Recensione La Mafia Uccide Solo D'Estate

Il primo film diretto dalla ex iena televisiva Pif

Recensione La Mafia Uccide Solo D'Estate
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Il prologo si presenta immediatamente infarcito di sparatoria, ma i novanta minuti appena avviati non tendono a rientrare eccessivamente nell'ambito di quello che potremmo banalmente definire il "cinema serio", pur affrontando argomenti che seri lo sono davvero, e neppure poco.
Perché, per il suo primo lungometraggio da regista, il Pierfrancesco Diliberto meglio conosciuto come Pif, nonché ex inviato dello show televisivo Le iene e curatore per MTV de Il testimone e Il testimone Vip, essendo palermitano di nascita ha pensato bene di raccontare a modo suo su schermo la piaga siciliana della mafia, sintetizzando così le motivazioni che lo hanno portato a questa scelta: "Avete presente quando rivedete una vecchia foto degli anni Ottanta, magari di una ragazza per la quale avevate perso la testa? Per quanto bella possa essere la ragazza, i vostri occhi, o almeno i miei, saranno attratti da un elemento particolare: le spalline! Le ragazze indossavano le orrende spalline, perché andavano di moda. E voi vi chiedete: ma come mai le spalline entravano nella mia vita e io non dicevo nulla? Ecco, una domanda simile me la sono posta a Palermo, la città dove sono nato e cresciuto. Infatti, un giorno mi sono fermato e ho guardato indietro. E lì la domanda: ma come è possibile che a Palermo la mafia entrasse così prepotentemente nella vita delle persone ed in pochi dicevano qualcosa?".

L'isola di Arturo

Quindi, su sceneggiatura dello stesso regista in collaborazione con Michele Astori e il fido partner di scrittura brizziano Marco Martani, quelli che seguiamo sono vent'anni di tragica storia italiana attraverso gli occhi del piccolo Arturo alias Alex Bisconti, il quale cresce nella Palermo degli omicidi di importanti personalità come Carlo Alberto Dalla Chiesa e Salvo Lima, mentre tenta di conquistare il cuore della compagna di banco Flora, ovvero Ginevra Antona, che vede come una principessa e della quale si è invaghito alle elementari.
E, man mano che viene ribadito in maniera ironica che a Palermo ammazzano più le femmine che gli infarti, se quest'ultima, da adulta, possiede le fattezze di Cristiana Capotondi, è proprio Pif a concedere anima e corpo all'Arturo maggiorenne, da sempre interessato al giornalismo e ancora innamorato della ragazza, in una città affascinante e terribile, ma dove ancora, fortunatamente, sembra esservi spazio per la passione ed il sorriso.

La vita è bedda

Il tutto, condito con molte vere immagini di repertorio, al servizio di un escursus dagli anni Settanta agli anni Novanta sui fatti di cronaca accaduti nella Sicilia di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ovvero quella delle autobombe, degli agguati armati e delle stragi che hanno provveduto a far versare non poche volte lacrime e sangue agli abitanti dello stivale più famoso del globo.
Escursus che, con Ninni Bruschetta coinvolto nei panni di un frate ed il protagonista spesso alle prese con un eterno rivale sentimentale, riesce, però, nella non facile impresa di regalare momenti di umorismo senza mai ironizzare sul dramma e, paradossalmente, spingendo più volte lo spettatore a ridere della realtà così come la si vede, non sempre resa oggetto di parodia.
Infatti, tra l'esilarante trasmissione tv Lo show dei palermitani e il ritratto di un ignorantissimo Totò Riina, è la frase "La Sicilia ha bisogno dell'Europa, l'Europa ha bisogno della Sicilia" grottescamente ripetuta più volte dal succitato Lima ad offrire diversi momenti divertenti nel corso dell'operazione, diversa nell'approccio anche dalla maniera in cui Roberto Benigni affrontò l'Olocausto nel suo osannatissimo La vita è bella.
Con la risultante di un elaborato tecnicamente confezionato con notevole cura e sicuramente classificabile sotto il genere della commedia, ma che si rivela non poco profondo a dispetto di quanto si possa pensare sia banale... volto oltretutto a ribadire che i nostri figli vanno riparati dalla malvagità del mondo e istruiti nel modo adeguato per riconoscerla.

La Mafia Uccide Solo D'Estate Meglio conosciuto sotto lo pseudonimo Pif, il palermitano classe 1972 Pierfrancesco Diliberto esordisce nella regia del lungometraggio cinematografico con una commedia che, volta a ripercorrere la storia mafiosa italiana dagli anni Settanta alle morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non manca di tirare in ballo neppure vere immagini di repertorio e situazioni decisamente drammatiche. Una commedia che, attraversata dalla storia romantica dei due protagonisti, riesce sorprendentemente nella non facile impresa di fondere l’ironia e la tragedia senza mai esercitare in maniera disgustosa la prima sulla seconda, come invece è solita fare una certa disprezzabile, cinica comicità da grande schermo. Il risultato, scandito da un buon ritmo narrativo, è quindi un prodotto che regala la giusta dose di sorrisi, ma apparendo decisamente profondo e capace, forse, addirittura di commuovere.

7

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