che è arrivato il penultimo capitolo di questa famigerata saga, per la gioia di molti e il disdegno di altrettanti, personalmente mi sento di dire che concordo col giudizio di Antonella. Nessuno mette in dubbio che la fonte da cui si attinge non sia certo il miglior esemplare di romanzistica, ma abbiate la compiacenza di accettare che Twilight non è (e non vuole) essere un romanzo gotico, ma una storia d'amore con accenni fantasy, destinata a un pubblico ben preciso. Che per inciso, in questo film, nonostante alcuni difettucci, può trovare tutto ciò che cerca, compreso un ottimo esempio di riduzione da libro a film, se si esclude una prima parte un po' prolissa e una centrale un po' involontariamente ridicola (ma è un difetto della fonte originaria). L'ultima mezz'ora, in particolare, risulta assai convincente, soprattutto dal punto di vista tecnico (niente che non si sia già visto: ma anche niente di quel che temevamo). I fan lo adoreranno. Gli altri, possono anche starne alla larga, se preferiscono. Ma vi assicuriamo che il giudizio complessivo, rispetto al genere e al target, è ampiamente giustificato.

The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1 Onestamente mi sembra di averlo detto tutte le volte (rinnegandomi poi l’anno successivo) ma The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte I si potrebbe definire il migliore film della serie. Bill Condon si inserisce perfettamente nella tradizione portata avanti dai suoi predecessori, sfruttando anche alcune delle idee visive portate sullo schermo da Catherine Hardwicke durante l’esordio della saga: panoramiche sulla foresta e bagliori ricordano molto il primo Twilight. Il film si fa purtroppo carico anche di tutti i difetti del libro da cui è tratto, oggettivamente molto lento e per la maggior parte inconcludente. Si migliora però, rispetto ai suoi predecessori, per l’umanità dei personaggi, la fotografia e gli effetti speciali (certo, qualcuno prima o poi dovrà insegnar loro a fare i lupi in digitale in modo che siano credibili!) e conferma, ancora una volta, l’eccellenza della scelta musicale per la colonna sonora, sempre coerente e piacevolmente fruibile anche indipendentemente dalla pellicola. Potremmo spendere mille parole su The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte I, ma la verità è che, ancora una volta, il progetto soddisfa le richieste del suo target di riferimento, vero motore propulsore di tutto il fenomeno e destinatario privilegiato di ogni scelta registica e produttiva.

7

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