The Amazing Spider-Man, la recensione: il ritorno dell'Uomo Ragno

Marc Webb firma uno dei migliori cinecomic degli ultimi anni: la recensione di The Amazing Spider-Man.

The Amazing Spider-Man, la recensione: il ritorno dell'Uomo Ragno
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Nell'attuale stagione cinematografica, così ricca di cinecomic di sicuro interesse e presa sul pubblico, un posto di riguardo spetta certamente a The Amazing Spider-Man. Uno dei personaggi della scuderia Marvel più universalmente amati e conosciuti, protagonista, inoltre, di una trilogia filmica di straordinario successo nel primo decennio del nuovo secolo.
In fase di recensione del nuovo film sull'arrampicamuri non ci soffermeremo più di tanto sulla genesi fumettistica del personaggio, sulle sue incarnazioni e sul come e perché Sam Raimi -artefice del trittico con protagonista Tobey Maguire- abbia gettato la spugna riguardo alla realizzazione di un quarto episodio e abbia lasciato campo libero ad un subitaneo reboot ad opera del giovane (e talentuosissimo) Marc Webb: per quello vi lasciamo agli speciali che stiamo pubblicando di settimana in settimana e che potete sempre trovare sulla nostra pagina evento.
Sebbene valuteremo il film a sé, nelle sue qualità intrinseche e rapportandolo alla sua classica controparte fumettistica, il confronto con i film di Raimi sarà tuttavia inevitabile, visto che la necessità di differenziarsi ha sicuramente influito sulla produzione di The Amazing Spider-Man.
Ma ogni cosa a suo tempo: iniziamo scoprendo i personaggi e la trama di TASM.

Quella di Peter Parker (Andrew Garfield) è la vita comune di un liceale newyorkese, divisa tra scuola e interessi personali. Peter non è certo il ragazzo più popolare dell'istituto, ma riesce a barcamenarsi fra le angherie dei bulli e la scarsa popolarità con le ragazze grazie anche ad una certa riottosità cinica che usa come scudo contro quello che può ferirlo. Il fatto di essere orfano l'ha indubbiamente segnato: quand'era ancora molto piccolo Richard e Mary, i suoi genitori, dopo aver subito un'irruzione in casa lo lasciarono in custodia agli zii paterni, per poi scomparire nella notte e morire poco tempo dopo in un misterioso incidente aereo. Vissuto con gli amorevoli zii Ben e May (Martin Sheen e Sally Field), Peter dimostra dunque un'intelligenza spiccata e una sincera affezione nei confronti degli zii, ma inevitabilmente avverte la mancanza di qualcosa nella sua vita. La scoperta in cantina di una vecchia borsa appartenuta al padre lo spinge alla ricerca dei motivi della loro scomparsa, probabilmente legati ad alcune formule chimiche incomplete che trova tra gli appunti del padre, marchiati col simbolo della Oscorp Corporation. Intenzionato a risolvere il mistero, il ragazzo entra in contatto con il dottor Curtis Connors (Rhys Ifans), esimio biologo ed ex collega e amico del padre. La sua visita alla multinazionale, tuttavia, innescherà una serie di terribili -e al contempo meravigliosi- eventi, che porteranno Peter ad acquisire gli incredibili poteri di Spider-Man, ad intessere una relazione con la compagna di classe Gwen Stacy (Emma Stone) e ad intraprendere un lungo, e soprattutto doloroso, cammino dell'eroe, che lo condurrà anche allo scontro con lo stesso Connors, nel frattempo divenuto il bestiale Lizard.

Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. E la responsabilità che si è accollato Marc Webb nel voler realizzare TASM ha quasi dell'incosciente, ma Sony ha visto assolutamente giusto scegliendolo. Rischiando, sicuramente, ad affidare un reboot d'importanza strategica nelle mani di un giovane che tanto talento aveva dimostrato con i video musicali di tanti grandi artisti e, soprattutto, con la miglior commedia romantica degli ultimi dieci anni [(500) giorni insieme] ma che non dava alcuna assicurazione a riguardo di un film di supereroi, per di più con al centro un personaggio così noto e importante.
Confrontarsi con l'estro, la maestria tecnica, il senso del pathos di un maestro come Raimi avrebbe spaventato qualunque giovane regista, ma Webb si è rimboccato le maniche e il risultato è di tutto rispetto, producendosi in un film vibrante, attento, che mescola sapientemente azione, commedia, un pizzico di ironia e una discreta dose di romanticismo, il tutto con i giusti tempi. E, soprattutto, con un occhio di riguardo alla fonte di ispirazione.
Intendiamoci: le licenze rispetto ai comics ci sono (senza spoilerare nulla, riferendoci a quanto si nota anche dal trailer: Gwen conosce ben presto l'identità segreta di Peter, e il Capitano Stacy non parteggia, almeno inizialmente, per Spidey) ma comunque molte meno rispetto a quante se ne prese, all'epoca, Raimi, in maniera più (Norman Osborn, Doc Ock) o meno (la stessa Gwen, Venom) convincente. L'importante non è essere pedissequi (bisogna poi vedere a cosa, vista la moltitudine di revisioni e universi paralleli) quanto riproporre feeling e significato dell'opera originale.
E, da questo punto di vista, TASM è molto più fedele al fumetto di ogni altra trasposizione precedente,

