Recensione Il mio nome è Khan

Un uomo, da solo, combatte l'america del pregiudizio

Recensione Il mio nome è Khan
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Con il passare degli anni il cinema abbatte sempre più i confini del tempo e dello spazio, affronta storie lontane chilometri e regala ai suoi spettatori una nuova finestra sul mondo.
Da sempre escluso dai circuiti occidentali, il cinema Bollywoodiano è sempre stato visto con occhio cinico e schernito a causa del suo spirito spesso troppo lontano dal nostro. Da qualche tempo però, grazie ad autori intelligenti e a storie che di nazionale hanno ben poco e di umano davvero tanto, l'occidente ha iniziato a drizzare le orecchie al suono di Bollywood.
Saha Rukh Khan è, per gli indiani, quello che Johnny Depp è per gli americani: una superstar di notevole talento, carismatica e ricca di fascino.
Probabilmente impegnati nei ruoli più complessi della loro carriera, Kahn e Kajol, interpretano una storia drammatica, ricca di umanità e lontana dai canoni ristrettivi del cinema di genere.

Rizvan Khan è un indiano musulmano affetto dalla sindrome di Asperger, una lieve forma di autismo che rende difficile, a chi ne è affetto, distinguere sensazioni e sentimenti simili tra loro, riportando, in un certo senso, alla comprensione massima dell'essenzialità, come scindere il bene dal male, la gioia dal dolore.
Quando Rizvan si innamora perdutamente della splendida Mandira, una madre indipendente di religione induista che mira disperatamente alla realizzazione sociale sembra il coronamento di un sogno. Quando gli eventi dell'11 settembre distruggono la loro serenità, Rizvan parte alla ricerca di sua moglie che sconvolta è fuggita via. Cercando di sistemare le cose per poter vivere di nuovo con la sua donna nel pieno della gioia combatterà contro I pregiudizi dell'occidente traumatizzato..
Catapultato in un mondo fatto di ambiguità e preconcetti che l'uomo non è in grado di comprendere, si dipana un'avventura umana nel senso più ampio del termine. Il mio nome è Khan e non sono un terrorista.

My name is Kahn è la storia di un supereroe. Il superpotere del protagonista è la sua incredibile umanità, chiaramente "aiutata" dalla sua malattia, affrontata nel film in una veste incredibilmente poetica. Khan è un uomo candido, incapace di comprendere appieno la veste meschina ed infame degli esseri umani, è una persona di cui chiunque potrebbe perdutamente innamorarsi data la sua meravigliosa indole. Kahn, però, è anche un uomo che affronta una drammatica vagonata di pregiudizi appena fuori dalla sua terra ove, al contrario, godeva di un'ottima considerazione.
La morale di fondo, perchè di morale si tratta, è che un uomo, qualunque uomo, può essere speciale pur rimanendo nella sua ordinarietà, mentre l'intento principale che ci confrontare, costruire e distruggere le differenze tra oriente ed occidente, da sempre agli antipodi per cultura e religione (che poi si fondono inevitabilmente in qualunque comunità). Dilaniati da una guerra iniziata senza alcuna ragione, i due popoli trovano in Khan un punto di contatto pulito, imparziale, lontano dalla propaganda guerrafondaia che invece e riuscita purtroppo a plagiare moltissime delle persone coinvolte. Karan Johar, regista del film, ha dato alla pellicola un tono autoriale proprio solo degli autori consapevoli, creando dal nulla una storia piacevole, dai toni impegnati che tratta di Asperger, guerra e barriere culturali ricamando su tutto ciò una semplicissima ed efficace storia d'amore.
Semplice proprio come Khan che non riesce a vedere differenze dove altri infuriano guerre e razzismo, additandolo banalmente come terrorista e dove lui, nella sua diversità, riesce a conquistare cuori e continenti grazie alla sua purezza.
Girato bene e con moltissimi mezzi, My name is Khan è un vero e proprio colossar Bollywoodiano, lontano dalle produzioni che in passato avevano fatto storcere il naso al resto della popolazione mondiale abbracciando oggi, con la sua genuinità, moltissimi spettatori da tutte le parti del mondo.

Il Mio Nome è Khan My name is Khan è un buon film, affronta un tema scottante come il pregiudizio e l'umanità violentata da se stessa. Non un capolavoro, ma di certo una pellicola interessante.

7

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