Recensione Nemico Pubblico - Public Enemies

Johnny Depp è John Dillinger, il Robin Hood della Grande Depressione.

Recensione Nemico Pubblico - Public Enemies
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È proprio lui, Michael Mann. Da alcuni piccoli accorgimenti narrativi e da come installa la cinepresa sul set, si capisce la mano dalla quale la storia di John Dillinger prende vita, per l'ennessima volta al cinema. Durante questi decenni, molti sono stati i registi che hanno raccontato la vita del rapinatore di banche più ricercato d'America durante la Grande Depressione degli anni '30. Moltissime le attrattive che legavano (e legano) il nome alle Major Hollywoodiane, ma pochissimi coloro i quali hanno contruibuito alla creazione di un personaggio cinematograficamente credibile e affascinante. Nemico Pubblico è differente da tutto quello che è stato e, probabilmente, sarà. Il progetto più ambizioso del regista americano è anche il più personale. Girato in digitale per avvicinare il pubblico moderno alla concezione di reportage storico, il gangster-movie di Mann è già stato accostato a Gli intoccabili di Brian De Palma. Ma, per rispetto del titolo, sarebbe meglio lasciare perdere certi paragoni.

Il romanzo criminale

Approfittando dell'enorme copertura mediatica, Sperling & Kupfer ha pubblicato il romanzo da cui è stato tratto il film - in un'elegantissima edizione rilegata (€ 22,00) - scritto dal giornalista e scrittore Bryan Burrough. Ricca fonte per Michael Mann, il romanzo è un thriller avvincente, il cui merito maggiore è quello di raccontare con chiarezza e realismo (sociale, economico/finanziario, umano) una storia lontana dai persistenti riflessi moderni. Molte realtà editoriali americane hanno da subito gridato al "libro definitivo", nessuno però ha osato accostarlo a Il Padrino di Mario Puzo. Ciò non toglie il grande talento narrativo di Burrough, ragione, questa, più che valida per consigliare la lettura a chiunque ami le storie tese e avvincenti.

The True Story

Nella giungla d'asfalto americana, nel vivo della Grande Depressione, un uomo decide di contravvenire, coi suoi metodi, alle regole, rendendo meno doloroso il tracollo economico. Per sopravvivere bisogna lottare: convertire se stessi da preda a cacciatore. John Dillinger (Johnny Depp) è un criminale odiato dallo Stato e dai servizi federali; amato dalle donne e dai creditori delle banche per aver bruciato i registri su cui erano segnati debiti e ipoteche. Edgar Hoover (Billy Crudup), a capo della nascente FBI, vuole distruggere la sua immagine: quella silhoutte apparentemente tranquilla dal cappello in pendant col giaccone, con tanto di mitra Thomson in bella vista; segni distintivi che ne hanno definito i contorni iconici popolari. Da solo, però, a causa delle sue inesperienze sul campo, non può farcela. Si trova costretto a fare affidamento a Melvin Purvis (Christian Bale), un cacciatore temerario e incontrovertibile. Lo scontro si giocherà sullo stesso campo da gioco anche se il verdetto, in fondo, non sembra favorire nessuno dei partecipanti. In un epoca senza speranze, il rapinatore di banche John Dillinger mette in pratica l'insegnamento derivato dalla dura realtà vissuta nelle strade e accende una grande speranza, per se stesso (principalmente) e per gli altri. Un focolare lieve, ma violento, perché nella sua etica esistenziale, non c'è posto per le mezze misure.

Mai lavorare con persone che sono disperate.

A Nemico Pubblico non si può rimproverare quasi nulla: dalla sua ha una buona direzione artistica, l'occhio sempre vigile di Mann e una fotografia in grado di far rivivere gli anni '30, la quale ne esalta i colori freddi e le sfumature violente. Neppure la colonna sonora delude, mixandosi perfettamente al girato e rendendo uniche alcune sequenze chiave. Cosa, allora, non convince? Lo storytelling, unicamente. Se il racconto epico pretende una costruzione della scena che tenga conto dello sviluppo della stessa, affinchè crescano i personaggi e si raggiunga un finale compiuto, non si dovrebbe allo stesso tempo venir meno a tale regola. Ne Il Padrino riunioni, omicidi e feste popolari si esprimevano per conto dei protagonisti, a valorizzare l'idea che, senza un'adeguata costruzione (scenografica, di pensiero) del contesto storico, l'identificazione risulta impossibile. Nella duologia di Jean-François Richet (Nemico Pubblico N.1), il temperamento incontrollato di Mesrine e il suo assurdo desiderio di superare i confini legali lo rendevano un personaggio contraddittorio e meschino, eppure identificabile e credibile. Michael Mann, perpetrando i suoi desideri creativi e di crescita professionale, ha perso di vista i suoi marchi di fabbrica, lasciando dietro di se il senso del ritmo, del pathos. Un'accusa che stona, se ci pensate. Mann ci ha regalato alcune delle sfide cinematografiche più esaltanti degli ultimi 20 anni (Heat, Manhunter, Insider, Alì) ed ha sempre indovinato il modo perfetto per rappresentarle con assoluta coerenza e spettacolarità. Qui, contrariamente dalle premesse, Johnny Depp e Christian Bale tengono in vita un rapporto fiacco, giacché nessuno di loro è stato sufficientemente approfondito psicologicamente. I dialoghi suonano troppo finti e altezzosi per essere presi sul serio, specie quando subentrano le interferenze amorose della svampita Billie Frechette (Marion Cotillard). Si vede molto ma si assimila poco.

Il film è dunque gradevole, forte di una cosmesi curata e di saltuari picchi emotivi - imprevedibili e potenti - che ci vogliono far ricordare le sempre vive qualità dell'autore. Paga tuttavia questa sua alternanza di concentrazione con soluzioni narrative ai limiti del plausibile (vedi sequenza al distretto) che ridimensionano il concetto di “epico” a favore di un più attinente “film biografico”. Leggendaria però rimane la soluzione visiva dell'epilogo, anche se l'artificiosità del digitale, anziché valorizzarne l'atmosfera, l'ha vestita di modernità e stonature che non le appartengono.

Nemico Pubblico - Public Enemies Con Public Enemies Michael Mann ha preteso di ricostruire un pezzo di storia a stelle e strisce facendo uso delle ultime tecnologie: la Grande Depressione, ripresa in digitale, tra modernismo e tradizione, rispecchia il suo estro sperimentale. Allo stesso tempo, l'atmosfera da "filmato amatoriale" minimizza l'intento storiografico e svilisce quello puramente filmico. Manca la tensione, il pathos, una disamina completa e allargata dei rapporti interpersonali, tutti elementi che hanno reso Heat - La sfida, Manhunter - Frammenti di un omicidio e L'ultimo dei Mohicani dei cult. Ed è un peccato, perchè alla base c'era una grande storia. Nondimeno, l'intrattenimento non manca, così come una fedele ricostruzione storica dei sobborghi americani e una bellissima colonna sonora, peccato vengano vanificate dai difetti fin qui esposti. Più che al suo passato glorioso, dopo la visione tornano in mente le immagini esagitate degli ultimi Miami Vice e Collateral, due film ben confezionati, lontani però da ciò che fu, e speriamo, da ciò che esprimerà in futuro la personalissima cinematografia del regista.

6.5

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