A Nightmare on Elm Street: Recensione del nuovo film di Freddy Krueger

Freddy Krueger torna, più spaventoso che mai, nel nuovo film horror A Nightmare on Elm Street.

A Nightmare on Elm Street: Recensione del nuovo film di Freddy Krueger
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Fra le icone più celebri del cinema horror di tutti i tempi non si può non annoverare Freddy Krueger, lo spaventoso serial killer onirico ideato dal maestro del genere Wes Craven per il film A nightmare on Elm Street, da noi meglio conosciuto come Nightmare - Dal profondo della notte.
Un vecchio maglione rosso e verde, un guanto artigliato e un volto orribilmente ustionato: questi i tratti distintivi del personaggio, che nel corso degli anni è diventato, oltre che il protagonista di otto (nove, contando il presente remake) pellicole cinematografiche e una serie tv, un'icona della cultura popolare americana, citato ovunque e ampiamente sfruttato in ambito di merchandising e pubblicità (ricordiamo una nota - e recente - reclame di uno snack, ad esempio).

One, two, Freddy is coming for you!

L'idea originale del personaggio deriva da due piccoli, grandi traumi subiti da Craven durante l'infanzia: la visione di un trasandato vagabondo che lo fissò, improvvisamente e con fare minaccioso, dalla finestra all'età di dieci anni, e il venire continuamente perseguitato da un bulletto della sua scuola, di nome, per l'appunto, Fred Krueger. A volte basta poco per caratterizzare un personaggio destinato ad entrare negli incubi di molti: e proprio gli incubi sarebbero stati la sua casa, dopo che Craven lesse degli articoli a proposito della "Sindrome da morte asiatica", particolare e misteriosa forma della Sindrome di Brugada della quale si erano registrati diversi casi negli anni '70. Dei rifugiati cambogiani, scampati agli eccidi di Pol Pot, soffrivano infatti di pesanti disturbi del sonno, e dopo una serie di incubi angoscianti, svilupparono vero terrore alla sola idea di addormentarsi, tanto che alcuni di essi, una volta soccombuti alla necessità di riposo da parte del cervello, sono poi morti nel sonno senza apparente motivo. Unendo questi elementi a quelli dei teen-horror tipici del periodo come quelli di Carpenter e di Raimi, il regista statunitense creò infine il plot originale che vedeva un serial killer uccidere le sue vittime durante i loro incubi. Dopo un lungo peregrinare fra vari studi di produzione, Craven trovò finalmente una porta aperta presso la New Line, all'epoca casa di distribuzione sull'orlo del fallimento, che con un budget raffazzonato di meno di due milioni di dollari, pose le basi per uno dei franchise per eccellenza del genere horror. L'importanza di Freddy non è infatti da sottovalutare: senza Nightmare, non avremmo avuto altre serie importanti come Final Destination o gli ultimi Venerdì 13, e nemmeno opere come Se7en o la trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson. Non è un caso se la New Line, ancora oggi, viene chiamata "La casa tirata su da Freddy". La saga poi ha avuto un impatto notevole su molti attori e professionisti: a parte il mitico Robert Englund, che ha interpretato il personaggio per vent'anni, è divertente ricordare che il primo ruolo del pluriosannato Johnny Depp in un film è stato proprio in A nightmare in Elm Street.

Seven, eight, gonna stay up late!

Il nuovo Nightmare si presenta come un vero e proprio reboot della saga, dopo che è stata conclusa dapprima con il sesto episodio nel '91, e poi celebrata con Nightmare - Nuovo incubo nel '94 e Freddy vs Jason nel 2003. Un nuovo inizio, dunque, pur riprendendo plot e gran parte di personaggi e tematiche dell'originale. Le vicende si svolgono ancora a Springwood Diner dove, in Elm Street, abitano alcuni amici e compagni di scuola: Nancy (Rooney Mara), Kris (Katie Cassidy), Dean (Kellan Lutz) e Jess (Thomas Dekker). I ragazzi scoprono presto di fare tutti e quattro degli strani incubi, infestati dalla disturbante presenza di un maniaco sfigurato che li insegue brandendo un guanto artigliato. Presto scopriranno che, cadendo addormentati, inevitabilmente si ritrovano ad affrontare il mostro, e che se vengono feriti o uccisi nel sogno, ciò avviene anche nella realtà. Alla ricerca del perché di questo mostruoso incubo che confonde sogno e realtà, Nancy e gli altri andranno a riscoprire elementi del loro passato che avevano perduto, ma che li collegano allo squilibrato Freddy Krueger (Jackie Earle Haley)...

La recensione continua a pagina 2!

Se non ti lecchi le dita godi solo a metà.

