Recensione Scream 4

Nuova saga, nuove regole. Ghostface è tornato per uccidervi!

Recensione Scream 4
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Dalla prima apparizione di Ghostface sono passati ben quindici anni: molte persone sono morte e i litri di sangue sono scorsi copiosi nei vicoli assolati di Woodsboro. Gli omicidi per un po' si sono fermati, eppure la passione per questo serial killer mascherato non si è mai affievolita, nel mondo reale come in quello cinematografico. Sarà stato tutto questo amore a spingere Wes Craven alla creazione di un quarto capitolo della saga Scream? E soprattutto, sarà stata una buona idea riprendere in mano una serie tanto amata e già conclusasi per aggiungerle un ulteriore capitolo?

RITORNO A WOODSBORO

Sidney (Neve Campbell) ha deciso di lasciarsi il passato alle spalle: gli omicidi che hanno segnato tutta la sua vita sono ormai un incubo lontano. Abbandonata la città natale, ha deciso di trasformare la sua esperienza in un concreto aiuto per gli altri ed è diventata una scrittrice di successo. Il suo libro di auto-aiuto è un best seller e Sid presenzia a tutte le trasmissioni televisive di richiamo. L'ultima tappa del suo tour promozionale la riporta nella città natale, tra le braccia dei vecchi amici Linus (David Arquette) e Gale (Courtney Cox), ormai spostati da dieci anni, e di quello che resta della sua famiglia. La sua ricomparsa a Woodsboro non coincide però solo con l'anniversario del primo omicidio compiuto da Ghostface, ma anche con la ricomparsa del mai dimenticato serial killer che, proprio per l'occasione, riprende in mano maschera e coltello e torna a terrorizzare il liceo locale, dove studia proprio la cugina di Sid, Jill (Emma Roberts).

NUOVE REGOLE

Nuova trilogia, nuovi personaggi, nuove regole. Come successo per i precedenti film di Scream, ogni capitolo aggiungeva nuovi dettami a quelli già determinati nel precedente, stilando un compendio generalista su come si crea una saga horror: prequel, sequel, trilogia... tutto è già scritto, tutto è già deciso. Ma cosa succede quando si cerca di rimettere in piedi una storia apparentemente già conclusa? Il pubblico moderno ormai è assuefatto dall'horror e il più feroce degli squartamenti non riesce più a traumatizzarlo, causando anzi ilarità e intrattenimento, come dimostrato da tantissimi film dell'epoca moderna. Le regole dei classici non sono più valide quindi, considerate troppo antiquate e poco accattivanti, ma questo non significa certo che siano del tutto scomparse. Gli omicidi devono essere sempre più estremi, così da scuotere anche gli animi meno sensibili, e sempre più scenografici, come se costruiti a tavolino con uno scenografo. "L'inaspettato è il nuovo clichè... e le vergini possono morire, ora". Soprattutto l'assassino si evolve con la società e, quindi, nell'epoca della comunicazione 2.0 anche Ghostface diventa interattivo, filmando i suoi omicidi con lo scopo di divulgarli successivamente come epitaffio della sua grandezza.

RITORNO ALLE ORIGINI

Eppure una delle prime idee che viene in mente vedendo questo Scream 4 è che, piuttosto che di un evoluzione, si tratti di un ritorno alle origini. Il primo Scream ha sconvolto il mondo dell'horror slasher, reinventandolo e stabilendo quelle che sarebbero poi diventate le linee guida dello stesso nel corso degli anni. Dal 1996 in poi piccoli cloni di Scream hanno proliferato e si sono affermati nella cinematografica di genere. Paradossalmente però i due successivi sequel hanno perso quella verve che aveva fatto del primo film un cult: l'ironia, l'autocitazionismo, il ritmo comico che invece tornano con prepotenza in questo quarto episodio. La dissacrante critica al mondo dei media contemporaneo non aspetta a palesarsi al pubblico, irrompendo nel metacinema delle scene iniziali dove Scream torna a prendersi in giro con successo, utilizzando sì le stesse metodolgie, ma senza scadere nell'ovvio e prevedibile. Irriverente, costantemente citazionistico, ricco di camei e situazioni dilettevolmente irreali, Scream 4 riprende in pieno lo stile del capostipite della saga, intrattenendo come "tanto andava di moda negli anni Novanta". Che Craven sia andato alla ricerca del perduto spirito? O solo mossa spettacolare per attirare pubblico al cinema? L'impostazione generale di Scream 4 diverte e infastidisce allo stesso tempo. Per i fan della serie si tratta di un vero e proprio toccasana, in cui ci si diverte a rincorrere i continui riferimenti al passato e le battute facilmente postmoderne. Eppure qualcuno da questo quarto capitolo si aspettava qualcosa di più: Scream 4 non apporta niente di originale alla storia, non stupisce e non arricchisce quanto già raccontato quindici anni fa, come a non voler rovinare un culto già affermato. Più che davanti al preludio di una nuova trilogia (probabile visti i possibili incassi mondiali di Scream 4 e le già vendute opzioni su un possibile Scream 5 e 6), ci si ritrova a guardare un'appendice della storia principale, uno scenario in cui i protagonisti classici si trovano accidentalmente a occupare, muovendosi per territori e situazioni familiari e riscovando il loro dormiente motivo di essere.

Scream 4 Inutile cercare di capire chi si nasconde dietro la maschera di Ghostface e il movente attenendosi alla classica linea dei precedenti Scream. Un nuovo tipo di società prevede nuove motivazioni e mezzi di comunicazione. Scream 4 non esclude dalla sua ironica critica social network e comunicazione di massa, importanza dell’immagine e brama costante di successo, intrecciando una critica alla società odierna divertente anche se di fatto non molto arguta. E intanto Wes Craven si diverte dietro la macchina da presa ripercorrendo i giochetti stilistici che lo hanno reso famoso, giocando con colonna sonora e ombre come nel migliore dei film horror degli anni Novanta. Perché evolversi quando si può avere lo stesso risultato, sfruttando anzi le reminiscenze emotive tipiche dell’essere umano, impostando stilisticamente la storia come se non si fosse mai andati avanti? Ci si prende in giro, si scherza, si muore... ma alla fine tutti tornano sempre alle origini, tutti tornano a Woodsboro!

7.5

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