Speciale La ragazza che giocava con il fuoco - Intervista

Il nostro incontro con Michael Nyqvist, co-protagonista del film.

Speciale La ragazza che giocava con il fuoco - Intervista
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La Ragazza che giocava con il fuoco uscirà nelle sale italiane il prossimo 25 settembre, in occasione della presentazione della pellicola alla stampa si è tenuta una conferenza stampa a Roma al Cinema Fiamma con Michael Nyqvist interprete di Michael Blomqvist.

L'intervista

D: In cosa le assomiglia Michael Blomqvist? Ha lo stesso successo con le donne?

M.N.: per molte cose assomiglio a Michael, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti morali e politici che lo muovono. Forse proprio questo è il motivo che mi ha portato ad accettare di interpretare il personaggio di Michael. Lui è molto intelligente, tattico e profondo a livello empatico. A mio avviso è l'esempio dell'uomo occidentale moderno o meglio ciò che cerchiamo di essere. Per altri versi Michael è il vero alter ego di Stieg Larsson. Blomqvist nei libri è un donnaiolo incredibile e nei film abbiamo tagliato oltre 20 avventure di Michael. Io come lui amo profondamente le donne, amo parlargli soprattutto perché quando ti fanno le domande non sanno già le risposte come spesso accade quando parli con gli uomini.

D: Come è stata la produzione cinematografica della trilogia Millenium? Anche il terzo capitolo che uscirà in Italia a primavera è terminato?

M.N.:
sì, abbiamo finito di girare tutti e tre i film e ci abbiamo messo un anno e mezzo circa. I tre capitoli, come anche i libri, sono molto differenti. In Uomini che odiano le donne lo spettatore o il lettore seguono Lisbeth e Michael e sanno solo ciò che sanno loro. Ne La Ragazza che giocava con il fuoco e nel terzo capitolo lo spettatore sa più dei personaggi. Lo stesso Stieg Larsson ha modificato il suo stile narrativo rendendolo molto più simile ai thriller tradizionali. In Uomini che odiano le donne è centrale l'elemento mistico, quasi un viaggio interiore nelle memorie di Harriet ed ha un aspetto maggiormente cinematografico poiché i ricordi si sviluppano attraverso le foto che vengono dal passato. Ne La Ragazza che giocava con il fuoco e anche nel terzo capitolo si è alla ricerca di qualcosa e lo spettatore sa sempre molto di più dei due personaggi principali. Questo è un elemento che mi piace moltissimo perché io come Michael adoro cercare la verità ed in realtà questa è una cosa che aveva anche lo stesso Stieg Larsson.

D: La Ragazza che giocava con il fuoco è diretto da Daniel Alfredson, cosa è cambiato?

M.N.: Daniel ha cambiato lo stile narrativo rendendo centrale l'inseguimento della notizia. Ha cambiato anche alcuni accorgimenti tecnici, ad esempio si è passato dalla camera fissa alla steadicam. In realtà è stato più difficile per lui che per noi. Il cast lavorava sui personaggi già da 5 mesi quando è arrivato Daniel e quindi noi conoscevamo i ruoli meglio di lui, ma è stato molto bello ed avvincente lavorare con lui.

D: Quale è stata l'evoluzione del tuo personaggio dal primo capitolo della saga?

M.N.: ne La Ragazza che giocava con il fuoco Michael lavora come giornalista mentre nel primo non lo fa mai. Inoltre in questo capitolo la trama si concentra molto su Millennium che è al centro dell'inseguimento della verità. Inoltre Michael sia ne La Ragazza che giocava con il fuoco sia nel terzo episodio sarà sempre più paranoico perdendo le caratteristiche di vittima proprie del primo episodio. Per me i film sono strettamente collegati ed ho lavorato moltissimo sugli elementi interni del carattere di Michael. Uno degli attori che amo di più è Marcello Mastroianni e cerco di imitarlo ogni volta che interpreto un ruolo.

D: è vero che la cinematografia americana sta pensando già ad un remake hollywoodiano? Perché?
M.N.: sinceramente non capisco molto le motivazione di un remake, che bisogno c'è? Hanno forse paura della nostra cultura? A mio parere nei libri e anche nei film ovviamente c'è un tocco anarchico perché si ha la presunzione di cambiare la società, il mondo, tutto ciò che ci circonda con degli oggetti semplici: una penna, un cellulare, un computer. Questo non credo che appartenga alla cultura cinematografica e letteraria americana, quindi dubito che in America qualcosa del genere possa aver successo.

D:
In Svezia c'è questa cultura giornalistica della ricerca della verità anche andando contro i poteri forti? Inoltre, esiste una rivista come Millenium?

M.N.:
la rivista esiste e si chiama Expo ed è stata fondata dallo stesso Stieg Larsson, ne esistono poi molte altre ma spesso sono un po' troppo serie risultando così un po' noiose. Per quanto riguarda invece la libertà di stampa, in Svezia nel 1973, circa accadde un evento shock. Due giornalisti scoprirono l'esistenza di una polizia segretissima legata al Partito Social Democratico. I giornalisti furono incarcerati mentre il Partito non subì alcuna conseguenza. Questo cambiò molto la società svedese che forse potremmo definire feudale, fino ad un secolo fa molti vivevano ancora nelle campagne ed erano abituati a fare ciò che gli veniva detto dal proprio superiore o dal prete, quindi dagli anni settanta c'è stata una presa di coscienza importante da parte di tutta la società svedese.

D: ha avuto modo di conoscere Stieg Larsson?

M.N.: in realtà sì, ma dubito che si ricorderebbe di me se glielo potessimo ancora chiedere. Per molti anni ho recitato una piece teatrale tratta da Se questo è un uomo di Primo Levi. Accadde che alcune fazini di estrema destra mi minacciarono e fui costretto ad essere scortato da alcune guardie del corpo. Proprio in questa occasione conobbi Stieg che era un grandissimo conoscitore degli estremismi di destra e fu uno dei primi ad avviare un dialogo con loro.

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