L'idea del reboot era stata accarezzata a lungo dai produttori della New Line, ancor prima di quella relativa al remake di Venerdì 13, ma la società ha dovuto aspettare il momento più opportuno per metterlo in cantiere, rinunciando infine al beneplacito dello stesso Craven (non interpellato per l'operazione e in generale scontento dell'idea) e alle movenze di Robert Englund, storico interprete della saga. C'è da dire che Jackie Earle Haley si è rivelato un buon sostituto, che ha saputo ricreare il personaggio, pur nei suoi cliché, senza scimmiottare l'originale e anzi dando la giusta impronta dark e sadica a questa nuova versione. Ciò che salta all'occhio, infatti, è l'aver voluto abbandonare del tutto ogni aspetto camp, goliardico e citazionista, in favore di una maggiore tensione e di un feeling più "realistico". Pur essendo nato come un personaggio spaventoso, con l'andare avanti degli anni Freddy aveva infatti acquisito un gusto sempre più notevole per lo humor nero e le trovate grottesche: le sue battute divennero taglienti e caratterizzanti quanto le sue lame, divenendo una sorta di "anti-beniamino" del pubblico. Difficile invece simpatizzare con la nuova visione del personaggio, esplicitamente fedele al primo - e poi scartato per via della tematica fin troppo pesante per un film di genere- concept di un (presunto?) molestatore di ragazzini. Freddy non è più un instancabile quanto sadico "giocherellone" ma un implacabile spirito in cerca di vendetta. E se da un lato ciò lo rende più credibile, dall'altro dà al pubblico ben pochi appigli per affezionarvisi, soprattutto a causa di un'infelice scelta nella narrazione del suo passato, che a differenza della serie originale viene qui ampiamente svelato. La ricostruzione più ampia del background del mostro, tuttavia, è un'idea per il resto sfruttata bene, seguendo una traccia che si sviluppa adeguatamente, tranne che nel finale e nel dare una risposta al "perché solo ora?" che serpeggia nella mente dello spettatore non appena parte del mistero viene svelato. L'idea migliore, ad ogni modo, è quella della resa più realistica di alcune situazioni e soprattutto della dinamica sonno/veglia, tramite l'espediente dei micro-sonni che rende più credibile, nonché ossessiva, la caccia di Krueger.

Vecchi e nuovi incubi

La via del realismo viene ricercata non solo da un punto di vista della sceneggiatura, ma anche grafico: il regista Samuel Bayer, alla sua prima prova sul grande schermo ma con un bagaglio di esperienza musicale da fare invidia a chiunque (ha lavorato, negli ultimi vent'anni, con quasi tutti i grandi del rock, dagli Stones ai Metallica, dai Ramones ai Green Day ai Nirvana e tanti altri) accantona le trovate semplici ma dal grande effetto di Craven e degli altri suoi predecessori in funzione di un montaggio efficace nel confondere realtà e fantasia e di una fotografia che punta ad affascinare tramite i meccanismi rodati, negli ultimi dieci anni, dai più grandi successi del genere, da Final Destination a Paranormal Activity, passando per qualche moderno classico giapponese. Gran parte delle scene topiche del film originale sono riproposte anche qui, con le dovute modifiche e rivisitazioni; dobbiamo ammettere, però, che anche gli avanzati mezzi tecnici disponibili al momento poco possono fare al confronto con la visionaria genialità degli ideatori originali di quelle scene, che tutto sommato ne escono a testa alta se non, in molti casi, vincitrici. Ottimo invece, in ogni caso, il trucco di Freddy, realistico e debitamente impressionante.

Nightmare In sostanza, il nuovo Nightmare tenta un approccio più moderno e sensato alla paura, riuscendo nel suo intento ma al contempo scardinando le fondamenta stesse della serie, che perdendo il suo elemento goliardico immancabilmente delude, almeno in parte, i fan di vecchia data affezionati al buon, vecchio Krueger beffardo di Englund. Interessante notare come la tematica della perdita dell'innocenza viene qui ribaltata rispetto agli anni '80: il vecchio Freddy in fondo ti spingeva, in un impeto sottilmente moralizzatore da parte di Craven, a conservare le virtù dell'infanzia il più a lungo possibile, pena la morte. Qui le ragioni del mostro sono decisamente più semplici e tristemente realistiche. Segno dei tempi? Chissà. Ci chiediamo ad ogni modo se era davvero impossibile riproporre la saga in maniera più simile all'originale. Ma tutto sommato, per il pubblico odierno il nuovo Nightmare ha in serbo più che qualche genuino spavento. Che, in fondo, è quello che molto semplicemente chiede.

6.5

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