Recensione Jack Reacher

Tom Cruise porta sullo schermo l'eroe di Lee Child

Recensione Jack Reacher
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Dunque, prima di cominciare a parlare del film, è forse necessario effettuare un veloce ripasso sulla fonte letteraria da cui tutto ha avuto origine.
Quindi, partiamo dalla figura di Lee Child, autore di best-seller mondiali che, dopo aver frequentato giurisprudenza nella nativa Gran Bretagna, ha firmato con l'inglese Granada Television, dove ha trascorso i seguenti diciotto anni come regista in alcuni dei programmi e serie più rispettati; senza mai immaginare, però, che sarebbe divenuto presto uno scrittore di successo.
Nel 1995, infatti, un riassetto aziendale lo fece ritrovare senza lavoro, così iniziò la stesura di Zona pericolosa, che, pubblicato due anni dopo, introdusse quel Jack Reacher capace di conquistare subito i lettori, tanto da trasformarsi nel protagonista di ben diciassette romanzi.
Un fenomeno di cui Child osserva: "Quando ho esaminato la questione delle origini di Reacher, guardando indietro, ho capito quanto sia derivato da tutte le letture che avevo affrontato nel corso degli anni. E' davvero leggendario, un personaggio basato su un mito... il Robin Hood, l'eroe occidentale. Questo è presente in ogni epoca storica, il misterioso straniero, il nobile solitario, ‘cavaliere errante' è il termine usato dai critici per definirlo. E' il tipo di persona dagli alti principi, ma, per qualche ragione, è costretto a vagare sulla terra, cercando di fare del bene. A mio parere, è la metafora di ciò che ognuno di noi desidera segretamente, la giustizia".

Un ragazzo analogico nell'era digitale

Ed è da La prova decisiva, nono della serie di testi, che attinge questo lungometraggio a firma del Christopher McQuarrie che, sceneggiatore di Operazione Valchiria (2008) di Bryan Singer e The tourist (2010) di Florian Henckel von Donnersmarck, aveva già avuto modo di esprimersi dietro macchina da presa tramite Le vie della violenza (2000), con Ryan Phillippe, Benicio del Toro e Juliette Lewis.
Lungometraggio che parte dal momento in cui, in una giornata come tante, cinque persone vengono uccise mentre stanno conducendo le loro comuni vite e le prove portano a un uomo, ex militare e cecchino addestrato; il quale, rapidamente arrestato e preso in custodia, rivela soltanto una criptica richiesta che scarabocchia su un block notes al posto della confessione: "Trovate Jack Reacher".
Il Jack Reacher ex investigatore militare che, enigmatico e tutt'altro che favorevole alla compagnia altrui, si trova a dover condividere con le autorità ciò che sa del prigioniero e ha le fattezze del mission: impossible man Tom Cruise, che, in proposito, precisa: "Reacher è un grande personaggio, non possiede un telefono cellulare, non ha l'e-mail. E' un ragazzo analogico nell'era digitale. E' al di fuori della griglia. Paga le cose in contanti. Le persone, spesso, approcciano le cose attraverso il prisma dei colori della loro vita, mentre Jack Reacher fa spesso delle cose nel modo in cui tutti vorrebbero farle. In quel senso, è una specie di Ispettore Callaghan, di James Bond, di Josey Wales".

La nuova missione impossibile di Tom Cruise

Mentre il cast si popola, tra gli altri, di volti del calibro di Robert Duvall e del cineasta Werner Herzog ed Helen alias Rosamund"Doom"Pike, avvocato difensore dell'assassino, nel frattempo finito in coma a causa di un brutale pestaggio cui è stato sottoposto durante il trasferimento, si rivela non priva di domande da fare al protagonista; soprattutto per capire cosa lo accomuni al suo cliente.
Man mano che prende forma un vero e proprio viaggio alla ricerca della verità che, tra nuove rivelazioni e battute da machismo reaganiano sfoderate da un Cruise sempre propenso a manifestarsi quale tutt'altro che invecchiato eroe d'azione, non sembra distaccarsi poi molto, nell'idea di fondo, dal plot che caratterizzò Shooter (2007) di Antoine Fuqua.
Ma, sebbene la progressiva ricostruzione di quanto realmente accaduto contribuisca in maniera fondamentale a catturare l'attenzione dello spettatore, il tutto, penalizzato in particolar modo da eccessivamente lenti ritmi di narrazione, non fatica a risultare fiacco e tirato per le lunghe.
Tanto da non mostrarsi in grado di coinvolgere neppure nel corso di movimentate sequenze come quella del frenetico inseguimento automobilistico o l'altra dello scontro corpo a corpo sotto la pioggia; complici, con ogni probabilità, da un lato il non riuscito tentativo di unire la complicata trama spionistica all'action-movie volto all'intrattenimento (e la mal sfruttata ironia ne è un chiaro segnale), dall'altro il fatto che McQuarrie sia uno che i film è abituato più a scriverli che a dirigerli.

Jack Reacher Perché cominciare dal nono romanzo della serie per raccontare sullo schermo le avventure di Jack Reacher? Il produttore Don Granger spiega: “La prova decisiva è forse il più cinematografico tra tutti i libri della serie. All’interno del romanzo sono presenti diversi elementi che abbiamo pensato fossero importanti da inserire in un primo film. Primo, penso che sia una delle migliori introduzioni possibili al personaggio di Reacher: è un ottimo modo per portarlo in una trama che è già in forte movimento. E secondo, e forse ancor più importante, troviamo in lui un dilemma morale. Entra nella storia credendo una cosa, poi dovrà rendersi conto che, forse, i fatti e la realtà vanno da un’altra parte”. Eppure, le circa due ore e dieci di visione, decisamente lente dal punto di vista narrativo, quasi mai riescono nell’impresa di emozionare e coinvolgere lo spettatore... soprattutto perché finiscono per assumere i connotati di un maldestro tentativo di fusione tra intricato plot di taglio spionistico e azione spavalda che ammicca evidentemente al machismo reaganiano.

5.5

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