Recensione Senna

Vita, morte e miracoli sportivi del più grande dei campioni: Ayrton Senna

Recensione Senna
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Anche se al giorno d'oggi gli sportivi più noti e idolatrati sono senza dubbio i calciatori, il fascino dei piloti sportivi ha sempre avuto un alone quasi leggendario, forse in virtù del fatto che per sfrecciare su un bolide lanciato a tutta velocità è necessario più che il mero talento sportivo: ci vuole coraggio da vendere.
Tra i corridori che si sono conquistati un posto negli annali delle corse automobilistiche c'è sicuramente da annoverare, direttamente in pole position, il brasiliano Ayrton Senna, vero e proprio idolo delle folle a cavallo degli anni '80/'90.
I suoi esordi, la sua filosofia di vita, le sue rivalità, i suoi trionfi e la sua tragica dipartita in quella maledetta domenica di maggio del 1994 sono ora raccontate in Senna, documentario ad opera del regista premio BAFTA Asif Kapadia, deciso a commemorare il grande campione attraverso l'utilizzo di materiale d'archivio e testimonianze esclusive.

Più che un semplice sportivo

Nato nel 1960 a San Paolo del Brasile, Senna è unanimamente considerato uno dei piloti che ha maggiormente lasciato un'impronta nel mondo della Formula Uno. Tre volte campione del mondo nel 1988, 1990 e 1991, con un quarto titolo praticamente vinto anche nel 1989 ma invalidato per dubbie questioni tecnico-sportive, Senna detiene il record di pole position conquistate nella storia dei Gran Prix, ed è il terzo pilota di tutti i tempi a livello di vittorie complessive. Un genio del volante testardo e determinato, particolarmente versato nelle rimonte teoricamente impossibili, e imbattibile sul bagnato, come dimostrato innumerevoli volte nel corso delle sue gare.
Ma, oltre che un grande sportivo, Ayrton è stato, sia in vita che in morte, un simbolo per il suo paese, il Brasile, che ai tempi versava in un forte stato di degrado. Senna era l'icona dell'onestà, della bontà d'animo, della determinazione di un popolo credente e fattivo, al di là delle avversità e delle brutture. Il significato dell'incredibile popolarità del campione nel suo paese trascende quindi le ragioni sportive e si cala nell'umano bisogno di modelli di riferimento positivi e vincenti: da qui il suo mito, raccontato in questo lungo e appassionante documentario.

Il campeão e il professore

La vita di Ayrton Senna sarebbe materiale privilegiato per un biopic di lusso, e sembra quasi strano che ancora nessuno ad Hollywood ci abbia pensato. I suoi tratti caratteriali e le mille sfaccettature della sua personalità, così quella del rivale di sempre Alain Prost, sono difatti perfette per la rappresentazione su schermo, così come tante altre figure che si muovono intorno a lui, dall'allora presidente della Federazione di Formula 1 Jean-Marie Balestre a quella dell'amico dottore Sid Watkins.
Ma l'avere a disposizione una gran quantità di materiale originale, relativo non solo alle corse ma anche ai retroscena delle stesse e alla vita privata del pilota, rende forse maggior giustizia all'integrità di una storia già epica nella sua veridicità, senza bisogno di effetti speciali o di grandi attori.
Specialmente quando l'espressività dei volti di Senna e Prost è così evidente dai fotogrammi che Kapadia, con grande accortezza, ha collezionato e magistralmente messo assieme.
La potenza espressiva di certe scene difatti è grandissima, e certe parole, uscite dalle bocche dei diretti interessati, riecheggiano nella mente, come scritte da un grande sceneggiatore. Eppure non c'è nulla di costruito, neanche nelle linee di dialogo più “esaltate”: dalle piccanti frecciatine di Prost al fanatismo religioso di Senna, fino alle autoritarie parole di Balestre: “La decisione giusta...è sempre la mia decisione”.
Ayrton ha un piccolo problema: pensa che non sia possibile per lui uccidersi. Ma questo è pericoloso per tutti noi.” affermò invece Prost all'apice della sua rivalità con Senna.
Il cardine del film sta proprio della dualità di queste due figure, il pragmatico francese e l'idealista brasiliano, tratteggiate quasi come fosse un manga sportivo di quelli tanto in voga all'epoca degli avvenimenti narrati. Il documentario indugia sulla carriera di entrambi e non fa sconti a nessuno, mettendo in luce pregi e difetti di entrambi. Si concentra, tuttavia, sul mito, più che sulla spettacolarizzazione della sua morte e le eventuali derive complottistiche della stessa. Nonostante infatti lasci aperta alle più diverse possibilità tecnico-meccaniche la causa dello schianto del pilota sulla pista di Imola (quando invece è oramai comprovato che sia stato il piantone dello sterzo a cedere), la pellicola ci mostra l'accadimento duro e crudo senza ulteriori speculazioni, passando infine subitamente alle struggenti immagini del funerale, montate con estrema maestria.

Senna Non è mai facile realizzare un documentario come si deve, anche quando il materiale a disposizione è così interessante: eppure Kapadia svolge la sua mansione in maniera egregia, selezionando con cura il materiale più interessante per proporre, sia ai fan che ai neofiti, la figura di un campione sul quale c'è molto da raccontare. Il film è ben bilanciato nei suoi aspetti, e soprattutto è in grado di appassionare anche chi non si interessa allo sport, in virtù della straordinarietà di molte vicende e del marcato accento sulle figure umane all'interno degli abitacoli. E questo non è un pregio da poco.

7

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