" Webb si è rimboccato le maniche e il risultato è di tutto rispetto"

continuando con successo l'approccio già visto in altri Marvel Movies, equilibrando elementi presi dalla serie classica (il rapporto con Gwen e Flash Thompson, ad esempio) con altri della serie Ultimate (come una zia May più giovanile). Difficile dire in che percentuale ciò di quanto proposto sia una scelta autoriale e quanto sia invece stato pensato e attuato per differenziarsi dalla trilogia di Raimi (un esempio per tutti: l'apprezzato ritorno dei lanciaragnatele e l'accantonamento della ragnatela organica e delle altre caratteristiche tecniche '2099' dello Spidey interpretato da Tobey Maguire): quello che importa, anche in questo caso, è che il tutto funzioni, e per nostra fortuna funziona alla grande.

Prendiamo ad esempio la figura stessa di Peter: “Brillante, ma pigro” lo definivano Otto Octavius e lo stesso Connors in Spider-Man 2. Qui non è semplicemente un 'nerd' che apprende duramente una lezione sulla responsabilità. In TASM Peter è effettivamente un piccolo genio con la limitata visione del mondo di un teen-ager, la cui intelligenza spicca anche in maniera pratica nelle situazioni di pericolo, reagendo inoltre con il sarcasmo proprio del personaggio nei fumetti, con il quale si fa scudo nella vita di tutti i giorni e al contempo sdrammatizza i combattimenti.
Nonostante qualche evidente omaggio a Raimi (ma anche qualche riuscito riferimento plurimo ad altri film, come Jurassic Park) e alla ormai rodata produzione dei Marvel Movies di cui è solo l'ultimo esponente (dopotutto il produttore è sempre lui, il geniale e inossidabile Avi Arad) Webb decide per un approccio per niente superficiale, al di là di un'apparente aria scanzonata ma in realtà più 'realistica' (nei limiti che comporta questo termine relativamente al genere) dei tre S-M di Raimi o dei film Marvel Studios, spesso più sopra le righe in molti frangenti.
Webb sembra quasi guardare ad un approccio nolaniano alla vicenda, dando molta importanza alla formazione dell'uomo (anzi, del ragazzo) dietro alla maschera, più che alla creazione dell'eroe.
Il film si apre difatti con il flashback sull'infanzia, e la nascita di Spider-Man non è dovuta al caso come da tradizione, ma si potrebbe parlare quasi di 'destino' (riprendendo alcune tematiche retcon degli ultimi anni). In realtà, ad una lettura attenta, è tutto frutto delle conseguenze delle azioni di Peter e dei suoi genitori: e qui Webb riesce ad andare al di là dell'inserimento di semplici cliffhanger e riferimenti per inserire poi altri personaggi nei prossimi film (come Norman Osborn o J Jonah Jameson), riuscendo pertanto a portare avanti una godibilissima trama verticale che espanderà non solo il plot, ma anche la personalità di Peter, con l'avanzare degli episodi. Un approccio simile a quanto già visto, ad esempio, nella saga di Harry Potter. È, questo, un elemento di novità nei cinecomic: in questo caso il personaggio non solo cresce, ma non smette di crescere: la vera entità delle parole di Zio Ben e di George Stacy non è palese al ragazzo, che in quanto adolescente non ha ancora ben chiaro cosa voglia dire davvero la parola 'responsabilità' e la differenza tra gli interessi personali e il bene comune assolutamente disinteressato. Un vero e proprio “Spidey Begins” dunque, nonostante una chiara differenza di età e mezzi fra Peter Parker e Bruce Wayne, che tuttavia rendono ancora più simpatico l'amichevole ragno di quartiere per il pubblico di riferimento.
Lo script, sotto la patina del supereroe liceale, nasconde una discreta profondità, rivelata dalla maggior parte dei personaggi soprattutto quando interagiscono tra di essi: innanzitutto Peter e Connors, entrambi alla ricerca di 'un pezzo mancante' nelle loro vite, entrambi alle prese con scelte importanti che comporteranno la vita o la morte di altre persone.
Ogni persona con cui Peter si confronta gli lascia qualcosa, ma non è detto che Peter sia pronto ad accettare o comprendere le sfaccettature di quello che tutto ciò comporta. “Tutti i segreti hanno un prezzo” lo ammonisce zia May. Uno dei dialoghi più intensi del film è proprio quello col capitano Stacy, personaggio tutt'altro che sottovalutato e dozzinale.
E infine, il discorso sulla responsabilità,

