Recensione Habemus Papam

In bocca al lupo, papa Melville!

Recensione Habemus Papam
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E' dal 1978, con l'uscita e l'invidiabile successo di Ecce bombo, che il nome di Nanni Moretti viene collegato a quello del buon cinema d'autore italiano. Profondamente criticato, spesso schernito per i suoi modi pedanti, Moretti ha saputo dividere critica e pubblico fin dalle sue primissime produzioni (Io sono un anarchico), facendo di stesso e delle sue produzioni degli eventi controversi e spesso irripetibili. Negli ultimi anni criticato - forse a ragione - per via di pellicole non proprio brillanti, il regista è divenuto anche produttore e mecenate di nuovi talenti. Grazie alla sua casa di distribuzione, la Sacher Film, Moretti permette la proiezione di neonate pellicole indipendenti offrendo loro una discreta visibilità (non ultimo il notevole caso de L'uomo fiammifero) nei cinema legati al suo nome.
Habemus Papam, l'ultima fatica del regista, vede come protagonista la leggenda vivente Michel Piccoli e si ripromette di far discutere comunità ecclesiastiche e cinefile per lungo tempo.

Morto un Papa...

Il conclave riunito sta per eleggere il nuovo papa: il cardinale Melville (Michel Piccoli), uomo di fede e dall'invidiabile carisma viene eletto come nuovo capo della Chiesa tra le felicitazioni della comunità clericale.
Tutto è ormai pronto e la cerimonia sta per iniziare ma, al momento di affacciarsi sulla balconata del Vaticano, il neo Papa Melville si tira indietro, improvvisamente assalito da dubbi così forti che per tutta la vita non aveva creduto potessero appartenergli. La Chiesa assume così uno psicanalista per affrontare il problema e convince padre Melville e il portavoce del vaticano a permettergli di frequentare un'altra psicanalista fuori dalla mura vaticane. Il nuovo papa ne approfitta così per allontanarsi e sparire per le vie di Roma.

Normale o Divino?

Habemus Papam è, con ogni probabilità, l'opera più matura e studiata dell'intera carriera del regista trentino. La vicenda umana del cardinale Melville racchiude dentro di se tutte le contraddizioni e le difficoltà non solo della vita clericale ma dell'esistenza umana: l'instabilità delle proprie convinzioni, il tentativo di conservare spasmodicamente le certezze che per anni sono state vicine agli uomini senza che questi si interrogassero sugli eventuali contraddittori, un po' per statica apatia un po' per paura delle risposte. Padre Melville è un uomo di pochi compromessi, prodotto di un'esistenza sobria dedita a Dio e alla conseguente religione, che si trova investito da una responsabilità così grande che per la prima volta vede minate le convinzioni che finora gli hanno permesso di andare avanti. È una figura emblematica, né più né meno complessa di quella di un uomo qualunque, con la sue debolezze e i dubbi che accompagnano la sua vita. Melville, a differenza di altri, contrappone la sua umanità alla figura semidivina che la Chiesa gli chiede di interepretare: l'uomo sembra avere il sopravvento su Dio, il senso di responsabilità.
I dubbi di Papa Melville non riguardano Dio ma l'uomo: le sue paure, al contrario di quanto potremmo pensare, non riguardano la sfera cattolica ma la fine, la privazione e la morte della sua esistenza come essere umano; è la rinuncia a ciò che lo ha tenuto ancorato alla propria umanità che lo scaraventa nel baratro del dubbio. Melville è un uomo buono, umile, sente una responsabilità troppo forte gravare non tanto su se stesso quanto sui propri seguaci: onestamente si domanda se le sue capacità siano così ferrate da poter essere traino per tutti i fedeli del mondo.
Habemus papam non attacca la Chiesa e non minimizza la figura di Dio, si interroga sulle responsabilità dell'uomo e si risponde sottovoce che forse un uomo conscio dei propri limiti sa di non poter guidare una comunità e le sue debolezze. Forse è la debolezza la chiave del film, la costante dell'essere umano che la religione spesso cerca di colmare ma di cui i fautori spesso sono costretti a sopportare il peso.
In sostanza, Habemus papam è probabilmente il film più maturo del Moretti regista, pago di un sottotesto profondo e insolitamente intelligente, differente da qualunque insinuazione pregressa di quelle che hanno accompagnato l'uscita del film. Michel Piccoli, invece, non ha bisogno di presentazioni né di ulteriori elogi, tanto eccezionale ed elevata è la sua caratura artistica.

Habemus Papam Habemus papam è l'opera più matura e complessa del regista Nanni Moretti, unisce il dramma umano a quello religioso dando forma a un miscuglio dalla spiccata intelligenza. Michel Piccoli offre un'interpretazione splendida, come ovviamente ci aspetteremmo da una leggenda del cinema di simile portata.

7.5

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