X-Men - Giorni di un futuro passato: la scena della corsa di Quicksilver

Riscopriamo insieme una tra le sequenze più spettacolari di X-Men - Giorni di un futuro passato, che vede il velocista Quicksilver come protagonista.

X-Men - Giorni di un futuro passato: la scena della corsa di Quicksilver
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Dopo il non così esaltante terzo capitolo degli X-Men diretto da Brett Ratner, i fan del franchise hanno perso leggermente la speranza, non sapendo più se i loro beniamini preferiti sarebbero mai tornati ai fasti di un tempo. Lo stesso X-Men - L'inizio si è dimostrato un buon prequel lasciando però in sospeso quanto visto durante la timeline principale.
Tutto però è riuscito a ritornare al proprio posto grazie al capitolo finale della saga madre, con nuovamente al timone Bryan Singer, il regista dei primi due.
La pellicola, oltre ad aver incontrato un ampio favore di critica e pubblico (talvolta considerata tra le migliori del brand insieme al primo e secondo film) contiene al suo interno una scena visivamente spettacolare quanto adatta nel mettere in luce le differenze caratteriali tra i personaggi presenti: la corsa di Quicksilver.

Generazioni a confronto

La missione di Wolverine per salvare i mutanti e il pianeta grazie all'aiuto di Kitty Pride (in grado di rimandare indietro nel tempo la coscienza delle persone) e di tutti gli X-Men lo porta nel 1973.
In questa nuova linea temporale (quella vista in X-Men - L'inizio), lui, il professor Charles Xavier e il mutante Pietro Maximoff si adoperano per liberare Magneto dalla sua prigionia.
Nei primi secondi della sequenza, il confronto verbale tra il professore e il suo storico rivale sancisce fin da subito il differente tipo di approccio nel risolvere una situazione spinosa.
Charles infatti, da sempre incline alla pace e al rispetto reciproco, intima a Magneto di non fare nulla di avventato e, soprattutto, di non uccidere nessuno.
Erik, non disponendo di alcuna protezione contro i poteri telepatici del professore, non può che assecondarlo in attesa di vedere come si evolve la situazione.
Le guardie della struttura, piombate bruscamente nella stanza, sono pronte a fare fuoco per fermare i fuggitivi, particolare capace di mettere in agitazione lo stesso Magneto, che subito intima al Professor X di intervenire per calmare gli animi.
Scoprendo infine che Charles è impossibilitato a usare i suoi poteri, Erik si prepara a utilizzare le sue abilità per tentare di uscire da una situazione apparentemente irrisolvibile.

Le armi delle guardie, completamente di plastica, non gli permettono infatti di avere alcun tipo di controllo su di esse, così da spingerlo a sfruttare gli elementi dell'ambiente (si trovano nella cucina della struttura) per fermare tutti anche con la forza.
In un attimo, la situazione precipita e il professore, impotente, non può fare altro che intimare al suo rivale di fermarsi, nonostante la carneficina sia dietro l'angolo.
Di colpo, tutto sembra rallentare, spingendo lo spettatore a immedesimarsi completamente nel punto di vista del velocista Quicksilver che, nel momento critico, decide di agire per risolvere la situazione.

L'approccio assolutamente scanzonato (nonostante tutti i presenti siano in pericolo di vita) denota la sua grande propensione all'ironia e per certi versi all'incoscienza, dimostrandosi comunque capace di agire per il bene comune senza lasciarsi spaventare da una situazione tutt'altro che semplice.
Come se l'enorme grado di serietà nell'affrontare i problemi del Professor X venisse in realtà in qualche modo annullato dall'approccio divertente e divertito di Quicksilver, in un contrasto generazionale implicito capace di farci comprendere l'enorme differenza di carattere tra i due personaggi.

Corri, Quicksilver, corri!

E così, prendendo tutto come un semplice gioco, il velocista inizia a correre sui muri lasciandosi trasportare dalla musica che sente in cuffia, Time in a bottle di Jim Croce, senza in realtà curarsi particolarmente di tutto ciò che avviene attorno a lui.
Il primo piano del mutante argentato ci mostra la sua pelle deformarsi leggermente per l'incredibile velocità a cui viaggia, che gli fa letteralmente apparire il mondo come se fosse al rallentatore.
Il lato ludico del temperamento di Quicksilver diviene palese fin da subito, mostrandocelo mentre assaggia alcune pietanze in volo o mentre toglie il cappello di una guardia, senza che ovviamente nessuno possa davvero capire (o vedere) i suoi movimenti.
Pietro inizia così letteralmente a giocare con l'intero ambiente circostante, mettendo sullo stesso piano tanto gli oggetti quanto le persone con cui interagisce, sbizzarrendosi con quella enorme tela bianca che è la piccola porzione di mondo che lo circonda diventando giudice e giuria di ogni essere lì presente.

Mentre i proiettili avanzano lentamente verso Wolverine, Magneto e il Professor X, Quicksilver continua senza problemi a intrattenersi nei modi più disparati, arrivando a prendersi gioco delle guardie in modi sempre più creativi e ironici.
Il lieve zoom in avanti ci mostra l'espressione del mutante diventare leggermente più seria, un passaggio che sancisce infine la sua presa di coscienza definitiva riguardo al motivo per cui ha iniziato la corsa, cioè salvare i suoi alleati.

Ripreso in un lampo il controllo della situazione, Pietro sfrutta ancora una volta il tempo a sua disposizione per divertirsi in maniera creativa, arrivando a spostare i singoli proiettili con una mano sola e poi addirittura con il semplice dito indice, lasciandosi andare a un sorriso liberatorio una volta messi tutti al sicuro e aver al tempo stesso ultimato la sua composizione artistica.
Ora che tutto è stato messo al proprio posto, il regista ci riporta alla percezione normale del mondo, mostrandoci tutto a velocità standard, risolvendo la scena in un secondo.
Gli altri tre mutanti, disorientati per quanto appena avvenuto, sono comunque consci dell'azione salvifica perpetrata da Pietro che, seppur senza ricevere alcun commento dal Professor X e Magneto, viene invece ringraziato da Wolverine, che si complimenta con lui per l'ottimo lavoro svolto.

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