Baciami ancora, recensione del film di Gabriele Muccino

La storia di tutte le storie d'amore secondo Gabriele Muccino. La nostra recensione di Baciami Ancora.

Baciami ancora, recensione del film di Gabriele Muccino
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Sono passati dieci anni da quando un giovane regista romano si è conquistato il proprio posto tra gli emergenti protagonisti del futuro cinematografico italiano con L'ultimo bacio. E da qui inizia per Gabriele Muccino un percorso apparentemente senza ostacoli che lo porta sempre più in alto fino alle porte di Hollywood. Scelto personalmente dall'attore Will Smith come regista dei suoi lavori, negli ultimi anni lo troviamo dietro la macchina da presa de La ricerca della felicità e Sette Anime, due film commoventi sul viaggio che un uomo deve intraprendere per rimediare ai propri errori. Ma quando una storia ti appassiona non la si riesce mai ad abbandonate veramente ed eccolo quindi tornare a posare il proprio sguardo su quei personaggi che tanto lo hanno reso celebre nel 2001 ora un po' più grandi in questo Baciami ancora.

Dopo l'ultimo bacio...

Carlo (Stefano Accorsi) negli ultimi tre anni è passato da una relazione all'altra alla ricerca della stabilità. Unico punto fermo della sua vita è Sveva, la figlia avuta con Giulia (Vittoria Piccini) la sua ex moglie. Crede di aver trovato la felicità con Anna (Francesca Valtorta) da cui è bello essere amati, ma che non riesce mai seriamente a ricambiare. Attorno a lui ruotano le storie dei suoi amici di sempre: Marco (Pierfrancesco Favino) il cui matrimonio con Veronica (Daniela Piazza) è minato dall'impossibilità della coppia di avere un bambino; Paolo (Claudio Santamaria) che si logora nel tentativo di avere un'esistenza normale e felice con Livia (Sabrina Impacciatore), l'ex moglie del suo migliore amico di cui si è innamorato; Adriano (Giorgio Pasotti) tornato a Roma dopo dieci anni di assenza, desideroso di riscotruirsi una vita come uomo e come padre di Matteo, che non vede da quando aveva sei mesi; Alberto (Marco Cocci) ancorato a quella idea di viaggio, di fuga dalla realtà per non arrendersi alle comodità borghesi nonostante si tratti di un'esperienza già vissuta. Vite in stallo, risultati di una battaglia intrapresa anni prima e non ancora conclusasi. Come in ogni storia sarà necessario un evento più grande di tutti loro, delle loro certezze e delle loro paure, per scuotere la situazione, rimescolare i pezzi di un puzzle che ormai non combaciavano più e portare tutti ad intraprendere un nuovo viaggio.

Diversi... ma non troppo

Baciami ancora è un film sul ritorno alle radici, quelle piantate da L'ultimo bacio, ma anche sul rimettersi in gioco, sulla tendenza dell'uomo a distruggere quello che si ha alla ricerca di un sogno, di una sperata felicità. E a rimettersi in ballo è anche Gabriele Muccino che torna in Italia con il primo sequel della sua carriera. Molti lo hanno considerato come una perfetta operazione di marketing: riportare sul grande schermo i personaggi che lo hanno reso celebre per assicurare al film un certo seguito. Il regista garantisce pur ammettendo che non c'è nulla di male nel voler dare un seguito ad una propria storia e che il suo era un bisogno intimo di tornare su sentieri già battuti, di incontrare nuovamente degli amici che non vedeva da dieci anni, scoprire cosa era successo nelle loro vite, raccontare le loro storie. "Nell'idea di un seguito cinematografico c'è qualcosa di prezioso e unico: l'idea di assomigliare alla vita stessa più di quanto un film unico sia capace di fare. I personaggi sono infatti già familiari prima ancora che i titoli di testa inizino. Conosciamo già le loro personalità e il loro passato". Un presupposto importante per lo spettatore di questo film, ma non fondamentale: per quanto le due storie siano inevitabilmente interlacciate tra loro, Baciami ancora vive in maniera autonoma, fornendo tutte le informazioni necessarie ad immergersi nella narrazione, ma sfruttando le suggestioni di un primo capitolo tanto amato sia dal pubblico che dalla critica. Ma come sono diventati questi fatidici amici dieci anni dopo? Più maturi, qualcuno più grasso, qualcuno più vecchio, qualcuno con meno capelli... in realtà, però, Carlo, Marco, Paolo, Adriano ed Alberto ci sembrano sempre gli stessi. Nonostante il tempo li abbia resi meno superficiali, non hanno ancora raggiunto la realizzazione personale e continuano ad essere eternamente tormentati dalla vita, così diversa da come se l'erano sempre aspettata. Non cercano più di fuggire, piuttosto di ritornare, consapevoli di quanto ogni momento sia effimero ed irripetibile, con la stessa irruenza, con gli stessi strazi, con la stessa passione che pervadeva tutto il primo film. Eppure, fino a quando la vita non li pone davanti alla tragedia compiuta, rimangono fermi nella propria apatia, continuano a lasciarsi vivere da giornate che non li appagano, come i trentenni del loro passato.

