Recensione Se sei così ti dico sì

Emilio e Belén coppia d'assi

Recensione Se sei così ti dico sì
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Con il volto dell'ottimo Emilio Solfrizzi della serie televisiva Tutti pazzi per amore, Piero Cicala è un cantante e paroliere che, oggi lavorante nel ristorante diretto dalla ex moglie Marta alias Iaia"I buchi neri"Forte, ha avuto il tipico successo balneare degli anni Ottanta con il tormentone Io, te e il mare, straordinario exploit, ma, allo stesso tempo, proverbiale fuoco di paglia alimentato da un immediato milione di dischi venduti e niente più.
La famosissima Talita Cortès, invece, cui concede anima e uno splendido corpo la Belén Rodriguez finora vista sul grande schermo solo in Natale in sud Africa, è l'icona mondiale del momento, approdata a Roma per il lancio del Talita's Secret, profumo del quale è testimonial.
Sono loro i protagonisti del quinto lungometraggio a firma di Eugenio Cappuccio, il quale, scritto dallo stesso insieme a Claudio Piersanti e Guia Soncini partendo da un'idea di Antonio Avati (anche tra i produttori del film), si concentra proprio sul casuale incontro tra i due in un grande albergo capitolino, dove l'uomo si trova ad alloggiare nell'attesa di prendere parte alla trasmissione televisiva della Rai I migliori anni, costruita sulle esibizioni delle cosiddette "meteore" dell'universo dello spettacolo e condotta da Carlo Conti.

La prima cosa Belén

Un lungometraggio che, ponendo inizialmente in scena il protagonista in un'inedita versione stempiata e con pochi capelli lunghi, parte in maniera tutt'altro che convincente, complici sia un fiacco ritmo narrativo che scelte poco felici, come quella d'inserire peti fuori luogo (vi sembrerà assurdo, ma occorre una certa abilità per distribuirli nel corso di un film).
E' solo a partire dalla sequenza della conferenza stampa all'interno dell'albergo che l'insieme comincia a decollare, tirando in ballo anche un parrucchino pronto a scollarsi dalla testa di Piero, non poco emozionato a causa dell'imminente esibizione televisiva.
Sequenza da cui Cappuccio inizia a cambiare registro, ricorrendo ad un ritmo più veloce atto anche ad enfatizzare in maniera efficace quello frenetico che è alla base della vita dello show business; mentre l'incontro tra i due protagonisti finisce inevitabilmente per incarnare il confronto tra due diversi modi d'intendere il successo: quello di Piero, nostalgicamente legato al passato e ad una manciata di spensierate note musicali, e quello di Talita, incarnazione del concetto di popolarità del terzo millennio, nel quale la cosa più importante sono i soldi, spesso derivati soltanto da una disprezzabile legge dello spettacolo che vuole l'immagine e l'estetica al primo posto per attirare l'attenzione del pubblico.
E, se Solfrizzi si riconferma il bravissimo attore che abbiamo imparato a conoscere fin dai tempi del vanziniano Selvaggi, suo esordio cinematografico datato 1995, regalandoci uno strepitoso Piero Cicala non privo di sfumature malinconiche, Belén Rodriguez, che, per la gioia dei maschietti, sfoggia anche un tutt'altro che volgare nudo, dimostra di essere decisamente migliorata in fatto di recitazione, rispetto alla dimenticabilissima, succitata prova precedente al servizio di Neri Parenti.
Semmai, a non convincere del tutto è proprio l'esito finale dell'operazione, la quale, pur intrattenendo e divertendo in maniera gradevole lo spettatore, sembra chiudere con eccessiva fretta, lasciando intuire una certa mancanza d'incisività dovuta, probabilmente, ad uno script costruito su troppe poche situazioni capaci di conquistare in maniera più che sufficiente per i totali 100 minuti di visione.
Sebbene non poco intelligente risulti il messaggio che emerge, il quale, complice l'allegorica immagine del polipo lasciato nelle acque marine, testimonia che la libertà si raggiunge quando impariamo a vivere e convivere nel nostro habitat, bello o brutto che sia (questione del tutto soggettiva, tra l'altro).

Se sei così, ti dico sì Uno strepitoso Emilio Solfrizzi ed una non disprezzabile Belén Rodriguez sono gli ingredienti fondamentali del quinto lungometraggio di Eugenio Cappuccio, autore di Volevo solo dormirle addosso (2004) e Uno su due (2006). L’incontro tra due diverse forme di successo nell’ambito dello spettacolo, l’una legata al passato, l’altra al presente, al fine di concepire una gradevole commedia italiana d’inizio XXI secolo che si lascia tranquillamente guardare, ma senza colpire in maniera incisiva lo spettatore.

6

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