Speciale Intervista a Diego Stocco

Intervista esclusiva a Diego Stocco.

Speciale Intervista a Diego Stocco
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Immaginate di essere a Rovigo nei primi anni ottanta. Prima di cominciare a domandarvi cosa possa accostare la città del Veneto sud-orientale a Guy Ritchie e Conan Doyle dateci tempo di finire questa piccola introduzione. Dicevamo, siamo a Rovigo nei primi anni ottanta e in una casa della zona, un bambino di nome Diego Stocco, riceve in regalo una pianola dai suoi genitori, con la speranza di calmarlo un po'. Il primo passo all'interno del mondo della musica.
Flash Forward.
E' il 2010 e quel ragazzino di Rovigo vive ormai stabilmente in California, a Burbank, dove lavora come....Già, come? E' difficile racchiudere in una sola parola quello che il bambino ormai cresciuto fa per vivere: sound designer, compositore, inventore. Ognuna di queste occupazioni andrebbe bene, ma da sola non basterebbe. Perché Diego Stocco fa tutto questo e, molto spesso, allo stesso tempo. Un artista che riesce a tirare fuori la musica anche da un bonsai o da un microfono messo e mosso in mezzo a della sabbia è difficilmente inseribile all'interno di uno schema o di una categoria fissa. Ecco, forse abbiamo già adoperato la parola più giusta per descriverlo: artista. Se fossimo in un paese normale poi, i magazine dei vari telegiornali, nel momento in cui devono illustrare i successi dei giovani italiani che hanno avuto o stanno avendo successo, dedicherebbero attenzione a gente come lui, un figlio di un macellaio veneto finito a lavorare insieme ad uno dei più grandi compositori attualmente in circolazione, ovvero Hans Zimmer. E invece dobbiamo venire a sapere dal Tg2 che gli italiani da ammirare sono individui come John Elkann, individui di successo che a 28 anni sono già sposati e che a 34 occupano importanti posizioni dirigenziali all'interno del gruppo Fiat, omettendo però di sottolineare che quando sei il nipote di Gianni Agnelli magari la strada è un po' meno in salita. Terminata questa piccola digressione di costume, torniamo al nostro ospite Diego. Dipingere a parole quello che riesce a fare con le sue ricerche ed esperimenti musicali è piuttosto arduo. Non vogliamo fare degli inutili giri di parole per descrivere quello che può essere abbracciato appieno solo con le orecchie. Sarebbe alquanto arrogante da parte nostra e farebbe troppo "giornalista fighetto". Quindi, per farvi capire come e perché Hans Zimmer si sia interessato al lavoro di questo nostro connazionale, guardate questo video in cui lo vediamo alle prese con la costruzione (o distruzione? Il confine non è così netto) di un basso, che rinasce a nuova vita sotto forma di Experibass, una sorta di Transformer musicale che ha fortemente colpito l'autore degli score Black Rain, The Rock, Qualcosa è Cambiato e, più recentemente, L'Ultimo Samurai, il secondo e il terzo capitolo de I Pirati dei caraibi e Il Cavaliere Oscuro, composta insieme a James Newton Howard. Tanto da chiamarlo come solista per la colonna sonora di "Sherlock Holmes" di Guy Rithie. Come ha dichiarato lo stesso Zimmer al LA Times "Volevo sbarazzarmi della pomposità della grande orchestra, e scrivere solo per solisti (...) L'aspetto sempre presente nella nostra mente è che Sherlock Holmes è un violinista. Ma l'investigatore del film di Guy Ritchie è diverso dal solito: gioca con il caos, la moltitudine delle idee, le sinapsi che agiscono frenetiche. Cerco di suonare quello che passa nella mente di quest'uomo". Da semplici amanti della buona musica a digiuno pressochè totale di qualsiasi notazione tecnica in merito, possiamo affermare che il brano "Discombobulate" che introduce la pellicola di Mr. Rocknrolla rende perfettamente l'idea del turbinio mentale che alberga nella testa dello Sherlock Holmes interpretato da Robert Downey Jr. E se pensate che i battiti ritmici che sentite durante il pezzo siano ottenuti con delle banali percussioni siete fuori strada. Vedere per credere. Altrimenti a che servirebbe tutto il lavoro fatto da Diego Stocco al suo experibass? Prima di dare spazio all'intervista che Diego ci ha gentilemente concesso, con tutta la professionalità che contraddistingue molti nostri connazionali che si sono lasciati alle spalle certi modi di fare provinciali tipici della penisola, sappiate che il legame che unisce le sue attività professionali ed artistiche alle aree tematiche del network di Everyeye non si ferma solo all'ambito cinematografico. Se avete una console Wii e avete messo mano al First Person Shooter "The Conduit"  la persona che dovete ringraziare per l'ottima colonna sonora del titolo High Voltage è proprio il "qui presente" Diego Stocco.

