Recensione Outlander - L'ultimo vichingo

Kainan è precipitato tra i vichinghi. Combatterà, ma al loro fianco.

Recensione Outlander - L'ultimo vichingo
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Si lamenta spesso l'assenza di nuove idee da parte degli States. Più di ogni altra cosa, in verità, si biasimanta la massiccia e costante proposta di remake diventuti estenuanti anche agli occhi dello spettatore più paziente. Arriva quindi questo Outlander: storia originale, generosissima produzione ed un regista non troppo blasonato. Purtroppo per gli spettatori e per le - eventualissime - aspettative, però, pur non avendo uno script riadattato, il film mantiene tutte le connotazioni delle produzioni americane. Se ne sentiva l'effettiva necessità? Bisogna scavare oltre l'apparenza e scandagliare bene il terreno, non si sa mai che riveli qualche sorpresa.

Un alieno sexy

Norvegia, anno 702 d.c. Un'astronave si schianta in un gelido lago, ne escono due umanoidi ed una gigantesca bestia feroce. Uno dei due è ferito a morte mentre l'altro, illeso, recupera il fucile e nuota fino alla roccia: è Kainan, un misterioso ed iperatletico astronauta alieno, finito per qualche ignoto motivo sulla terra. Imprigionato dal capo vichingo Rothgar, il “naufrago” dello spazio confessa di venire da un lontano pianeta e di essersi schiantato sulla terra a causa di Moorwin, un mostro feroce ed affamato riuscito a salire sulla loro nave cargo. Conquistatosi la fiducia della Tribù, Kainan si vede costretto a fare i conti con le sanguinose diatribe vichinghe e, allo stesso tempo, con l'invincibile nemico alieno. Inizia così una serie di battaglie tra fazioni che vedrà poi unirsi intere popolazioni vichinghe per sconfiggere un terribile nemico comune.

Uno spento sorriso

I presupposti sarebbero eccellenti per un b-movie o volendo, addirittura, per una grande produzione così autoironica da tirare su un soggetto tanto grottesco da rendersi inevitabilmente accattivante. le congetture, invece, sono decisamente errate. Outlander - L'ultimo vichingo, si presenta immediatamente per la sua natura americaneggiante e - forse - terribilmente spaccona. Pensare che la prima parola pronunciata dal bellissimo quanto misterioso protagonista è una parolaccia in pieno stile stelle e strisce. Nonostante il suo apparire inizialmente ironico e volutamente esagerato, il film si rivela molto presto per ciò che intende essere, ergo una pellicola dotata di un non indifferente spessore emotivo e, pare assurdo, sociale. Chiaro che, in certi frangenti, Outlander riesca ad essere interessante, addirittura al punto da affascinare lo spettatore non lasciandolo neppure deluso dalle motivazioni che hanno realmente costretto Kainan a schiantarsi in una così desolata regione del pianeta terra. Altrettanto chiaro però che la quasi totalità delle scene appaia surreale al punto da portare l'audience a ridere di gusto durante le scene di pathos. Aspetto piacevole del film è, forse, l'assurdità e l'incoerenza fisica di decine di momenti d'azione che, va riconosciuto, non possono essere un errore involontario del regista ma, molto semplicemente, un trasandato e divertentissimo stile da action movie anni '80.
Un po' Armata delle tenebre, un po' Il signore degli anelli e, perchè nò, anche un po' E.T., Outlander è sicuramente un'opera postmoderna ed involontariamente citazionistica, simpatica nel suo essere così inconsapevolmente grottesca e che, se si fosse mantenuta goliardicamente spaccona, avrebbe sicuramente ritrovato una sua ragione d'essere. Purtroppo, invece, il tentativo di dare uno spessore alla pellicola ha finito con il toglierle tanto, abbandonandola ad un eccessivo ensemble di stereotipi americani. Jim Caviezel (Deja vu,High Crimes) interpreta il ruolo di Kainan con una discutibile freddezza, calandosi in un ruolo che però, senza ombra di dubbio, gli calza a pennello. Indeciso sul da farsi, confuso e frastornato, tenta di prendere le redini della situazione in un mondo convinto di poter fare a meno di lui. Ron Pearlman (Hellboy), invece, è una totale goduria nel ruolo del furioso e gigantesco Gunnar. Girato da Howard McCain con uno stile a metà tra Peter Jackson e ib>Michael Bay, l'obiettivo della cinepresa osserva gli eventi in modo caotico e biecamente virtuoso, lo stile di un regista mainstream alla sua prima grande produzione.

Outlander - l'ultimo vichingo Outlander è una pellicola mainstream, fa il suo lavoro più o meno bene ed intrattiene il pubblico coadiuvato da una dose massiccia di pop corn. Potrebbe rivelarsi una valida alternativa al cinecocomero ed divertente e rinfrescante diversivo alla calura di luglio. Se si fosse preso un po' meno sul serio, sarebbe potuta diventare una piccola perla dei B-Movie.

4.5

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