Wonder Woman, origini e impatto culturale dell'Amazzone DC

Ripercorriamo insieme la storia editoriale del personaggio interpretato da Gal Gadot, approfondendone l'importanza storica e socio-culturale.

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Negli Stati Uniti d'America è stato il primo titolo mainstream targato Warner Bros. a essere distribuito sotto il nuovo modello ibrido cinema-HBO Max, ma l'andamento scostante e preoccupante della Pandemia di Coronavirus ha fatto sì che la release cinematografica italiana di Wonder Woman 1984 venisse infine cancellata. Vedremo il nuovo cinecomic scritto e diretto da Patty Jenkins in video on demand, a noleggio digitale, sulle solite piattaforme dedicate a partire dal prossimo 12 febbraio, il che è purtroppo l'ennesima sconfitta per l'esperienza comunitaria della sala, specie in relazione a un film tanto atteso come il secondo capitolo della saga dedicata all'Amazzone DC interpretata dalla splendida Gal Gadot.
Sotto il nome di Magic Hour, il progetto è stato girato da Patty Jenkins nel 2018 per un'uscita iniziale prevista nel 2019, invece posticipato al 2020 e finito suo malgrado nel fango della Pandemia, impantanato nelle problematiche legate alla chiusura delle sale e alla paura del contagio.

Tutto questo ha reso Wonder Woman 1984 il titolo più rimandato della DC Films, divenendo in qualche modo anche tra i più interessanti per l'hype generatosi in due anni di posticipi.
In attesa della nostra recensione, che arriverà il prossimo mercoledì, vogliamo proporvi un approfondimento mirato sulla storia editoriale e l'importanza socio-culturale di Wonder Woman, tanto in relazione ai supereroi quanto all'empowerment femminile, tematica oggi sempre più centrale, dirompente ed essenziale per ragionare sulle modifiche dei meccanismi di "un mondo Uomo" ormai meno radicalizzato e patriarcale rispetto al passato e sempre più inclusivo.

Il Professore in cerca di verità

Al netto di un'evoluzione di pensiero sana e giusta nel corso di 80 anni di storia, nel 1941 era impensabile che una donna scalasse i vertici di un'etichetta fumettistica appena formatasi per creare una supereroina che andasse a intercettare l'attenzione delle giovani lettrici, lasciandole identificare in un personaggio forte e complesso, personificazione stessa della determinazione e della purezza della femminilità nella sua accezione ancestrale (infatti connessa ai miti greci).
No, era purtroppo impensabile. Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e proprio a ridosso del nuovo secolo, comunque, le voci a lungo inascoltate delle donne si unirono nei cosiddetti Movimenti delle Suffragette, associazioni mirate all'ottenimento del diritto di voto alle donne, e in Inghilterra uno dei nomi fondamentali legati alle suffragette era quello di Emmeline Pankhusrt, che il Time nel 1999 celebrò come una delle personalità più importanti del XX secolo. Merito della Pankhurst fu quello di aver modellato l'idea di donna del nostro tempo, scombussolando i retrogradi canoni patriarcali della società in modo tale da non permettere più un passo indietro. Fu probabilmente una delle esponenti più famose ed essenziali del Femminismo, ritratta al cinema anche da Meryl Streep nel Suffragette di Sara Gavron del 2015.

La sua battaglia e la sua crescente fama la resero personalità divisiva nel mondo della politica e dell'intellettualità britannica e americana, lasciandola avvicinare a realtà governative (ovviamente in aperta critica) e universitarie che prima erano inavvicinabili. È grazie a questo e alla sua lotta per il suffragio femminile che la Pankhurt poté incontrare il professore William Moulton Marston, dottore in psicologia ad Harvard che fu tra i più brillanti sostenitori del Femminismo liberale - di cui ne diventò anche teorico - e poi del Femminismo egualitario.

Personalità affascinante e unica, quella di Marston, che non rappresentava il canone dell'intellettuale o del professore dei primi del '900. Pensate che i suoi studi psicologici e la sua attenzione per il pensiero femminista lo portarono a interessarsi in modo viscerale alle dinamiche di pensiero delle donne, tanto legate al quotidiano quanto (e forse soprattutto) al sesso. Pur sposato con la geniale Elizabeth Holloway, futura redattrice dell'Enciclopedia Britannica, Marston cominciò a sviluppare un interesse per i riti d'iniziazione delle confraternite universitarie, conoscendo così Olive Byrne e innamorandosene, scoprendosi poliamoroso e aprendosi insieme alla moglie a questo tipo di relazione non proprio socialmente accettata in toto negli anni del pre-guerra.

Andando oltre la sfera privata, il sentimento poliamoroso, il suo morboso interesse per il bondage e le pratiche di sottomissione, il femminismo di matrice pankhurstiana e i suoi studi psicologici lo portarono alla formulazione della Teoria DISC (Dominance, Inducement, Submission, Compliance) legata alla percezione dell'ambiente e del singolo in correlazione tra loro, e poi alla creazione del poligrafo, la cosiddetta Macchina della Verità.

Con i suoi studi più riconosciuti ormai pubblicati, divenuto alla soglia dei quarant'anni uno degli universitari più stimati e dibattuti della sua generazione, Marston venne avvicinato dalla DC Comics nel 1941. L'etichetta fumettistica chiese infatti al Professore di scandagliare la produzione ormai decennale della compagnia per suggerire cosa mancasse o in che modo migliorarla. Non fu lui ma la moglie Elizabeth ad avere però l'intuizione: alla DC mancavano completamente personaggi femminili. Con un'idea di empowerment femminile ben chiara in mente, ovviamente figlia del suo apporto al femminismo liberale e alla volontà di portare avanti in modo capillare e diversificato le battaglie sociali correlate, Marston unì i suoi studi psicologici e le sue invenzioni (il Lazo della Verità deriva proprio dal poligrafo) per dare vita insieme al disegnatore Henry G. Peters alla mitica Wonder Woman, prima supereroina di produzione DC divenuta poi icona stessa del femminismo in scala fumettistica e dell'universo d'appartenenza.
È importante sottolineare in conclusione come Wonder Woman nacque proprio come simbolo della lotta per le pari opportunità e i diritti delle donne, per ampliare il parterre di ricezione del messaggio femminista e arrivare persino alle generazioni più giovani.

Questo fu messo nero su bianco durante la presentazione della supereroina nel 1941, quando intervistato in merito proprio William Moulton Marston dichiarò: "Il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman e in più il fascino di una donna brava e bella". C'era ancora l'aspetto sessuale da mettere da parte, l'oggettificazione del corpo della donna per intenderci, ma erano peculiarità socio-culturali ereditate da secoli di mentalità retrograda a cui nemmeno lo stesso Marston (così attratto dal sesso) poté del tutto sottrarsi.

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