Intervista a Diego Stocco

AB: Hans Zimmer è rimasto incredibilmente colpito dalle peculiarità sonore del tuo experibass. In un'intervista rilasciata al LA Times ha dichiarato che per quello che aveva in mente per il film di Guy Ritchie si trattava proprio di "mistreat&play" (credo che il doppio senso del verbo "to play" che tradotto in italiano può voler dire tanto "suonare" quanto "giocare" sia da intendere proprio in maniera prettamente ludica) con gli strumenti in maniera anti-intellettuale, cosa che di solito non avviene quando si lavora ad una colonna sonora, il che è particolarmente evidente nel risultato finale: lo score di Sherlock Holmes, proprio grazie alla sua varietà di sfumature sonore è rapidamente balzato in cima alle preferenze di molti (personalmente ti posso dire che "Discombobulate" è in heavy rotation costante nel mio iTunes da dicembre a questa parte). Come è stato mettersi al servizio di un compositore leggendario come Hans Zimmer? In che maniera sei uscito artisticamente arricchito dalla collaborazione con il Maestro tedesco e con gli altri solisti come Lorne Balfe, Ann Marie Calhoun, Tina Guo, Aleksey Igudesman, Davey Johnstone?
DS: Lavorare con Hans Zimmer è un'esperienza notevole, oltre ad aver scritto delle colonne sonore memorabili, è anche un grande sperimentatore ed esperto di tecnologie musicali.
Gli puoi citare l'ultimo dei plugin appena usciti sul mercato ed essere sicuro che lo conosce. Il suo studio è una meta da sogno per ogni amante dei sintetizzatori, basta guardare le foto per capire il perché.
E' proprio per via di questa sua passione per la ricerca sonora che mi ha notato e voluto come uno dei solisti in Sherlock Holmes. Avevo appena costruito l'Experibass e fatto il video quando mi ha contattato.
In Sherlock Holmes c'è stato molto spazio per la sperimentazione, in questo senso Hans mi ha incoraggiato fin da subito. L'altro elemento importante è stato trasmettere una forte carica musicale, dove lo strumento è spinto al limite e suonato in modo viscerale. Sicuramente lavorare con lui è un esperienza dal quale si imparano tante cose, ed è un grande onore per me aver suonato in una colonna sonora così ambiziosa ed articolata. Ho conosciuto anche gli altri solisti, tutti musicisti fantastici che adorano la musica e riescono a trasmetterlo chiaramente nelle loro performance.


AB: In un video che tu stesso mi hai mostrato (lo ammetto, questo mi mancava nonostante su youtube e vimeo ne avessi già visti diversi altri) parli con Hans Zimmer di pomodori, di buon sugo per la pasta e del fatto che per preparare una buona salsa di pomodoro ci vuole una perfetta bilanciatura d'ingredienti, cottura e, naturalmente, materia prima. E' così anche per i vari elementi che concorrono alla realizzazione di uno score riuscito?
DS: Certamente. Come per l'arte culinaria, in musica è necessario saper dosare le cose nella giusta maniera. Se si esagera troppo in un senso o nell'altro si perde la concezione dell'insieme.


