Recensione Repo Men

Jude Law in un thriller sci-fi che eccelle nell'azione ma latita di sviluppi etici

Recensione Repo Men
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Negli ultimi tempi la fantascienza al cinema sembra contaminata da una nuova moda: quella di unire a trame apparentemente superficiali, un retrogusto morale, con tematiche di ogni tipo che diano alla storia un sapore se non culturale, quanto meno capace di creare spunti di riflessione. E' successo ultimamente con Il mondo dei replicanti e Gamer, e ora questo nuovo filone sembra non voler fermarsi. Appartiene a questa categoria anche il qui presente Repo men, titolo accorciato dall'iniziale Repossession mambo. Il film è diretto dall'esordiente (nel lungometraggio, nel 2000 aveva realizzato il corto Dreamer) Miguel Sapochnik ed è tratto dal romanzo omonimo di Eric Garcia. Per interpretare il protagonista la scelta è caduta su Jude Law, affiancato in questa torbida avventura da un attore del calibro di Forest Whitaker, con la presenza da non sottovalutare di nomi come Alice Braga, Liev Schreiber e Carice van Houten. Pronti a immergervi in questo futuro prossimo e disumano, ma non del tutto improbabile?

Paga o muori

In un prossimo futuro, la tecnologia ha raggiunto livelli impensabili in campo medico, tanto che qualsiasi organo può essere sostituito da controparti robotiche migliori in tutto rispetto all'originale. Unica condizione è non ritardare con il pagamento delle rate, visto l'alto costo di questi meccanismi. Chi sgarra infatti non ha via di scampo: dovrà restituire l'organo artificiale, anche se questo equivale alla morte. Quando la data del pagamento scade, vengono inviati i Repo men, un'elite speciale pronta a riprendersi con la forza quanto dovuto. Remy (Jude Law) è il migliore in questo sporco lavoro,  avendo sempre completato le missioni di risarcimento forzato senza problemi. La sua squadra, nella quale lavora anche l'amico d'infanzia Jake (Forest Whitaker), è alle dipendenze del cinico Frank (Liev Schreiber), che non si fa scrupoli nello sfruttare la disperazione della gente a suo vantaggio. Remy è sposato con la bella Carol (Carice van Houten) con la quale ha avuto un figlio, il piccolo Peter. Il rapporto però è in crisi da diverso tempo, e il truce omicidio lavorativo compiuto da Jake nelle vicinanze di casa durante la festa di compleanno di Peter, convince Carol a lasciare, almeno momentaneamente, Remy. La stessa notte, durante un sessione di lavoro, Remy subisce per un incidente un arresto cardiaco, e si risveglia in ospedale con un cuore nuovo. Le rate però cominciano a essere troppo alte per lui, e il suo status fisico mentale non è dei migliori impedendogli di portare sempre a compimento nel migliore dei modi i suoi incarichi, e così il repo man si trova prossimo alla scadenza impossibilitato a pagare. Comincia così per lui una disperata fuga nella quale deve sfuggire ai suoi colleghi, e dove incontra Beth (Alice Braga), anche lei in cerca di salvezza. Remy si ritrova così in mezzo a quel mondo di disperati di cui prima era il carnefice, e capirà il vero valore della vita. Ma sulle sue tracce si è messo ora il vecchio compagno di una vita Jake, l'unico a equivalergli in abilità.

Azione 1 - Riflessione 0

Repo men si rivela un film senza infamia e senza lode. Ben lontano dall'ergere a summa portante del costrutto narrativo il tema della medicina selvaggia e lucrativa, si rivela un discreto prodotto di genere, contaminando l'azione con quel pizzico di fantascienza legata alla realtà, tanto da non ritenersi così improbabile tra un secolo, o anche meno. Il lato drammatico è infatti appena accennato, e non riesce mai a coinvolgere pienamente, complice anche una recitazione più "fisica" che etica di Jude Law, che non lesina di mostrare pettorali e gesta fisiche di indubbio livello, ma latita un pò nella fase recitativa, laddove altrove aveva sfornato ottime interpretazioni. Il lato action è marcato, condito in diverse situazioni da una certa ironia nera, che va un pò a smussare la morbosa "violenza fisica" di alcune scene, con tanto di interventi a cute aperta che pur non impressionando mai a livelli eccessivi, appaiono più come un sadico virtuosismo evitabile dal regista,compiaciuto dal sangue e dalla morbosità degli organi umani. Repo men dopo un inizio introduttivo progredisce inesorabilmente in un giro mortale di azione, di caccia redentiva a un mondo cui prima il protagonista apparteneva, e dal quale ora si trova odiato e braccato. E' un peccato che la caratterizzazione di Remy giochi poco su questo semplice ma fondamentale voltafaccia interiore, e alla fine egli viene rappresentato più come un antieroe che pensa solo ai propri interessi, piuttosto che a un redento pronto a lottare per i diritti di chi è accomunato alla sua stessa situazione. E' difficile perciò entrare in sintonia con questa figura ambigua e di basso profilo, che sembra eccellere solo nelle sensazionali doti fisiche. A tal proposito Remy ne da sfoggio in una delle scene più emozionanti della pellicola, un combattimento da solo contro tutti negli ultimi minuti, che si rivela dannatamente coinvolgente grazie a delle coreografie azzeccate ed esaltanti. Se da un lato può irritare il poco spazio dedicato al tema morale, Sapochnik sa comunque il fatto suo, riesce a mantenere un ritmo costante senza tempi morti, e alla fine raggiunge l'obiettivo prefissato, regalandoci anche un finale del tutto inaspettato (anche se non originalissimo) che va a cambiare tutto o quasi. Sul versante tecnico non vi è da segnalare niente di trascendentale, ma nemmeno disprezzabile: una nota di merito va soprattutto all'ottima fotografia, che sembra giocare in un contrasto eterno di nero e bianco, luce e tenebra, con un excursus verso la fine di indubbia qualità visiva. Se siete in cerca di azione senza troppi pensieri, Repo men fa sicuramente al caso vostro, mentre chi si aspettava un'opera in grado di far anche riflettere dovrà aspettare ancora.

Repo Men L'acquisto di avveneristici organi meccanici nel prossimo futuro è in mano alle grandi compagnie, che se il pagamento delle rate non viene rispettato, sono pronti a riprenderseli. Su un tema difficile e aspro, Sapochnmik tralascia quasi del tutto la riflessione puntando invece su il più classico degli action movie, con tanto di vecchi amici messi dalle circostanze l'uno contro l'altro. Niente di nuovo, ma Repo men è comunque apprezzabile e difficilmente deluderà gli appassionati del genere. Jude Law è un pò sottotono, ma il film si fa vedere senza troppi problemi, pur non rispettando le aspettative.

6

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