"In TASM, Peter Parker non è semplicemente un 'nerd' che apprende duramente una lezione sulla responsabilità"

che si sposta da un piano meramente supereroistico ad uno umano. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità” è il motto della serie, da cinquant'anni. “Io credo davvero che il singolo possa farla, la differenza” era invece il parere del 'passante' Stan Lee in Spider-Man 3. E in TASM le parole dello Zio Ben suonano più simili a questa versione: non si parla più di un grande potere, ma delle singole potenzialità di ognuno, nel proprio piccolo quotidiano. Non è più quel che Peter sente di dover fare in quanto Spider-Man, ma quello che sente di dover fare in quanto essere umano. “Se uno ha la possibilità di fare del bene a qualcuno, ha la responsabilità di farlo”: è meramente una questione di onestà, di maturità, non una morale spicciola da eroe integerrimo che si immola. Webb insiste molto sul concetto di 'maturità individuale' mettendolo così a confronto con i doveri civici del cittadino comune.

Ma in tutto ciò non dimentichiamoci dello spettacolo spicciolo, che non manca di certo e che appassiona un pubblico trasversale per età e genere. La storia d'amore tra Peter e Gwen (e non potevamo aspettarci altrimenti, visto il regista) funziona a meraviglia, in modo realistico e convincente. I personaggi, come già detto, sono sfaccettati, ma il film non vanta la 'pesantezza' (passateci il termine, non inteso come spregiativo ma come distintivo) dei Batman nolaniani, restando sempre fresco nel quotidiano e appassionante nelle scene d'azione, ottimamente congegnate e facili (ma spettacolari) da seguire. Certo, gli effetti speciali, benché riusciti, non riescono ad eguagliare quelli strabilianti di The Avengers, ma le emozioni non mancano di certo.
Merito anche dell'alchimia e dell'ottima scelta di attori, Garfield in primis, moderna incarnazione ben più somigliante (per indole e fisico) al moderno Peter di quanto non lo fosse Tobey Maguire. Il suo Spidey, per movenze ed aspetto, è impressionantemente fedele alla controparte cartacea, dinoccolato e agile, ma anche buffo o inquietante in certi suoi incedere. Gwen, inoltre, non è solo un 'semplice' love interest ma una figura presente e, per certi versi, risolutiva nell'evoluzione dell'intreccio. Lizard invece non è incisivo quanto ci si poteva aspettare, ma è comunque un personaggio ben costruito (e interpretato) che inoltre non smette di esaurire una funzione con questo primo capitolo: l'andazzo in divenire della trama (e lo possiamo notare anche dalla criptica scena post-titoli di coda), infatti, promette nuovi sviluppi.

Discorso a parte merita la stereoscopia della pellicola, curata e all'avanguardia, e creata anche grazie ai consigli di James Cameron, guru del 3D. Noi abbiamo visionato il film due volte in due cinema diversi, all'anteprima stampa e a quella VIP. Poco sorprendentemente abbiamo così riscontrato come la tecnica della sala e la luminosità della proiezione influisca pesantemente sulla qualità dell'effetto tridimensionale. Il film, inoltre, vanta un utilizzo della tecnologia molto selettivo: durante le scene di vita quotidiana l'effetto è difatti molto blando, aggiungendo poco o niente alla visione. Durante le scene d'azione (d'ambientazione peraltro solitamente piuttosto buia o notturna) il 3D invece si accende e riesce a slanciare lo spettatore in uno spericolato web crawling tra i grattacieli di Manhattan. Le scene che effettivamente sfruttano la stereoscopia, dunque, rendono molto, ma si tratta, all'incirca, solo di un terzo della pellicola: per i restanti due terzi potreste quasi togliere gli occhialetti senza rilevare differenze.

The Amazing Spider-Man Spider-Man torna, atteso da un pubblico esigente e curioso, se non, addirittura, sospettoso, visto che in massima parte è affezionato alla precedente versione di Sam Raimi e, a torto o ragione, storce il naso per le differenze che può ritrovare in questa nuova versione, indipendentemente dalla fedeltà al fumetto originale. Ebbene, siamo felici di rassicurare tutti sulla qualità, la cura e il rispetto verso i fan con cui TASM si presenterà agli inizi di luglio in tutti i cinema, in ben 900 copie (un numero considerevole, per l'attuale mercato estivo italiano). Garfield incarna alla perfezione i movimenti, le timidezze e le angosce del 'pavido Parker' e della sua controparte supereroica, anche grazie alla sapiente direzione di Webb, decisamente a suo agio e pieno di risolutezza anche di fronte ad una sfida tutt'altro che semplice. Senza dubbio uno dei migliori cinecomic degli ultimi anni: un film che non fa rimpiangere la serie di Raimi, dalla quale si differenzia risultando addirittura migliore dal punto di vista filologico. Thwip!

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