Il senso della vita

Come prevedibile, Baciami ancora affronta il tema tanto caro a Muccino dell'esplorazione dell'animo umano, tormentato ed insoddisfatto, pronto ad urlare, dare pugni (o capocciate se proprio vogliamo essere precisi) al muro e correre sotto la pioggia alla ricerca di una soluzione. Il regista si muove bene all'interno della storia, con l'intimità che solo un sequel ti permette, regalando momenti dal forte impatto emotivo. Eppure le atmosfere sembrano più spente, come se con il tempo insieme alla forza emotiva dei protagonisti si fosse affievolita anche la tenacia con cui era stato raccontato L'ultimo bacio. Muccino rimane negli schemi classici senza esagerare, senza stravolgere, senza sbagliare ma senza convincere a pieno. Nonostante l'affezione dello spettatore verso i personaggi ed il loro passato, il presente, quello che sono divenuti, non travolge con la stessa passione di un tempo. Storie con un grande potenziale forse non approfondite abbastanza (malgrado i 140 minuti di proiezione): uno sguardo che sfiora i protagonisti ed i loro drammi, a volte si sofferma sulle emozioni che li travolgono, ma troppo spesso si perde per seguire un concetto di "amore eterno" rincorso a tutti i costi. Buone le performance del cast maschile dall'imbruttito Pasotti, all'emotivamente fragile Favino (le cui tragiche vicissitudini matrimoniali vengono messe in secondo piano dal perpetuo contrasto tra il suo apparente machismo e l'amore incondizionato che prova per sua moglie, regalando sorrisi piacevoli e reali), fino ad arrivare al sofferente Santamaria. Stranamente quelli che meno convincono sono proprio i due interpreti principali. Il travaglio psicologico di Accorsi viene spesso espresso attraverso una voce fuori campo che, tra dubbi e morali, si perde su campi degni della Mulino Bianco, e Vittoria Puccini, accorsa in sostituzione di una Giovanna Mezzogiorno poco persuasa dal copione del film, che con il suo volto pulito sembra non riuscire ad esprimere al massimo i tormenti della sua Giulia. È vero che "la vita non ci sa sempre le cose come noi le vogliamo" e, con i suoi pregi ed i suoi difetti, Baciami ancora ci racconta la storia sulla capacità di sognare, sulla forza dei rapporti, sull'amore per la vita, per i propri figli e per quello che sappiamo di poter essere. Il fatto che non lo racconti come magari speravamo è solo un particolare aggiunto.

Baciami ancora "E' nella mancanza di cura delle cose più piccole che si commettono gli errori più grandi": potremmo citare Carlo, protagonista di Baciami ancora, per riassumere la nuova pellicola di Gabriele Muccino. Toccante, divertente, appassionante... ma non troppo, il film si lascia guardare e si lascia vivere (esattamente come i suoi personaggi) senza stravolgere troppo l'emotività dello spettatore. Ritornare sui propri passi, sulle proprie storie, ha ritirato fuori quel Muccino che ultimamente sentivamo di aver perso... eppure quella forza travolgente tipica dei suoi vecchi lavori continua a mancarci.

6

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