Captain America: The Winter Soldier, recensione del cinecomic Marvel

Il ritorno della Sentinella della Libertà in uno dei migliori film Marvel Studios, la nostra recensione completa.

Captain America: The Winter Soldier, recensione del cinecomic Marvel
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L'epopea dei supereroi Marvel al cinema continua ora con Captain America: The Winter Soldier, nei cinema dal 26 marzo. Dopo il secondo episodio stand-alone di Thor e in attesa dell'arrivo dei nuovissimi Guardians of the Galaxy ecco giungere una nuova avventura per Steve Rogers aka Captain America, leader morale dei Vendicatori e simbolo della lotta per la libertà e la verità. I traumatici eventi di New York descritti in The Avengers hanno segnato tutti i suoi protagonisti, senza dubbio. Tra di essi, tuttavia, Cap è forse quello che ha più difficoltà ad accettare il nuovo status delle cose, perché non solo deve affrontare i postumi della battaglia contro i Chitauri, ma anche venire a patti con cos'è diventato davvero il mondo nel mezzo secolo abbondante in cui è rimasto ibernato. Attualmente collabora con lo S.H.I.E.L.D. in missioni segrete volte alla sicurezza internazionale, ma non è molto contento del modus operandi di colleghi e superiori, Nick Fury e Vedova Nera compresi. Quando dal nulla si palesa la minaccia del misterioso e letale Soldato d'Inverno, tutte le sicurezze vanno in frantumi e Steve si ritroverà a combattere una guerra al terrorismo in casa propria, senza sapere di chi potersi fidare davvero.

"Ricorda chi sei!"

Certamente ne è passata di acqua sotto i ponti, dai tempi de Captain America: Il Primo Vendicatore. In tre anni i Marvel Studios hanno presentato altrettanti film della loro maestosa continuity cinematografica e hanno dato modo di espandere i personaggi solamente presentati inizialmente. Sebbene, per forza di cose, semplificato rispetto alla stratificazione della personalità che si è venuta a creare nel corso dei decenni "cartacei", cominciamo a intravedere il Cap dei fumetti nei film dello Studios, e anche Chris Evans appare maturato, come attore e come interprete. Cosa fondamentale, data l'importanza della psicologia della Sentinella della Libertà non solo su carta ma anche in un film come The Winter Soldier, in cui il pericolo non è rappresentato unicamente dalla minaccia del titolo (che ne rappresenta solamente il "braccio armato") ma anche e soprattutto da chi gli sta dietro e lo manipola.
"Come riconosciamo i buoni dai cattivi?" "...Se ti sparano, sono i cattivi" è una delle poche concessioni alla spiritosaggine che solitamente ritroviamo nei titoli Marvel Studios (qui grandemente -e finalmente- ridimensionata) che, tuttavia, racchiude anche il dubbio e la paura di Steve Rogers, uomo nato e cresciuto in un periodo di dicotomie, senza sfumature di grigio. Durante la Seconda Guerra Mondiale sapeva benissimo chi erano i buoni e chi i cattivi. La gente era fiduciosa nelle istituzioni e le minacce erano solo esterne. Mentre al giorno d'oggi nota che c'è molta più sfiducia e diffidenza nelle persone, e che il nemico, spesso, è travestito da amico. Ciò lo disorienta, perché non potendosi fidare di nessuno non sa contro chi, davvero, sta combattendo. E anche per chi, dato che è moralmente contrario a tante misure di sicurezza preventiva incentivate dallo S.H.I.E.L.D. con la scusa della "protezione pubblica". L'intrigo fantapolitico del film, per quanto a conti fatti semplice, cattura lo spettatore fino ai titoli di coda e pone interessanti (benché non originalissimi, forse) spunti di riflessione.

"Questa non è libertà... questa è paura"

Nel film dei fratelli Anthony e Joe Russo si respira, insomma, un'aria diversa da quella dei precedenti film dello Studios, riportandoci in parte agli anni '70 e '80 dei grandi film di spionaggio, con un gusto accentuato per gli action-spy movie di quegli anni. Del resto, la pellicola annovera tra i protagonisti nientemeno che Robert Redford, uno dei più grandi cineasti viventi, che mai si sarebbe scomodato per un "semplice" filmetto di supereroi. Affascinato da questa ripresa in un contesto moderno e fumettistico di un genere che gli sta molto a cuore, il fondatore del Sundance ha accettato di interpretare Alexander Pierce, veterano dello S.H.I.E.L.D. e personalità di spicco nel contesto del film. Redford, che in molti hanno fantasticato proprio nel ruolo di Cap quand'era giovane, è sicuramente un valore aggiunto e, anzi, dispiace che sia presente solo in poche, ma significative, sequenze. La sua presenza ha fornito il rigore e la forza giusti per presentare agli spettatori un'opera genuina, in cui anche gli altri interpreti hanno contribuito col cipiglio giusto.

Camei e after credit scene

Immancabili. Tratto distintivo delle pellicole Marvel Studios sono, da anni, i camei e le scene post-titoli di coda. Vi riveleremo solo che Stan "The Man" Lee c'è. Il resto dovrete scoprirlo da soli. Ma non andatevene dalla sala prima di avere visto tutti i titoli di coda: le scene aggiuntive sono davvero molto importanti per la futura continuity dell'Universo Cinematografico Marvel.

Ritroviamo, dai precedenti film, la misteriosa Vedova Nera della sexy Scarlett Johansson, il granitico Nick Fury di Samuel L. Jackson ma anche personaggi "minori" come la Maria Hill interpretata da Cobie Smulders. Di altri eventuali ritorni, tuttavia, non vi diremo di più per non rovinarvi la sorpresa.
Tra i nuovi personaggi, invece, oltre al già citato Pierce scopriamo -brevemente- Sharon Carter (Emily VanCamp) che probabilmente avrà più screentime in produzioni future, Falcon/Samuel Wilson (Anthony Mackie) nuova spalla di Cap e personaggio ben rimodernato rispetto agli anni '70 di origine e, soprattutto, il Winter Soldier del titolo, personaggio estremamente sfaccettato e tra i più interessanti villain/antieroi della scuderia Marvel, glorificato dagli ottimi albi scritti da Ed Brubaker sulla sua figura e a cui, in parte, si ispira questo nuovo film e a cui Sebastian Stan si applica con evidente dedizione.

Captain America: The Winter Soldier Con Captain America: The Winter Soldier, finalmente, torniamo ai fasti del primo Iron Man e di The Incredible Hulk, ovvero a un film ben scritto, rispettoso della controparte cartacea ma al contempo ottima rielaborazione cinematografica, oltretutto inserita in un contesto oramai “blindato” di contro-riferimenti alle altre produzioni facenti parte del Marvel Cinematic Universe. La nuova avventura di Cap, dall'accentuato sapore retrò anni '70/'80, ricorda più un action-spy movie che un usuale film di supereroi, con un umorismo misurato e un buon concept alla base. I fratelli Russo hanno saputo ben dosare gli ingredienti di modo da non creare un anonimo “giocattolone” quanto, anzi, una pellicola densa e dagli interessanti risvolti, senza tuttavia risultare pedante grazie a scene d'azione molto fumettistiche e ben coreografate (benché, a volte, confusionarie). Kevin Feige, perennemente alla ricerca del “tono” giusto per i suoi film, si sta pericolosamente avvicinando alla formula perfetta del cinecomic in grado di accontentare tutti.

8

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