Photo of Hans Zimmer and Diego Stocco courtesy of Pete 'Oso' Snell

AB: Nei video in cui sei alle prese con la tua creazione, l'experibass, riesci a creare un contesto sonoro utilizzando lo strumento nei modi più vari: come strumento a corda, sfruttando la cassa armonica come una percussione, pizzicando e picchiando le corde con delle forchette...Come vengono concepite e poi amalgamate queste fasi in cui un singolo strumento viene "spezzettato" e "moltiplicato" per poi essere rimontato creando un insieme unico? Per come la vedo io, l'experibass ti rappresenta appieno perché il tuo stesso esprit creativo è formato da tanti lati diversi, sound designer, compositore, inventore. Tante facce differenti che concorrono a formare la tua personalità unica di artista. Ti trovi d'accordo con questa lettura? Peraltro, mi pare che il rapporto che si viene ad instaurare con l'experibass sia estremamente intimo, o è una mia impressione?
DS: Hai visto giusto, l'Experibass è come un parco giochi per me. 
Prima di tutto è divertente da suonare perché lo uso sia come strumento ritmico che tonale, e secondo mi permette di sperimentare tantissime tecniche diverse.
Per esempio, posso usarlo come cassa di risonazanza per ogni tipo di oggetto, cambiare tipo di corde (metallo, budello, corde di chitarra, basso, arpa, etc..), provare diverse accordature.
Quello che vedi nel video in pratica mostra come i vari elementi entrano a far parte della composizione, non è un videoclip dove mimo quello che ho suonato, il video è stato filmato mentre registravo i vari takes. Tutti i miei video sono fatti così. In genere parto con la sezione ritmica, registro tutta la traccia, poi passo al secondo elemento, poi al terzo e via così fin quando il brano diventa completo.


AB: Tu stesso hai affermato che con l'experibass c'è molta interazione. L'interazione è l'elemento che contraddistingue principalmente i videogames dal cinema. Come cambia, ammesso che cambi, il tuo modus operandi nel momento in cui devi lavorare allo score di The Conduit piuttosto che a quello di un film? Quali sono le differenze e le simulitudini dei due processi creativi?
DS: Da un punto di vista di prodotto finito, film e videogiochi sono due mondi diversi. La colonna sonora in un film una volta finita rimane sempre la stessa, in un videogioco invece è dinamica e viene modificata dall'engine in base a come si evolve il gioco. Per quel che riguardo il processo creativo io personalmente non faccio differenze, in entrambi cerco sempre di dare il meglio e di scoprire sonorità uniche e interessanti. Partendo dall'idea di base cerco di capire quali sono le sonorità più adatte al progetto, e di conseguenza costruire strumenti che mi permettano di ottenerle.

AB: Quest'anno abbiamo già avuto l'onore d'intervistare un altro talento italiano attivo ormai da tempo negli Stati Uniti presso Pixar Animation Studio, ovvero sia lo storyboard artist Enrico Casarosa. Ed ora abbiamo la fortuna d'incontrare anche te. Per quanto banale possa sembrare la domanda che ti sto per fare, penso che abbia una sua utilità concreta soprattutto ora che, in Italia, molti ragazzi e ragazze, più o meno dotati, non riescono ad avere la possibilità d'esprimere il loro potenziale per varie ragioni. Nonostante i risultati già brillanti che stavi ottenendo qua in patria su progetti ai quali hai lavorato con la compagnia Kataklo, con Daniel Ezralow e con importanti emittenti radiofoniche come Radio 105, Radio Montecarlo ed RDS hai fatto i bagagli e sei emigrato ad L.A. Che consiglio puoi dare a chi vive con la tentazione di fare altrettanto?
DS: Partirei con una premessa. Ognuno ha una storia a parte ed è difficile dare risposte assolute su un argomento complesso come questo. 
La prospettiva di vivere e lavorare a Los Angeles può essere vista come un traguardo importante, ma è allo stesso tempo anche un sfida notevole.
Quello che alcuni non sanno, e lo deduco dalle email che ricevo, è che trasferirsi è tutt'altro che semplice, prima di tutto per via degli articolati aspetti legali.
Sia che si pensi ad un trasferimento per lavoro o per studio è fondamentale tenere in mente che la concorrenza è accesissima, ogni anno tantissimi musicisti ed artisti da ogni città del mondo, incluse le città Americane, arrivano a Los Angeles per trovare un loro spazio. Altri fattori importanti secondo me sono, mettere in conto cosa si lascia quando ci si trasferisce, famiglia, amore, amicizie, luoghi e altro, tener presente l'altissimo costo della vita a Los Angeles, e prepararsi ad interagire in una lingua diversa, con persone e modi di fare diversi.
Lo so per certo che ci sono tante altre persone di talento in Italia, e a tutte loro, qualunque sia la loro scelta, faccio tantissimi auguri per un ottimo futuro!

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